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Mia e il leone bianco | Il Sudafrica, un viaggio lontano e quella storia vera

Una bambina e un leone al centro del film di Gilles de Maistre, ispirato ad un viaggio unico…

Mia e il Leone Bianco
Mia e il Leone Bianco

ROMA – Il Sudafrica, un meraviglioso leone e una favola che sa di amicizia. Mia e il Leone Bianco diretto da Gilles de Maistre è stato uno dei grandi successi francesi di qualche anno fa. Il punto di forza? Ovviamente la vicenda, quella di una bambina, Mia Owen (Daniah De Villiers), che instaura un profondo rapporto con Charile, un cucciolo di leone bianco. E, vedendolo – ora lo trovate in streaming su RaiPlay, Netflix, Prime Video e Tim Vision – ci si chiede subito se il film sia tratto da una storia vera. L’ispirazione, infatti, è arrivata alla moglie del regista, Pure de Maistre, che ha scritto la sceneggiatura dopo un viaggio in Sudafrica. Poi, per dare al film un approccio più reale, la produzione ha scelto di girarlo nell’arco di tre anni, così da permettere la naturale crescita di Daniah che del cucciolo, chiamato Thor.

Mia e il leone bianco
Daniah de Villiers e Thor, la bambina e il leone.

Tra il cast – in cui ci sono anche Mélanie Laurent, Langley Kirkwood e Ryan Mac Lennan – e tra la troupe di Mia e il Leone Bianco si è creato un legame fortissimo, in quanto un branco di sei leoni è cresciuto durante le riprese. Tutt’ora vivono nella riserva dello zoologo Kevin Richardson, creata grazie ad un fondo della produzione. Richardson, come raccontato durante la campagna di lancio del film, è stato un pilastro del progetto in quanto esperto di leoni nonché coach per Daniah durante le scene in cui si relazionava con Charlie/Thor. Gli ha spiegato passo passo come comportarsi, come muoversi, come parlare e, soprattutto, come instaurare un vero rapporto di amicizia. Il tutto assicurando rispetto e sicurezza, umana e animale.

Mia e il Leone Bianco
Kevin Richardson sul set del film

E, a proposito del lavoro sul set, Kevin Richardson ha raccontato che: «È stata una sfida. So come comportarmi con un leone, ma avevo bisogno di trasmettere questa conoscenza ai bambini tenendo conto che non avevano l’esperienza che abbiano noi adulti. Dovevo imparare a capire quanto intervenire e quando lasciargli risolvere i problemi da soli. Si trattava di trovare il giusto equilibro. Nel corso degli anni, i bambini sono diventati come me nel modo di lavorare, sebbene ognuno avesse la propria personalità. E i leoni possono percepirlo. I leoni capiscono anche quali sono le tue intenzioni e non c’è modo di ingannarli».

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Qui una scena del film:

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