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Underwater | Kristen Stewart, l’Oceano e una piccola sorpresa ad alta tensione

Un po’ Alien (subacqueo) un po’ anime giapponese: da recuperare in streaming. Ecco perché

Kristen Stewart in Underwater
Kristen Stewart in Underwater

LONDRA – Sarà che siamo nelle oscure profondità della Fosse delle Marianne, ma in Underwater non si respira. Mai. Infatti, dall’inizio alla fine di questo survival movie – che ora trovate in streaming qui dopo un passaggio anonimo in sala – un po’ videogame un po’ omaggio alle atmosfere di Alien (!), ci ritroviamo a seguire un gruppo di sfortunati protagonisti, rimasti bloccati in fondo all’Oceano, nell’enorme cantiere di trivellazione in cui lavorano. Prima un forte boato (terremoto? Eruzione marina?) poi la catastrofe: la base fa acqua da tutte le parti, rischiando di implodere, il tempo scorre e il nocciolo atomico su cui è costruita può detonare da un momento all’altro. Allora bisogna correre – anzi, galleggiare, nuotare, trattenere il fiato – più forte che si può verso quelle capsule di salvataggio poste dall’altra parte della struttura.

Underwater
Kristen Stewart in una scena di Underwater.

Solo che, nel tragitto, capiamo che il terremoto è stato causato da qualcosa di strano, innaturale e decisamente inquietante. E, nella disperazione di un gruppo di personaggi simbolicamente capitanati dalla protagonista Kristen Stewart (ma con lei ci sono anche Vincent Cassel, Jessica Henwick, John Gallagher Jr, T. J. Miller e Mamoudou Athie) ci si diverte nel seguire il loro percorso di salvezza, mentre il regista, William Eubank, è bravo a mantenere viva l’attenzione (soprattutto nella prima ora), rifacendosi a quel cinema sci-fi Anni Novanta, frutto di un’icona fondamentale del grande schermo: la Ellen Ripley di Sigourney Weaver. Di cui proprio la Stewart si fa testimone e, in qualche modo, la citazione diretta e nemmeno tanto velata.

Una scena di Underwater
Una scena di Underwater

Del resto, per Eubank, il punto di riferimento nella storia è lo sguardo teso dell’attrice – aiutata dalla sua fisicità per dare forma all’interpretazione – che indossi solo un slip e reggiseno oppure una mastodontica tuta sub-atomica, che pare uscita direttamente da un manga nipponico. E anche i riferimenti visivi e narrativi al mondo degli anime non mancano: mostri, ombre, tentacoli, estetica steampunk, curata nella fotografia (Bojan Bazelli) e nella scenografia (Naaman Marshall), a ricreare uno spaventoso e opprimente fondale oceanico, illuminato solo dai neon di questa enorme stazione mineraria che fa da struttura ai claustrofobici eventi. Da cui cinematograficamente (e metaforicamente…) sembra impossibile uscirne vivi.

Qui potete vedere il trailer di Underwater, il film invece è su CHILI:

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