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L’importanza di dire No | Janelle Monáe tra androidi, cinema e Homecoming 2

Dalla musica al grande schermo, dall’attivismo alla seconda stagione della serie targata Prime Video

Janelle Monáe
Illustrazione di Tobias Hall

MILANO – Smoking nero, acconciatura afro, scarpe stringate laccate di bianco e nero e un papillon. La prima volta che abbiamo visto Janelle Monáe? Erano gli anni d’oro di Mtv e il video di Tightrope, primo singolo di The ArchAndroid, album di debutto del 2010, passava in rotazione sul canale musicale. Solo tre anni prima aveva presentato Metropolis: Suite, Ep pensato come un lavoro concettuale ispirato all’omonimo film di Fritz Lang e alle opere di Hitchcock, Debussy e Philip K. Dick. Un doppio esordio che l’ha vista presentasi al mondo intero come Cindi Mayweather, alter ego sotto forma di futuristico androide proveniente dal 2719 inviato indietro nel tempo per salvare i cittadini di Metropolis dal The Great Divide, società segreta che sfrutta i viaggi nel tempo per sopprimere libertà e amore.

Niente male per una ragazza di Kansas City cresciuta in una numerosa famiglia battista – madre bidella e padre dipendente dal crack – che dai concorsi canori della sua comunità – vinti cantando a cappella i brani di Lauren Hill – è arrivata a fondare una casa discografica, la Wondaland Arts Society. «Non credo nell’abbigliamento maschile o femminile, mi piace solo quello che mi piace. E penso che dovremmo essere rispettate solo per il fatto di essere un individuo», ha dichiarato qualche anno fa la Monáe, «Lo smoking è un’uniforme standard, è così di classe ed è uno stile di vita che mi piace. Mi mantiene equilibrata. Mi guardo come una tela. Non voglio annebbiarmi con troppi colori o impazzirò».

Janelle Monáe
Janelle Monáe sostituisce Julia Roberts nella seconda stagione di Homecoming

E per anni l’abbiamo vista così – poco importa fossero copertine di magazine o red carpet – sempre impeccabile in uno smoking tagliato su misura a interpretare un ruolo. «Mi considero una libera figlia di puttana» ha sentenziato sulle pagine di Rolling Stone parlando anche della sua pansessualità – rumors mai confermati dalla diretta interessata la vorrebbero legata a Tessa Thompson – e della decisione di “uccidere” Cindi Mayweather con l’uscita del suo terzo album solista, Dirty Computer, nel 2018. Una scelta dettata da svariati fattori, intimi e politici, che l’hanno portata a mostrarsi senza più corazza, consapevole del ruolo e delle responsabilità di un’artista nella società. «Il giorno dopo l’elezione di Trump ho avuto la sensazione di vivere in un Paese in cui le persone erano legittimate a uccidermi».

Janelle Monáe
Janelle Monáe, Taraji P. Henson e Octavia Spencer ne Il diritto di contare

Sarà per questo che la sua seconda vita, quella cinematografica, riflette alla perfezione il suo pensiero. Nel 2016 Janelle Monáe recita al fianco di Mahershala Ali in Moonlight di Barry Jenkins, racconto di formazione del suo giovane protagonista afroamericano in un contesto sociale difficile e, sempre nello stesso anno, veste i panni di Mary Jackson, matematica e ingegnera statunitense della Nasa, ne Il diritto di contare di Theodore Melfi insieme a Octavia Spencer e Taraj P Henson. Nel 2019 Robert Zemeckis la chiama per trasformarsi in una delle bambole di Mark Hogancamp in Benvenuti a Marwen, film com protagonista Steve Carrell tratto dalla vera storia del fotografo vittima di un brutale crimine d’odio.

Janelle Monáe
Janelle Monáe all’apertura degli Oscar 2020

Ma non basta: sempre nel 2019 prende parte al cast di Harriet, pellicola diretta da Kasi Lemmons in cui Cyntia Erivo presta il volto all’attivista Harriet Tubman, una delle figure chiave che hanno portato all’abolizione della schiavitù. Unico film con una protagonista afroamericana candidato agli Oscar2020 aperti proprio da Janelle Monáe e Billy Porter in una performance che rendeva omaggio a tutti gli snobbati dall’Accademy. «Stasera celebriamo l’arte dello storytelling insieme ai disadattati, agli emarginati, ai fraintesi. Quelle voci che sono state a lungo deprivate» ha esordito vestita come Mr. Rogers.

Janelle Monáe
Janelle Monáe in una scena di Homecoming 2

E a conferma della sua ascesa ecco che la Monáe viene scelta per sostituire nientemeno che Julia Roberts nella seconda stagione di Homecoming. La serie targata Amazon Prime – disponibile dal 22 maggio -, tratta dall’omonimo podcast creato da Eli Howowitz e Micah Bloomberg con Sam Esmail in veste di produttore esecutivo, la vede protagonista nei panni della veterana Jackie che, dopo essersi risvegliata senza memoria a largo di un lago, inizierà a indagare sulla sua identità imbattendosi nel Geist Group, compagnia impegnata nell’iniziativa chiamata Homecoming.. «Non è possibile sostituire la Regina Julia», ha raccontato a EW, «Ma un giorno dopo aver finito di girare una scena ho sentito un urlo di gioia sul set: era lei. Conoscerla e abbracciarla mi è bastato per rilassarmi».

Una scena di Antebellum

E il futuro? Dopo aver preso parte al cast di The Glorias di Julie Taymor, film biografico dedicato all’attivista e giornalista Gloria Steinem, a inizio giugno sarebbe dovuto uscire in sala Antebellum, thriller prodotto da Sean McKittrick – lo stesso di Get Out, Us e BlackKklansman – in cui Janelle Monáe, proprio come la sua Cindi Mayweather, viaggia nel tempo tra l’America di oggi e quella, schiavista e coloniale, di ieri. «All’inizio della mia carriera ho detto molti “No”», ha confessato la Monáea The Cut, «L’ho fatto per essere sicura di non tradire quello in cui credevo e non discostarmi dall’idea che avevo di me come artista». Missione compiuta.

  • Homecoming, Julia Roberts e quella perfetta aderenza al reale

Qui potete vedere il trailer di Homecoming 2: 

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