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Una Voce Fuori Dal Coro | Quattro fratelli e Donizetti per un grande esordio

Adattato da un’opera teatrale di Hédi Tillette de Clermont-Tonnerre, il segna un debutto riuscito

Una Voce Fuori Dal Coro
I protagonisti di Una Voce Fuori Dal Coro

MILANO – Direttamente dalla sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes dello scorso anno, I Wonder porta ora in sala Una voce fuori dal coro, un tenero omaggio francese al nostro bel canto. Il film narra le vicende di Nour (Maël Rouin Berrandou), un ragazzino di quattordici anni alle prese con le sfide della vita nella periferia francese. Ultimo di quattro fratelli, Nour è chiamato a contribuire in prima persona al sostentamento della famiglia, non avendo più un padre e dovendo curare una madre in coma. Ma al ragazzo una possibile via di fuga dal suo complesso presente è offerta da un’emergente e sopita passione: quella per la musica. Complice l’incontro con l’insegnante di canto Sarah (la splendida Judith Chemla, già apprezzata protagonista di Une vie di Stephane Brizé) e la folgorazione per Una furtiva lagrima, celebre aria de L’elisir d’amore di Donizetti, Nour potrà forse iniziare a credere in un futuro diverso.

Una Voce Fuori Dal Coro
Una scena di Una Voce Fuori Dal Coro

Non è certo la prima volta che al cinema ci si confronta con la forza delle passioni in grado di far evadere da un presente che non soddisfa (come non pensare a Billy Elliott) ma, seppur non eccessivamente originale, Una voce fuori dal coro ha un suo garbo nel raccontare la periferia, il talento e la passione. Alla buona riuscita dell’esperimento probabilmente contribuisce l’esperienza diretta dell’esordiente regista Yohan Manca che in gran parte si riversa nella storia da lui raccontata. Il film è, infatti, liberamente adattato da un’opera teatrale di Hédi Tillette de Clermont-Tonnerre che il regista portò in scena quando aveva appena diciassette anni. La suddetta pièce si componeva di quattro monologhi recitati dai quattro fratelli e poneva al centro l’incontro del più giovane con il mondo dell’arte. Manca è così efficace nel trasferire l’opera dalle quinte alla strada e ai “luoghi della vita” (gli stessi di Mektoub, My Love) da non far minimamente percepire la matrice teatrale dell’impianto drammaturgico.

Un’immagine del film

Di questo resta, invece, fortunatamente, un ottimo delineamento delle psicologie dei quattro fratelli protagonisti Abel (Dali Benssalah), Mo (Sofian Khammes), Hédi (Moncef Farfar) e Nour. Proprio su questo aspetto della narrazione si focalizza maggiormente il titolo originale del film Mes frères et moi (Io e i miei fratelli). Nel racconto sublimato delle periferie, peraltro, Manca ammette di essersi ispirato ancora all’Italia attraverso Le notti di Cabiria di Federico Fellini, rappresentazione di una Roma mai vista prima d’allora e Brutti, sporchi e cattivi di Ettore Scola, dove il degrado e l’anarchia si fondevano in un’irripetibile essenza poetica.

Una Voce Fuori Dal Coro
Maël Rouin Berrandou e Judith Chemla in Una Voce Fuori Dal Coro

Il titolo internazionale La Traviata, My Brothers and I omaggia, invece, in maniera ancor più diretta la bellezza del canto nostrano. Stupisce sempre che debbano essere opere straniere a rendere gli omaggi più convincenti a quanto di più grandioso abbiamo creato nel nostro Paese, ma è incredibilmente ciò che accade anche in Una voce fuori dal coro. Ogni amante di lirica sarà felice di riascoltare Una furtiva lagrima, Nessun dorma o Libiamo ne’ lieti calici, soprattutto per il valore simbolico di riscatto che queste celebri arie acquistano nella storia di Nour.

I fratelli protagonisti di Una Voce Fuori Dal Coro

Menzione speciale va infine fatta al candore tenero dell’insegnante Sarah che al meglio incarna l’amore materno di cui Nour sente la mancanza, nonché la speranza di sfuggire ad un destino al quale sembra non ci si possa sottrarre. Dai toni scelti per la pellicola, non è forse appropriato definirla una gioiosa favola di formazione, ma è di certo evidente il sottinteso invito ad osservare la vita con occhi nuovi perché, in fondo, “bisogna giocare con la gioia: è il modo migliore per cantare”. E potremmo aggiungere anche il modo migliore per vivere.

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Qui sotto potete vedere una clip di Una Voce Fuori Dal Coro:

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