PARIGI – «Vedo un sacco di donne di cinquant’anni in giro e mi sono chiesta: ma perché mai nessuno le racconta? Perché non le vedo nei film?». Parte tutto da qui: da una domanda, quella che Blandine Lenoir si è fatta più volte prima di andare dai suoi produttori con una sceneggiatura in mano. Sopra c’era scritto Aurore, il titolo del nuovo film, che in Italia sarebbe poi diventato 50 primavere, storia di una donna di cinquant’anni – appunto – che, dopo la menopausa, rimane senza il lavoro da cameriera, scopre che diventerà nonna e sprofonda in quella che sembra un anticipo di depressione. Non sarà così. La Lenoir sa di cosa parla: attrice già dai primi anni Novanta con un debutto importante sotto l’occhio di Gaspar Noé, ha vissuto sulla propria pelle la difficoltà di trovare ruoli in un cinema che guarda sempre all’età giovane, soprattutto per quanto riguarda le attrici.
Per questo ha voluto e lottato per girare 50 primavere, per questo ha scelto un’attrice meravigliosa come Agnès Jaoui, diventata letteralmente Aurore Tabort, un personaggio che è la somma di molte donne conosciute e incontrate dalla Lenoir, un personaggio reale con debolezze reali: «Perché mi piace raccontare la società: attraverso il personaggio di Aurore cerco di riflettere su quello che succede nella vita reale, Aurore è una di noi». E allora, presto detto, 50 primavere colpisce subito duro e va al punto: le donne nella vita reale sono schiacciate tra due estremi – la maternità e il desiderio maschile – e una volta uscite da questo spettro a loro rimane poco, come rimane poco a Aurore, costretta a subire luoghi comuni e abitudini difficili da cancellare. E vampate di calore.
Un film coraggioso perché osa parlare di un tema tabù come la menopausa (quanti film conoscete che lo abbiano fatto?) e perché mette in scena la discriminazione, ma una discriminazione di cui si parla meno, poco, che quasi viene data per scontata. Come dice l’amica di colore a Aurore: «Voi bianchi capite cosa significhi davvero la discriminazione solo con l’età». Già. Senza dimenticare la lezione (modernissima, troppo moderna) di Simone de Beauvoir e delle sue parole: «L’uomo è definito come essere umano e la donna come femmina; ogni volta che si comporta da essere umano si dice che imiti il maschio». E allora? E allora che rimane? E allora non è un caso che il cuore del film venga costruito dalla Lenoir su una canzone come Ain’t Got No, I Got Life di Nina Simone, brano che Aurore balla e da cui viene liberata e lanciata verso una nuova vita: «I’ve got life, I’ve got my freedom and I’m going to keep it». Come si direbbe in Francia: un «film salutaire».
- La scena con Ain’t Got No, I Got Life di Nina Simone in 50 primavere:
- Il film lo trovate in streaming su CHILI qui: 50 primavere
Lascia un Commento