CANNES – Con un temperamento a dir poco effervescente, a dispetto dei suoi 80 anni, dame Diana Rigg mette sempre in riga qualcuno, sul set e fuori. A CANNESERIES è appena stata insignita del Variety Icon Awards e, nonostante la sua dipartita tragica dalla serie, Lady Olenna resta uno dei personaggi cult de Il trono di spade (da oggi trovate su CHILI il primo episodio dell’ottava e ultima stagione). Nella sua carriera ne ha interpretate davvero tante di donne fuori dall’ordinario: da Emma Peele in Agente speciale (The Avengers) fino a Teresa Draco, l’unica Bond Girl che ha messo la fede al dito a 007. Di recente ha sbraitato alla corte di Victoria, ma vanta anche un passaggio con la figlia in Doctor Who e una serie di avventure su piccolo e grande schermo, capaci di fruttarle alcuni dei riconoscimenti più ambiti, tra cui BAFTA, Emmy e Tony Awards. Non ha minimamente intenzione di godersi la pensione e infatti sta per partire con un nuovo progetto al cinema, ancora top secret.
IL TRONO DI SPADE «Mi hanno offerto la parte chiamando direttamente il mio agente, come a suo tempo era successo per Agente speciale, quindi il cerchio si è aperto e si chiude con la tv. Devo ammettere che non avevo la più pallida idea di cosa fosse la serie, né del seguito che ha. Senza che me ne rendessi conto mi hanno messo alla prova rifilandomi un lungo dialogo su mucche e pecore. In pratica volevano capire se una della mia età avesse ancora la lucidità di memorizzare le battute. Ho pensato: “Si fottano, lo farò in un unico ciak”. E così è stato».
LADY OLENNA «Preferisco fare la cattiva sul set ed essere gentile nella vita. Gli attori vogliono essere amati, io preferisco essere odiata. Nel caso de Il trono di spade non ho visto un solo episodio, né prima né dopo averci lavorato e quindi non ho idea di cosa sia successo. Ad essere onesta non rivedo nessuna delle mie performance, una volta che ho chiuso con il set passo oltre, non sono fatta per la nostalgia. Posso dire però che la sua morte l’ho assaporata con gusto perché se ne va con dignità e senza la retorica che di solito accompagna questo genere di momenti, il che ha portato persino una certa leggerezza. Quando mi hanno dato il copione dell’episodio ho pensato: “Non vedo l’ora, qui ci si diverte”».
WINTER IS COMING «L’incubo maggiore nella serie? Ad un certo punto ci hanno fatto rifare una scena 26 volte e io ero a dir poco annoiata, per non dire stranita. Per di più era una sequenza breve, ma poi mi sono detta che c’erano in ballo un sacco di soldi e dovevano essere ascoltate diverse opinioni, quindi quell’eccesso di zelo poteva avere un senso. Quando ho iniziato la mia carriera giravamo in bianco e nero. Oggi invece si lavora col digitale e la pellicola costa meno, quindi ci si permette di tirarla per le lunghe».
DOCTOR WHO «Mia figlia Rachel (Stirling n.d.r) è un’attrice di successo e ha avuto l’idea di poter fare un episodio insieme, sapevo sarebbe stata all’altezza, ma d’altronde il set è un atto di fiducia, dare e avere. Quando però per la prima volta mi ha detto di voler fare questo mestiere non ho voluto sentire ragioni: le ho detto che si sarebbe prima dovuta laureare e così ha preso un master in storia dell’arte. Io non ho avuto la possibilità di ricevere un’istruzione, ma leggo ancora tre libri alla settimana per imparare da autodidatta. Vado a mostre e concerti e mi piace viaggiare, continuare a conoscere e imparare senza pregiudizi, soprattutto evitando hotel per turisti che ti racchiudono in una bolla e non facilitano l’integrazione».
AGENTE SEGRETO «Quando mi hanno proposto la parte non conoscevo affatto la serie, perché a casa mia eravamo talmente poveri da non avere neppure un televisore. Così ho lasciato la compagnia teatrale shakespeariana di cui facevo parte, a dispetto di quanti pensavano che il piccolo schermo equivalesse a buttare il tempo e sprecare il talento. Anzi, lo consideravano alla stregua della prostituzione intellettuale, come se fosse la cugina povera del palcoscenico. Ci ho provato, ho fatto una scena di combattimento all’audizione e mi ha portato fortuna che l’attrice scelta all’inizio dovesse poi essere rimpiazzata. Mi fa tenerezza pensare che all’epoca, quando ero davvero carina, mi sottoponevano a ore e ore di make-up e oggi che invece avrei bisogno di dosi massicce di trucco non se ne parla neppure».
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