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Tra Jane Austen e Gossip Girl? Bridgerton, il period drama pop di Shonda Rhimes

Dieci episodi attraversati da leggerezza, scandali, sesso e balli per una serie pensata per intrattenere

ROMA – Prendete Orgoglio e pregiudizio, Ragione e sentimento e Emma e shackerateli con Gossip Girl, Downton Abbey e le canzoni di Rihanna, Beyoncé e Ariana Grande. Ecco che otterrete Bridgerton, la serie prodotta dalla Shondaland di Shonda Rhimes e creata da Chris Van Dusen basandosi su Il duca e io, uno degli otto volumi che compongono la saga letteraria firmata da Julia Quinn. Così dopo averci portati tra le corsie del Seattle Grace Hospital di Grey’s anatomy, nei corridoi della Casa Bianca in Scandal e nelle aule dei tribunali de Le regole del delitto perfetto, Nostra Signora del piccolo schermo ci catapulta nella Londra del 1813, in piena Reggenza, per prendere parte alla vivace stagione del corteggiamento che vede protagonista l’alta società londinese.

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La famiglia Bridgerton

Più precisamente Daphne Bridgerton (Phoebe Dynevor), deliziosa debuttante in età da matrimonio decisa a sposarsi per amore. Impresa non semplice in una società maschilista in cui etichette, regole sociali e perbenismo impedivano alle donne di avere voce in capitolo su tutto ciò che non fossero stoffe e merletti. Ma la nostra giovane eroina, complice una madre illuminata, trova un inaspettato complice in Simon (Regé-Jean Page), il tenebroso e libertino Duca di Hastings che, pur di togliersi di torno spasimanti non richieste acconsente a fingere un corteggiamento con la giovane Bridgerton. Ma i due devono essere convincenti per non destare sospetti in Lady Whistledown – nella versione originale doppiata da Julie Andrews, misteriosa autrice di un pamphlet scandalistico che intrattiene l’alta società e ha il potere di distruggere reputazioni.

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Daphne e Simon

Dieci episodi attraversati da leggerezza, scandali, (tanto) sesso, segreti e balli per una serie che non ha altra pretesa se non intrattenere il suo pubblico. Bridgerton, disponibile su Netflix dal 25 dicembre, si diverte e vuole divertire. E in questo centra il suo obiettivo. Sebbene non sia affatto difficile immaginare come si evolverà l’intreccio, puntata dopo puntata, rimane il gusto di godere di una visione frivola come i pettegolezzi di palazzo. Prendendo a piene mani dall’universo narrativo e visivo dei romanzi di Jane Austen, Bridgerton li rivisita in chiave moderna (e americana) facendo dell’Ottocento londinese uno specchio dei nostri tempi immersi nelle fake news, nella spinta femminista e nel confronto necessario con una società razzista.

La Regine Carlotta

Proprio la scelta di raccontare una società multietnica è uno dei punti a favore della serie che, partendo dalla figura della consorte di Re Giorgio III, la Regina Carlotta – considerata la prima reale di sangue misto della Storia d’Inghilterra -, immagina un mondo di palazzo in cui uomini e donne di colore ricoprono figure di rilievo nella società. Un ulteriore tassello nell’inclusività per una serie che parla (anche) di autodeterminazione. Il tutto al passo di danza, ovviamente.

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Qui potete vedere il trailer di Bridgerton:

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