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La Stanza, quel thriller all’italiana con tre personaggi in cerca d’amore

Una casa, tre ruoli, un impianto quasi teatrale: il terzo film di Stefano Lodovichi centra il bersaglio

Guido Caprino e Camilla Filippi in una scena de La Stanza.

MILANO – Una tempesta imperversa fuori dalla casa di Stella, piove a dirotto sui muri e sulla figura della donna in bilico sul cornicione finestra. Arriva in esclusiva su Prime Video La stanza, terzo film di Stefano Lodovichi che, dopo il debutto nel 2013 con Aquadro (che trovate in streaming su CHILI) e In fondo al bosco (solo su NowTv), ritorna con un thriller dalle forti sfumature psicologiche. Nel cast Camilla Filippi, Guido Caprino e Edoardo Pesce, che vestono i panni dei soli tre personaggi che animano la storia e la casa. Ma c’è qualcosa di fuori posto in quella casa, lo capiamo fin dai primi istanti, quando Stella (Camilla Filippi) si ritrova sull’orlo del baratro. L’imprevisto, nella sua giornata piena di dolore, si presenta alla porta in forma di un ospite: ha prenotato una camera che però da anni non affittano più.

Camilla Filippi, Guido Caprino e Edoardo Pesce in una scena de La stanza.

La solitudine, il dolore, forse uno stato mentale alienato, fanno sì che la donna apra la porta di casa e decida comunque di ospitarlo. Si chiama Giulio. Manca all’appello solo il marito Sandro (Edoardo Pesce). Quando arriva, può iniziare il gioco delle parti. Una costante musica incalzante – firmata da Giorgio Giampà, oggi uno dei migliori compositori in Italia – e il battito di un tamburo incessante scandiscono l’ascesa in una sfida di verità e confessioni. Conviene mettersi a nudo, e giocare a volto scoperto. Anche perché, immagine dopo immagine, lo sconosciuto pare sapere molto, troppo, sulla vita dei coniugi e sul figlio, chiuso nella sua stanza, al riparo dai mostri.

«Toc, toc. Chi è?». Guido Caprino alla porta.

Esattamente come il maltempo fuori, anche dentro – nella casa, nei personaggi – si scatena una tempesta, tra passato, presente e un futuro che sembra dissolversi a ogni minuto che passa. Dialoghi e scenografia? Da dieci e lode. La casa in pieno stile liberty – sospesa nello spazio senza indicazione – sembra essere uscita da una fiaba, da un sogno (o da un incubo), con i suoi colori e i suoi ambienti, gli scricchiolii del legno e un’atmosfera quasi antica. E la sceneggiatura, tra thriller, horror e dramma puro, supporta le incredibili prove attoriali dei tre personaggi (Filippi e Pesce ennesima conferma, perfetti e calibrati, Caprino ancora una volta dimostra il suo talento). Poco importa se a volte ci si allontana dal verosimile, il legame con la realtà non è necessario a una storia che gioca con il tempo e che centra il bersaglio coinvolgendo chi guarda.

Il terzo lato de La stanza: Edoardo Pesce.

E quindi – direte voi a questo punto dell’articolo – ma cos’è esattamente La stanza? La stanza è il relitto di una famiglia, come tante ne esistono, rotta, divisa, minata nei rapporti, ma La stanza è anche una resa dei conti, una forma di giustizia personale per il male che un uomo ha dovuto sopportare. Chiudiamo qui per evitare spoiler perché per godersi il film di Lodovichi è necessario sapere poco, conta solo dire che quella stanza potrà essere prigione ma anche rifugio contro il mondo. Un film da vedere (anche) per capire quante diverse strade può percorrere (ancora) il cinema italiano.

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