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Viaggio in Italia | Rossellini, Ingrid Bergman e quell’amore diventato un capolavoro

La lettera, la genesi, l’amore, il legame con la Nouvelle Vague. Ma perché riscoprirlo in streaming?

Viaggio in Italia
Ingrid Bergman e George Sanders in una scena di Viaggio in Italia.

ROMA – La storia è (quasi) nota: nel 1948, dopo Germania anno zero, che chiuse la Trilogia Neorealista, e il film a episodi L’Amore, Roberto Rossellini ricevette un’insolita lettera da parte di Ingrid Bergman che cambiò per sempre le sorti del cinema e (anche) delle loro vite: «Caro Signor Rossellini, ho visto i suoi film Roma città aperta e Paisà e li ho apprezzati moltissimo. Se ha bisogno di un’attrice svedese che parla inglese molto bene, che non ha dimenticato il tedesco, non si fa quasi capire in francese, e in italiano sa dire solo ti amo, sono pronta a venire in Italia per lavorare con lei. Ingrid Bergman». Non una semplice lettera, no, perché quelle parole diedero poi vita ad un sodalizio che regalò al cinema opere come Stromboli (Terra di Dio), Europa ’51, Viaggio in Italia, La paura e Giovanna d’Arco al rogo, e – soprattutto – ad una storia d’amore divenuta leggendaria.

Viaggio in Italia di Roberto Rossellini fu presentato nei cinema italiani il 7 settembre 1954
Viaggio in Italia di Roberto Rossellini fu presentato nei cinema italiani il 7 settembre 1954

Diede scandalo l’amore tra Rossellini e Bergman e non solo perché – entrambi già con compagni di vita a fianco (lei sposata con il neurochirurgo Petter Lindström, lui stava con Anna Magnani) – dalla loro unione nacque poi Robertino Rossellini figlio illegittimo, ma anche perché Hollywood si vide privata della sua stella più luminosa. La Bergman infatti veniva da collaborazioni con registi come Alfred Hitchcock (Io ti salverò, Notorious, Il peccato di Lady Considine) e Victor Fleming (Il dottor Jekyll e Mr. Hyde, Giovanna d’Arco) e almeno una manciata di opere indimenticabili come Casablanca, Per chi suona la campana, Angoscia e Saratoga. Non fu da meno però Viaggio in Italia, apice e caduta del loro sodalizio filmico d’amore, su di una coppia della upper-middle class inglese, Alex e Katherine Joyce (George Sanders e Ingrid Bergman), dall’unione appesa per un filo, in viaggio a Napoli per affari di lavoro.

«Vado a Capri. Per divertirmi un po' come hai detto. I musei mi annoiano. In questo modo avrai più tempo per i tuoi pellegrinaggi. Alex»
«Vado a Capri. Per divertirmi un po’ come hai detto. I musei mi annoiano. Alex»

Originariamente concepito come un adattamento del romanzo Duo della scrittrice Colette del 1934, Rossellini non riuscì mai ad ottenere i diritti di utilizzazione dell’opera. Scelse così, assieme al co-autore Vitaliano Brancati, di delineare uno script simile nello spirito quanto differente nei turning point. Altra fonte d’ispirazione fu New Wine, uno script mai realizzato per il cinema di Antonio Pietrangeli (citato nei credits) che descriveva il rapporto di una coppia inglese in giro per Napoli a bordo di una Jaguar. Insomma, Viaggio in Italia ha praticamente vissuto almeno tre vite, coerente con il dogma Neorealista del: «La realtà è là, perché manipolarla?». Il film fu così a malapena sceneggiato, girato per metà seguendo il piano di lavorazione e per l’altra metà interamente improvvisato, con battute spesso consegnate agli attori pochi minuti prima dell’inizio della scena.

Il ritrovamento della coppia a Pompei, una delle scene-chiave del film
Il ritrovamento della coppia a Pompei, una delle scene-chiave di Viaggio in Italia

E infatti – a rivederlo oggi – quel che salta all’occhio in Viaggio in Italia è proprio la presenza di linee dialogiche tanto incisive quanto sferzanti e dense lasciate cadere dai suoi interpreti. Oltre a questo però c’è il marchio Rossellini di una regia solida, rigorosa ma essenziale, che in linea con il proprio dogma di una realtà in presa diretta e mai simulata, sullo sfondo di un’Italia calda e dai paesaggi mozzafiato mette in scena la vivida storia di una lite e di una riconciliazione in modo lento e disorganicamente armonico eppure meravigliosamente libero nella sua forte anima. Dietro l’apparente semplicità di Viaggio in Italia, si dischiudono frammenti poetici insondabili e malinconici che nel confine tra il razionale e l’irrazionale, la morte e il caso, spingono i Joyce sull’orlo del precipizio e dell’incomunicabilità per poi recuperar(si) attraverso un miracolo.

Ingrid Bergman e George Sanders sono i protagonisti di Viaggio in Italia
Ingrid Bergman e George Sanders, i protagonisti di Viaggio in Italia

Un’opera straordinaria e irripetibile, la cui distribuzione però, tra Italia e Stati Uniti, portò pochi frutti in termini di incassi. La pellicola, manco a dirlo, fu aspramente attaccata dalla critica italiana dell’epoca che non vide il suo valore innovativo, ma non da quella francese. I giovani critici dei Cahiers du cinéma – e André Bazin, François Truffaut e Jean-Luc Godard in particolare – furono travolti dal film di Rossellini. Definirono il suo stile come uno schizzo, un abbozzo, tanto da interpretare la totale assenza di marca stilistica come indice di modernità. E in effetti fu proprio così. Quel tratto caratteristico spinse poi quei giovani critici a fare il grande passo dietro la cinepresa per dare inizio della Nouvelle Vague, molto probabilmente la più grande rivoluzione che il cinema europeo abbia mai affrontato. Senza Rossellini non ci sarebbe stata…

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Qui sotto potete vedere il trailer del film: 

 

 

 

 

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