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Tra la Danimarca e i Rossellini | Ma cosa vedremo alla Settimana della Critica?

Non odiare, Shorta, Topside? Il Delegato Generale Giona A. Nazzaro ci racconta la SIC

La sorpresa della SIC? Il poster di Shorta, film danese di Frederik Louis Hviid e Anders Ølholm.

VENEZIA – Una storia che comincia da lontano, parte nel 1984 e arriva fino a oggi, attraversa decenni con film diversi e scoperte clamorose (vedi Fandango, ve lo abbiamo raccontato qui), tra le prime volte di grandi autori (Olivier Assayas, Cedric Khan nonché Bryan Singer, nel 1993 e Harmony Korine) e primi passi di viaggi che sarebbero arrivati molto lontano: da sempre, una delle sezioni più attese della Mostra è la Settimana della Critica, luogo di visioni e riflessioni, analisi e discussione, ma soprattutto di grande cinema, come sarà anche quest’anno in cui proprio noi di Hot Corn saremo media partner. Ci siamo fatti raccontare quest’edizione numero 35 della SIC dal Delegato generale: Giona A.Nazzaro.

Giona A.Nazzaro, Delegato Generale della SIC.

LA SELEZIONE – «Lockdown? No, in realtà devo dire che non abbiamo avuto particolari difficoltà e la situazione surreale che si è venuta a creare negli ultimi mesi non ha modificato il nostro modo di lavorare. La selezione della SIC avviene gradualmente durante tutto l’anno, a volte addirittura su progetti o sceneggiature di film ancora non girati quindi la nostra selezione – anche da remoto – è stata assolutamente serena e lo dico ovviamente con grande rispetto per chi invece in questi mesi ha sofferto».

Una scena di Topside
Una scena di Topside, film americano che verrà presentato alla SIC.

L’OBBIETTIVO – «Da subito l’obbiettivo è stato quello di riflettere il periodo storico che abbiamo vissuto e che viviamo. Non volevamo che la Settimana della Critica assomigliasse a qualsiasi altra selezione precedente: doveva essere problematica, esattamente come i tempi che viviamo. Così è stato. Ne è uscita una selezione popolare – nel senso che tutti i film sono accessibili a un pubblico molto ampio – ma non populista – perché non abbiamo l’ossessione di piacere a tutti».

the book of vision
Una scena di The Book of Vision, film d’apertura della SIC.

IL FILM ITALIANO – «Da sempre la tradizione della SIC è puntare su un film italiano. Quest’anno è Non odiare, film di Mauro Mancini che ci è piaciuto molto perché rappresenta un cinema d’autore impegnatoo e serio, ma non banalmente sociologico o contenutistico. Si pone domande e riflette su una forma cinema che, personalmente, evoca atmosfere anni Settanta, cineasti come Emidio Greco. Non odiare è un film che ha il coraggio di essere umile. Tutti i cineasti italiani tentano di far vedere quanto sono bravi a girare, invece Mancini qui parla ad altezza d’uomo ed è proprio questa sua umiltà che ci ha convinto. Un film che indica, non giudica».

Una scena di Non odiare, film di Mauro Mancini alla SIC:

I FILM – «Ovviamente ognuno si fa il proprio palinsesto della SIC, io posso solo dare consigli. Il film d’apertura, The Book of Vision, è un tipo di cinema fuori da qualunque schema, opera visionaria, che mescola avventura, filosofia, melodramma: se avete amato Barry Lyndon, vi piacerà. Per chi invece cerca nuovi autori americani, allora dico Topside. Abbiamo sempre rifiutato di prendere film americani già passati ad altri festival perché abbiamo l’ambizione di scoprirli noi i nuovi autori e qui ci siamo riusciti. Poi dico Shorta, un thriller urbano danese che ti lascia senza respiro, sembra un film di Walter Hill, di Michael Mann o di Robert Aldrich».

Un dettaglio del poster di Shorta.

UN CONSIGLIO – «Dalla vetrina di film in streaming passati nelle scorse edizioni della Settimana della Critica che trovate su CHILI, consiglio di rivedere o scoprire Il cratere. Perché? Perché è un film a cui sono molto legato: ero a Berlino, stavo parlando con la venditrice del film e a un certo punto mi è caduto l’occhio su un piccolo tablet. Ho insistito perché mi facesse vedere cos’era e mi sono ritrovato davanti a una scena che mi ha folgorato. Così ho capito che doveva essere nostro. Ci ha dato grandi soddisfazioni, ha vinto anche al festival di Tokyo dove, l’allora presidente di giuria Tommy Lee Jones, si complimentò con i registi, Silvia Luzi e Luca Bellino, dicendo che da anni non vedeva niente del genere. Poi consiglio anche Zoran, il mio nipote scemo – selezionato dal mio predecessore Francesco Di Pace e dalla sua squadra – che ha sicuramente avuto il merito di allargare il pubblico della SIC».

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