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Tutta la bellezza e il dolore | Laura Poitras, Nan Goldin e una grande storia da amare

Leone d’Oro a Venezia, in corsa agli Oscar. Ma com’è davvero il documentario sulla fotografa?

Una scena di Tutta la bellezza e il dolore.

ROMA – Diretto dalla regista Laura Poitras, Oscar per il miglior documentario nel 2015 con Citizenfour, Tutta la bellezza e il dolore è la storia intima ed emozionante di Nan Goldin una delle più influenti fotografe contemporanee – di quelle capaci di intravedere e sublimare l’arte con tutto il suo dolore – e attivista di fama internazionale a partire dalla sua battaglia contro la potente famiglia Sackler, ricchi e filantropici, tra le maggiori responsabili della crisi degli oppioidi che negli ultimi venticinque anni ha causato negli Stati Uniti oltre 100.000 morti per overdose da farmaco. Un’epopea umana e artistica tumultuosa e appassionante, raccontata dalla Poitras con piglio lucido, elegante e grezzo, incisivo e autentico, che nell’alternare armonico di privato e pubblico attraverso fotografie, dialoghi e filmati inediti, mette a fuoco le azioni del gruppo P.A.I.N. in cerca di giustizia.

Tutta la bellezza e il dolore - All the Beauty and the Bloodshed al cinema come evento speciale dal 12 al 14 febbraio grazie a I Wonder Pictures
Tutta la bellezza e il dolore – All the Beauty and the Bloodshed al cinema come evento speciale dal 12 al 14 febbraio grazie a I Wonder Pictures

«Ho iniziato a lavorare a questo film con Nan nel 2019 due anni dopo che aveva deciso di sfruttare la sua influenza come artista per denunciare la responsabilità penale della ricchissima famiglia Sackler nell’alimentare la crisi da overdose. All’inizio sono stata attratta dalla storia terrificante di una famiglia miliardaria che ha consapevolmente creato un’epidemia e ha successivamente versato denaro ai musei, ottenendo in cambio detrazioni fiscali e la possibilità di dare il proprio nome a qualche galleria. Ma mentre parlavamo, ho capito che questa era solo una parte della storia che volevo raccontare», perché come il grande cinema sa fare solo di rado, con Tutta la bellezza e il dolore la Poitras ha saputo astrarsi dalla narrazione in sé, servendosene per cucire le maglie di un manifesto di avidità lacerante, un ritratto di pura e cieca malvagità, ma anche di affermazione e riscossa artistica e umana.

The Ballad of Sexual Dependency, lo slideshow di Nan Goldin che indaga la cultura underground statunitense

E lo diciamo perché, come tutte le grandi storie – e questa è una di quelle da raccontare – il cammino artistico della Goldin è stato tutt’altro che semplice. Sin dai primi anni settanta ha documentato la vita intima delle comunità di amici e artisti che la circondano, celebrando le persone e le sottoculture troppo spesso stigmatizzate dalla società in generale con opere fondamentali come la presentazione The Ballad of Sexual Dependency e la mostra multidisciplinare Witnesses: Against Our Vanishing. Alla fine del 2017 poi, dopo essere sopravvissuta ad un calvario da dipendenza da farmaci, ha intrapreso un nuovo percorso che avrebbe sfruttato il suo prestigio nel mondo dell’arte per combattere le potenti strutture che traggono profitto dalla sofferenza altrui, ovvero il punto focale di quel che sarà poi il racconto de Tutta la bellezza e il dolore.

La regista Laura Poitras vincitrice dell'Oscar 2015 per Citizenfour in una scena de Tutta la bellezza e il dolore
La regista Laura Poitras vincitrice dell’Oscar nel 2015 per Citizenfour

Goldin ricorda che il suo impulso iniziale a impegnarsi nell’attivismo legato ai farmaci è nato dall’aver appreso che a Cambridge, in Massachusetts, erano falliti i tentativi di installare distributori automatici che avrebbero reso facilmente accessibile il farmaco salvavita che contrasta lo stato di overdose, il naloxone/Narcan: «I ricchi l’avevano bloccato. Questo è ciò che ha acceso il mio attivismo per le morti di overdose da farmaco». Nacque da qui la P.A.I.N. (Prescription Addiction Intervention Now), un’organizzazione dedicata a sostenere la riduzione del danno e alla prevenzione dell’overdose, oltre a chiedere conto alla famiglia miliardaria Sackler – proprietaria di Purdue Pharma, azienda produttrice dell’antidolorifico OxyContin dalle forti controindicazioni – del ruolo svolto nel trarre profitto dalle morti per overdose da farmaco: «Mi sono concentrata sui Sackler perché era un nome che conoscevo. Pensavo fosse il nome di questi filantropi molto generosi che sostenevano l’arte che amavo».

Nan Goldin

Da qui la rivelazione a seguito di indagini della stessa Goldin: «E poi ho scoperto quanto fosse sporco il loro denaro. Ho scoperto che sono loro che hanno prodotto e commercializzato il farmaco da cui io stessa ero dipendente», croce-e-delizia della sua vita, oltre che attrattiva primaria della Poitras nel dar vita a Tutta la bellezza e il dolore. Mentre P.A.I.N. prendeva vita, la Goldin decise di realizzare un film che documentasse i loro incontri, le loro azioni e ciò che doveva ancora accadere. Per circa un anno e mezzo, le attività di P.A.I.N. sono state documentate dagli executives Clare Carter e Alex Kwartler, collaboratori di lunga data della Goldin, prima che il progetto venisse affidato a un gruppo di registi tra cui proprio la Poitras che elaborò assieme all’artista tedesco Hito Steyerl un progetto che sarebbe poi diventato il cortometraggio Terror Contagion.

Tutta la bellezza e il dolore: tra la cieca malvagità dei Sackler e l'affermazione artistica della Goldin, un'opera libera
Tutta la bellezza e il dolore: tra la malvagità dei Sackler e l’affermazione della Goldin.

Nel corso di quell’incontro, la Goldin parlò alla Poitras del documentario su P.A.I.N. e ne fu presto conquistata: «I miei film tendono a seguire questioni politiche, individui che stanno compiendo uno sforzo per combattere per una qualche nozione di giustizia o di responsabilità». Comprendendo la battaglia in corso di Goldin contro i Sackler, la Poitras non riusciva a togliersi dalla testa il progetto che, man mano che iniziava a prendere forma, avrebbe visto sempre il P.A.I.N. al centro de Tutta la bellezza e il dolore, ma anche l’esplicazione del legame tra attivismo, vita, opere e amori della Goldin: renderle omaggio a partire dal processo creativo, ma «Creare un ritratto convincente di un artista non è un processo immediato», specie perché per la Goldin era necessario che il film toccasse gli intrinsechi legami tra l’esplosione del fenomeno dell’HIV/AIDS negli anni ottanta e l’attuale crisi degli oppioidi.

«Tutto il mio lavoro riguarda lo stigma, che si tratti di suicidio, malattia mentale, genere…»

Le emergenze sociali non esistono in modo isolato e catturare la relazione tra le comunità spesso stigmatizzate e le storie personali dietro la sua arte ne ha scaturito un certo impatto sovversivo: «Le cose sbagliate vengono tenute nascoste nella società, e questo distrugge le persone. Tutto il mio lavoro riguarda lo stigma, che si tratti di suicidio, malattia mentale, genere, ma non all’inizio. I miei primi lavori riguardavano le drag queen di Boston nei primi anni Settanta. Non ho mai realizzato che il mio lavoro fosse politico fino al 1980 circa» disse la Goldin al riguardo, a conferma dell’intrinseca valenza artistica di un documento filmico come Tutta la bellezza e il dolore, non a caso, vincitore del Leone d’Oro al Miglior film a Venezia79 e front-line nella corsa agli Oscar come Miglior documentario.

Tutta la bellezza e il dolore ha vinto il Leone d'Oro per il miglior film a Venezia79
Tutta la bellezza e il dolore ha vinto il Leone d’Oro per il miglior film a Venezia

Nei successivi due anni Poitras ha incontrato la Goldin nella sua casa di Brooklyn per una serie di interviste audio che, insieme a diapositive e a fotografie in slideshow della Goldin, costituiscono l’ossatura di Tutta la bellezza e il dolore: «Quando io e Nan abbiamo iniziato a fare queste interviste audio a casa sua, che di solito avvenivano nei fine settimana, la cosa è diventata in breve tempo molto profonda dal punto di vista emotivo. E questo ha portato all’altro livello, più personale, del film». Solo l’audio di queste conversazioni è stato registrato e il team di produzione ha lavorato per creare le condizioni e le reti di sicurezza necessarie a garantire che le interviste fossero gestite con estrema cura: «Sapevamo che queste interviste avevano bisogno di molto tempo e spazio. Sono molto intime e toccano argomenti molto dolorosi» ha poi aggiunto l’executive Yoni Golijov della Praxis Films.

Nan Goldin in una foto di repertorio

Oltre alla voce della stessa Goldin e ai filmati precedentemente catturati di P.A.I.N., la costruzione narrativa ordita dalla Poitras per Tutta la bellezza e il dolore includeva anche il lavoro artistico di Goldin come elementi essenziali sullo schermo tramite filmati di terzi che hanno contribuito a far viaggiare il film nel tempo: «Mi piacciono alcuni accostamenti, come il passaggio dall’azione del Guggenheim di P.A.I.N. alla New York dei primi anni Ottanta, si passa da un’artista molto affermata che fa leva sul proprio potere, a vedere come le sue opere si sono evolute» ha detto al riguardo la Poitras. Tra questi Sisters, Saints, and Sibyls, una videoinstallazione a tre canali del 2004 incentrata sulla defunta sorella della Goldin, Barbara Holly Goldin. Un film prezioso, un’occasione da non perdere per cibarsi di vera arte.

Qui sotto potete vedere il trailer del film: 

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