MILANO – Il cinema ispira la vita, e a sua volta la vita ispira il cinema. Nel mezzo di questo continuo dialogo c’è Tre manifesti a Ebbing, Missouri, diretto da Martin McDonagh con Woody Harrelson, Frances McDormand e Sam Rockwell. Il film, prettamente a sfondo politico e che ha scatenato una forte reazione mediatica, prende spunto dalla realtà, e a sua volta ha ispirato forme di lotta e di protesta nella vita reale. La storia ce la ricordiamo. Mildred Hayes, madre a cui è stata recentemente uccisa una figlia, Angela, affigge fuori da Ebbing, Missouri – una piccola città fittizia cittadina – tre manifesti per denunciare come la polizia non si stia muovendo per consegnare l’assassino di sua figlia alla giustizia.

“Raped while dying”. “And still no arrest?”. “How come, Chief Willoughby?”. La ragazza era stata violentata e uccisa, il suo cadavere lasciato sul ciglio della strada dove ora si ergono i manifesti. Perché la polizia non sta facendo niente? Un caso che somiglia a tanti fatti di cronaca che siamo abituati a sentire ogni giorno. La disperazione e la forza di una madre si uniscono a tutti quei temi che oggi conosciamo fin troppo bene: dal razzismo al femminismo, fino al grande dibattito sulle forze di polizia. La storia però è inventata, non fa riferimento a un preciso evento. Semmai, l’idea si è accesa nella mente di McDonagh quando, durante un viaggio nel Sud degli Stati Uniti, ha visto dalla macchina due manifesti di protesta che denunciavano un caso simile. Da qui al film, il passo è breve.

Tre manifesti a Ebbing, Missouri si riallaccia spesso alla realtà, ricreando l’anima di un Paese scosso profondamente al suo interno, con tutte le sue tensioni e disuguaglianze. E questo nonostante sia stato scritto prima delle elezioni di Trump, prima di Black Lives Matter e del movimento #MeToo. La questione razziale, le ingiustizie sociali, lo scontro tra civili e polizia, la legge, la percezione delle donne e la lotta femminista. Potrebbe sembrare quasi profetico, ma la verità è che queste questioni ci sono sempre state, non sono nate quando hanno ricevuto attenzioni dal dibattito mediatico e McDonagh non ha fatto altro che portare tutto questo sullo schermo prima che esplodesse sui social network.

Ma non solo. A sua volta il film ha ispirato la vita reale, e i cartelli di Mildred sono diventati un vero mezzo di protesta. Quelle parole di accusa nere su sfondo rosso hanno popolato diverse città, da Londra alla Florida, ovunque ci fosse da denunciare la mancanza insensata di un colpevole. Nel film, l’immediata reazione è piuttosto violenta. In una piccola cittadina del Midwest basta poco per scuotere la comunità e agitare gli animi. Ma per noi manifesti e cartelli sono la consuetudine, forse perché siamo abituati a vederli. Per il resto che dire? Di Angela, ce ne sono fin troppe al mondo. E troppo spesso casi come questo vengono ignorati dalle autorità. La sua storia è quella di moltissime donne e uomini che tragicamente incontrano la stessa fine. Oggi come ieri – e speriamo non anche domani –, è un film sempre attuale.
Perché dovreste (ri)vedere il film di Martin McDonagh
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