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The Social Network | David Fincher, Aaron Sorkin e la genesi di un capolavoro

Jesse Eisenberg, Andrew Garfield, Miliardari per caso e quei dubbi. Cronaca di un cult

The Social Network
Una maglietta con la frase culto di The Social Network.

ROMA – «Il Quarto Potere dell’era dell’Internet: il film del nuovo millennio». Usò simili paragoni Esquire all’indomani dell’uscita di The Social Network di David Fincher e sceneggiato da Aaron Sorkin, scomodando perfino il capolavoro di Orson Welles del 1941. Qualcosa che, nell’economia di un’analisi critica d’alto livello, è sempre sinonimo di quintessenza di un genere, prospettive irraggiungibili, grandezza spropositata, ambizioni sfrenate. Nelle ultime decadi infatti la critica s’è mossa in questa direzione per soli altri due casi oltre a The Social Network: in positivo per Pulp Fiction (decantando un’ambizione quasi wellesiana per il genio creativo di Quentin Tarantino all’indomani del successo a Cannes) e in negativa per The Room, come a sottolineare la schizofrenia produttiva di Tommy Wiseau.

The Social Network fu presentato a New York il 24 settembre 2010
The Social Network fu presentato a New York il 24 settembre 2010

Al centro del racconto qui c’è il mito Facebook, il SNL (Social Network Site) lanciato nel mondo il 4 febbraio 2004 e promotore della rivoluzione. Percepito inizialmente quasi come fosse una moda passeggera, Facebook ha finito con il permeare la società e i suoi individui. Questo per via dell’evoluzione del web che, grazie a Facebook e ai SNL sviluppatisi poi, ha aperto le danze del cosiddetto Web 2.0. Una concezione del World Wide Web partecipativa in cui l’utente non era più unicamente fruitore univoco (come agli albori del Web 1.0, dei modem a 56k) ma biunivoco. Nasce così il prosumer (producer/consumer), l’utente partecipativo del Web in grado non solo di attingere alle banche dati delle grandi piattaforme ma anche di arricchirle funzionalmente. Parte esattamente da qui The Social Network, testimonianza filmica dell’inizio di una nuova era per l’umanità.

Facebook in una scena de The Social Network
Il film racconta della nascita di Facebook, ma non solo

Presentato al New York Film Festival il 24 settembre 2010, all’indomani dell’uscita in sala (quasi) tutti coloro presero parte agli eventi raccontati da Fincher e Sorkin cercarono di ridimensionare la portata distruttiva di The Social Network. In particolare Mark Zuckerberg affermò come – per quanto attentissima a certi dettagli – nella pellicola ci fossero molti problemi: «È interessante il materiale su cui si sono concentrati per restituire la fedeltà del tempo, ogni singola maglietta, ogni singola felpa presente in quel film è qualcosa che posseggo sul serio. Però non ho creato Facebook per ‘catturare’ ragazze, ma perché mi piace costruire cose». Gli fece eco il co-fondatore Dustin Moskowitz che ritenne The Social Network: «Una drammatizzazione. È stato interessante però vedere il mio passato riscritto in modo da enfatizzare cose del tutto prive d’importanza tralasciando invece le cose che abbiamo realmente fatto».

Andrew Garfield e Jesse Eisenberg in una scena de The Social Network
Andrew Garfield e Jesse Eisenberg

Non di meno Eduardo Severin che ne sminuì la credibilità in modo netto: «The Social Network era chiaramente inteso come intrattenimento, di certo non come un documentario basato sui fatti». A tutti rispose per le rime un Sorkin infervorato che, senza peli sulla lingua, disse chiaro e tondo: «Non voglio che la mia fedeltà sia alla verità, voglio che lo sia per la narrazione. Qual è il grosso problema dell’accuratezza dei fatti puramente per amore dell’accuratezza? Non possiamo arrivare al punto di ritenere il vero nemico del bene. Ho scritto di persone molto arrabbiate e profondamente misogine, è inutile negarlo». Ma del resto The Social Network è tutt’altro che l’ennesimo biopic canonico e celebrativo. Piuttosto una narrazione ambiziosa che va oltre la coltre geek del visionario Zuckerberg per mostrarcelo nudo e crudo in tutta la sua (dis)umanità.

The Social Network: l'antibiopic su Mark Zuckerberg genio ribelle
The Social Network: l’antibiopic su Mark Zuckerberg genio ribelle

Un biopic atipico negli intenti, The Social Network, poggiato tutto su di un contrasto pulsante tra vicenda trattata e vicenda narrata/scopo e realizzazione dalla forbice valoriale immensa e incalcolabile, che nel raccontare del sogno americano di Zuckerberg e del suo mito, procede verso una progressiva de-mitizzazione da cui Sorkin fa emergere il problematico e caotico quadro caratteriale di un Zuckerberg lucidamente geniale, si, ma anche (e soprattutto) capitalista d’assalto, vendicativo ed infantile, megalomane alienato, mosso da pulsioni primordiali e brama di potere, o per dirla con le parole di Jesse Eisenberg: «Questo personaggio sembra molto più apertamente insensibile in così tanti modi che sembra più reale per me. Non vengo spesso scritturato per personaggi insensibili, così mi sono sentito molto a mio agio come se non dovessi mai preoccuparmi del pubblico».

Jesse Eisenberg e Justin Timberlake in una scena di The Social Network
Jesse Eisenberg e Justin Timberlake

Tratto dal romanzo Miliardari per caso – L’invenzione di Facebook: una storia di soldi, sesso, genio e tradimento di Ben Mezrich del 2009 (in Italia edito da Sperling & Kupfer), ciò che spinse Sorkin ad adattarlo era tutt’altro che raccontare benevolmente la nascita di Facebook, anzi, gli interessavano gli uomini e le spigolosità della natura umana: «Ciò che mi ha attratto non ha nulla a che fare con Facebook. L’invenzione in sé è tanto moderna quanto sembra, ma la storia è vecchia quanto la narrazione: i temi dell’amicizia, della lealtà, della gelosia, della classe e del potere». Poco dopo la Columbia Pictures – che proprio come fece la Paramount con Mario Puzo e Il Padrino (qui per il nostro Longform) acquistò i diritti del romanzo prima della sua realizzazione – gli fece avere un draft incompiuto di Miliardari per caso, che ebbe un effetto magnetico in lui: «Mentre lo leggevo da qualche parte a pagina tre ho detto di si, sarei salito a bordo di The Social Network».

«Questo personaggio sembra molto più apertamente insensibile in così tanti modi che sembra più reale per me»

Iniziò così la collaborazione con Mezrich: «Due o tre volte al mese ci incontravamo a Boston o a New York per confrontarci e condividere informazioni, ma non ho letto The Accidental Billionaires se non alla sua stesura definitiva. Quando ho visto il libro, probabilmente, avevo già l’80% dello script di The Social Network pronto». Il motivo di un simile processo creativo separato? A detta di Sorkin fu necessario: «Ho fatto ricerche in prima persona con un certo numero di persone coinvolte nella storia di cui non posso approfondire molto perché la maggior parte delle persone che ho intervistato lo ha fatto a condizione dell’anonimato. Quello che ho scoperto è che due azioni legali sono state intentate contro Facebook nello stesso periodo: della storia furono raccontate tre versioni».

«I’m the CEO, bitch.»

Da qui l’intuizione del genio Sorkin: «Invece di decidere quale fosse o meno quella autentica, o sceglierne la più succosa, ho scelto di drammatizzare l’idea che ci fossero tre versioni. Ho così ideato la struttura della stanza delle deposizioni» in modo, così, da giocare di suggestioni rashomoniane di verità soggettiva al centro di una prodigiosa digressione temporale inframezzata, però, da momenti del presente giudiziale narrativo. Un successo strepitoso The Social Network e non solo per i suoi 4 Golden Globe (Miglior film drammatico, Miglior regia, Migliore sceneggiatura, Miglior colonna sonora) e di 3 Oscar (Miglior sceneggiatura non originale, Miglior montaggio, Miglior colonna sonora) vinti nel 2011.

Jesse Eisenberg è Mark Zuckerberg in una scena de The Social Network
Jesse Eisenberg è Mark Zuckerberg

Il grande merito dell’opera di Fincher e Sorkin è di aver saputo agire in controtendenza rispetto ad un’epoca popolata – oggi come nel recente passato – di nostalgia e allegorie, universi narrativi-seriali e blockbuster colossali, ripristinando la lettura critica del suo tempo fungendo ora da documento storico nel raccontarci gli albori del Web 2.0, ora da riflessione contemporanea dove i techies sono le nuove rockstar. Passato e presente e uno sguardo sul vicinissimo near-future in The Social Network, o di uno degli ultimi grandi (e veri) capolavori del recente cinema hollywoodiano.

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Qui sotto potete vedere il trailer del film: 

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