ROMA – Il western? No, non è morto, anzi. L’unico problema di uno dei generi fondatori della storia del cinema è che ora non viene (quasi) mai distribuito al cinema, passa per vie secondarie, finisce direttamente in streaming oppure non viene nemmeno portato sul mercato italiano. E se poi arriva in sala, dura il tempo di un weekend, in barba al vecchio, caro passaparola di un tempo, quando i film li si andava a vedere (anche) per i buoni consigli degli amici. Eppure, anche in tempi digitali – o anzi, forse proprio perché viviamo in tempi digitali – le terre di confine, i cavalli e la polvere secca del Far West mantengono intatto tutto il loro fascino. Non bisogna però andare troppo indietro per trovare un titolo da vedere, non serve tornare a John Wayne o a John Ford. Perché?
Perché The Kid, western inedito in Italia e ora in streaming su varie piattaforme (da Prime Video a Apple TV) e finalmente anche in TV, ha poco più di quattro anni e vale una visione. Diretto da Vincent D’Onofrio – alla seconda regia dopo il lontano Don’t Go in the Woods –, il film per qualità visiva e narrativa torna a far rivivere non solo la leggenda di Billy the Kid (di cui la pellicola parla), ma soprattutto il selvaggio West da sempre immaginato davanti ai capolavori di John Ford, Sergio Leone o Sam Peckinpah. E proprio a loro, D’Onofrio si rifà spudoratamente, citandoli spesso, ma senza mai copiarli. Così, minuto dopo minuto, il regista ci porta alla riscoperta di una leggenda americana, al suo senso di giustizia, misto alla lealtà, alla vendetta e alla perdita.
Nei western spesso il lutto è il motore che spinge i buoni e i cattivi a diventare schiavi di un mondo tanto selvatico quanto meraviglioso e semplice e allora The Kid, grazie anche alla sua fotografia sporca (Matthew J. Lloyd) e alla colonna sonora di Latham e Shelby Gaines, ci mette davanti ad un incrocio di attori perfetti per i ruoli. Dane DeHaan, Chris Pratt ed Ethan Hawke, che qui ritrova l’amico Vincent fin dai tempi di un altro film western, Newton Boys (e c’era Richard Linklater a dirigerli). Non solo, perché sia Hawke che D’Onofrio ritrovano Chris Pratt, dopo la frontiera di Antonie Fuqua e il remake de I Magnifici 7.
La storia, scritta da D’Onofrio e Andrew Lanham, ha per protagonista Rio (Jake Schur), in fuga nel Sud degli Stati Uniti per salvare la sorella Sara (Leila George) dallo zio, Grant Cutler (Chris Pratt, in pausa dal giro Marvel). Nel viaggio, il ragazzo – da qui il titolo The Kid, non in riferimento a Billy – incontrerà alcuni dei volti più famosi e leggendari del Far West: Henry McCarty alias Billy The Kid (DeHaan, bravissimo) e lo sceriffo Pat Garrett (Hawke, a suo agio in qualsiasi genere), ritrovandosi a condividere proprio l’ultimo anno di vita di Billy. Scegliendo, alla fine, da quale parte stare, in un’attualizzazione della morale che, nella seconda metà dell’Ottocento, era lasciata solo ai preti di campagna.
Perché, tra l’aria ostile e brutale di quell’epoca, in cui gli Stati Uniti stavano nascendo dal sangue, dall’oro e dal ferro, D’Onofrio traccia all’interno del film il dilemma infinito tra giustizia e sbagli, senza mai prendere però una posizione. Perché non c’è. Il viaggio di Rio infatti racconta anche che ogni scelta – al di là del bene e del male – è frutto del periodo in cui si vive. Non si può fare altrimenti. Sta poi a noi guidare la carovana verso un senso comune che porti il mito ad essere emulato, celebrato e raffigurato. E non giustiziato. Nel cinema, nell’arte e nella letteratura. E dunque The Kid ci ricorda proprio questo: le leggende non moriranno mai. Un film assolutamente da riscoprire, perché il West non è mai stato così vicino…
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