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The Buccaneers | La lezione di Bridgerton e il mondo di Edith Wharton in chiave moderna

Su Apple TV+ arriva un nuovo period drama al femminile. Con la lezione di Shonda Rhimes in testa…

The Buccaneers
Le ragazze sono in giro: le protagoniste di The Buccaneers

ROMA – Periodo particolarmente florido per gli appassionati dei drammi in costume, che stanno assumendo connotazioni sempre più pop e moderne intercettando non solo i gusti del pubblico degli affezionati ai film storici, ma (soprattutto) quelli degli spettatori più giovani. Gran parte del merito di questo ritorno del dramma in costume? Nemmeno a dirlo, Bridgerton, ultima scommessa di Shonda Rhimes, che non solo ha fatto tornare di moda corsetti e balli, ma li ha conditi con sfumature di pelle diverse e musiche riarrangiate, noncurante della pertinenza storica. Con un precedente così fortunato – la prima stagione di Bridgerton andata in onda su Netflix ha raggiunto 82 milioni di utenti – tanti si sono cimentati nella creazione o nell’adattamento di storie ambientate nel diciannovesimo secolo, da Sanditon a The Gilded Age, passando per Enola Holmes, The Great, fino a produzioni nostrane come La legge di Lidia Poët o I Leoni di Sicilia.

Kristine Froseth in una scena della serie.

E The Buccaneers, nuova serie ora su Apple TV+, intercetta proprio questa corrente e porta sul piccolo schermo l’adattamento di Bucanieri (in Italia edito da Corbaccio), romanzo incompiuto di Edith Wharton, pubblicato postumo nel 1938. Nel corso della sua florida carriera di scrittrice, l’autrice americana ha scritto capolavori come L’età dell’innocenza di Scorsese – con Michelle Pfeiffer, Daniel Day-Lewis e Winona Rider – tratto proprio dal suo romanzo più famoso che le valse il Pulitzer nel 1921. Anche il termine gilded, che rimanda alla serie di Julian Fellowes The Gilded Age, si deve a Edith Wharton che definì così l’età che l’America stava vivendo: un periodo di sfarzo e apparenza. Il termine gilded infatti sta a significare qualcosa di non realmente prezioso, ma solo ricoperto da una patina dorata. Protagoniste dei suoi romanzi sono giovani donne del tempo – la cui unica occupazione era la ricerca di un matrimonio vantaggioso – e di rimando la società americana, impegnata in  una corsa all’arricchimento e alla scalata ai vertici dell’aristocrazia.

The Buccaneers
Alisha Boe e Josh Dylan in un altro momento di The Buccaneers.

Ed è proprio qui che si colloca The Buccaneers, ovvero i bucanieri, un termine che voleva rappresentare gli americani che – come veri e propri pirati, bucanieri, appunto – si recavano sul vecchio continente in cerca di matrimoni offrendo la propria ricchezza in cambio di un titolo nobiliare che li elevasse. La storia però è molto più intrigante: protagoniste infatti sono un gruppo di giovani donne, Nan (Kristine Frøseth), Conchita (Alisha Boe), Lizzy (Aubrey Ibrag), Jinny (Imogen Waterhouse) e Mabel (Josie Totah), libere ed emancipate nonostante i corsetti e le imposizioni della società. Sì, sono alla ricerca di marito, ma amano anche il divertimento sopra ogni cosa, combattendo le regole della rigida aristocrazia inglese con l’inibizione e la sfrontatezza tipiche della madrepatria, in una scontro culturale (infinito) tra Stati Uniti e Inghilterra.

The Buccaneers
La banda: Kristine Frøseth, Alisha Boe, Josie Totah, Aubri Ibrag e Imogen Waterhouse.

Frutto del lavoro di un team composto in maggioranza da donne, The Buccaneers affronta temi modernissimi come gli abusi domestici e psicologici e l’orientamento sessuale, regalando al pubblico personaggi contemporanei (pure troppo forse) e verosimili. Il merito di questa modernità e freschezza è anche della colonna sonora che arricchisce ogni scena e – come insegna Shonda Rhimes – un ballo ottocentesco tra innamorati è più emozionante se i due scivolano e ruotano sulle note della musica contemporanea. E qui c’è questo e altro perché oltre alla presenza di Taylor Swift, Brandi Carlile, Maggie Rogers e altri, la colonna sonora si compone della musica del duo britannico Avawaves composto da Aisling Brouwer e Anna Phoebe, un gruppo che alterna un suono elettronico a strumenti classici come piano e archi in una sorta di ponte tra musica classica e moderna, altro elemento volto a rappresentare l’incontro tra due mondi.

The Buccaneers
Josie Totah e Mia Threapleton, figlia di Kate Winslet, in The Buccaneers.

L’esperienza di immersione in questa fiaba moderna diventa totale con costumi e scenografia, location da sogno e sontuosi palazzi. Il cast è composto principalmente da giovani attrici tra cui spiccano Josie Totah – che era in Girl Power e nel giro di Amy Schumer – e Mia Threapleton, la figlia di Kate Winslet, ma attenzione anche a Christina Hendricks, la celebre Joan di Mad Men, perfettamente a suo agio nel ruolo di Mrs. St. George e capace di incarnare alla perfezione la borghesia arricchita della Gilded Age statunitense. Sì, ma alla fine – direte voi arrivati fino qui – com’è questo The Buccaneers? Un esperimento riuscito, che intrattiene e trasporta nella romantica atmosfera Ottocentesca dello schermo. La base di partenza del romanzo in realtà è sfruttata solo in parte, ma il risultato non dispiace e costituisce un altro esempio di serie sempre più attente al racconto femminile.

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