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Profeti | Jasmine Trinca, Isabella Nefar e l’incontro tra due mondi diversi

Islam, Isis, libertà: Alessio Cremonini torna al cinema con un’altra storia di prigionia

Profeti
Jasmine Trinca in una scena di Profeti

ROMA – «Combatto per i curdi, per la libertà e per le donne. Perché noi donne siamo il principale nemico dell’Isis. Ma l’Isis non è l’unico problema. In Medio Oriente, se sei una donna, devi imparare a difenderti il prima possibile. Qui, la maggior parte dei regimi è basata sulla sottomissione, sull’oppressione delle donne. È per questo che le uniche persone che possono cambiare questa mentalità sono le donne». Si apre con le parole di una combattente curda Profeti, il nuovo film di Alessio Cremonini dopo l’acclamato esordio con Sulla Mia Pelle del 2018. Parole confidate alla protagonista del film, Sara (Jasmine Trinca), giornalista italiana andata in Medio Oriente per raccontare la guerra dello Stato Islamico, che però riguardano tutti.

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Jasmine Trinca è Sara in Profeti

Perché quello di Cremonini è un film che non può lasciare indifferenti. Circoscritto ad un luogo e ad un tempo precisi, Profeti è anche una storia senza tempo e, contemporaneamente, attualissima sulla condizione della donna (basti pensare alla racconti atroci che arrivano da Siria, Afghanistan e Iran). Un film che tocca temi enormi come religione, scontro di civiltà, diritti negati e prigionia. Un tema a cuore al regista che, dopo quella di Stefano Cucchi, racconta ora quella di Sara, rapita dall’Isis e in quanto donna, e quindi essere inferiore, impossibilitata a stare in una prigione dove sono presenti anche degli uomini. Ecco allora che la giornalista viene data in custodia ad una sua “pari”: Nur (Isabella Nefar), una foreign fighter radicalizzata a Londra e moglie di un miliziano del Califfato.

Una scena del film: Isabella Nefar e Jasmine Trinca.

Profeti, dunque, attraverso l’incontro di due donne occidentali (interpretate da due attrici meravigliose) che hanno preso percorsi diametralmente opposti nella vita, ci mostra un confronto tra mentalità che diventa uno scontro tra la “fede inumana” di Nur che non dubita mai della sua scelta e la convinzione di Sara, disinteressata alla religione, che quella della donna non sia libertà ma oppressione. Il campo di battaglia è la casa/prigione in cui le due donne sono confinate mentre attorno a loro possono sono sentire lo scoppio di bombe o le urla di nemici uccisi. Man mano che i giorni di prigionia avanzano Nur cerca di convertire Sara all’Islam che ha ben chiara nella sua mente la distinzione netta con l’Isis e che, a sua volta, cerca di creare crepe in quel muro di certezze.

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Isabella Nefar è Nur in Profeti

Con Profeti Alessio Cremonini torna ad indagare la risposta dell’essere umano a condizioni di prigionia fisica e mentale, calando il film in un contesto attuale ma senza mai giudicare i suoi personaggi o cercando di ammorbidirne i tratti. Sara e Nur servono al regista per parlare di oppressione e paura, parole che vanno a braccetto e che spesso vedono la donna come vittima prediletta. In quest’ottica Profeti è una grande metafora non solo di quello che accade in Medio Oriente ma anche di una realtà che ci riguarda molto da vicino…

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La video intervista per Profeti è di Manuela Santacatterina:

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