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Michele Riondino: «Io, Palazzina LAF, Fantozzi e la prima volta da regista»

L’esordio di Riondino da regista è un’opera brillante, dura, che racconta una drammatica storia vera

Michele Riondino in una scena di Palazzina LAF, al cinema dal 30 novembre per BiM Distribuzione
Michele Riondino in una scena di Palazzina LAF, al cinema dal 30 novembre per BiM Distribuzione

ROMA – 1997. Caterino, uomo semplice e rude è uno dei tanti operai che lavorano nel complesso industriale dell’ILVA di Taranto. Vive in una masseria caduta in disgrazia per la troppa vicinanza al siderurgico e nella sua indolenza condivide con la sua giovanissima fidanzata il sogno di trasferirsi in città. Quando i vertici aziendali decidono di utilizzarlo come spia per individuare i lavoratori di cui sarebbe bene liberarsi, Caterino comincia a pedinare i colleghi e a partecipare agli scioperi solo ed esclusivamente alla ricerca di motivazioni per denunciarli. Ben presto, non comprendendone il degrado, chiede di essere collocato anche lui alla Palazzina LAF, dove alcuni dipendenti, per punizione, sono obbligati a restarvi privati delle loro consuete mansioni. Questi lavoratori non hanno altra attività se non quella di passare il tempo ingannandolo giocando a carte, pregando o allenarsi come fossero in palestra. Qui Caterino scoprirà sulla propria pelle che quello che sembra un paradiso, in realtà non è che una perversa strategia per piegare psicologicamente i lavoratori più scomodi, spingendoli alle dimissioni o al demansionamento. E che da quell’inferno per lui non c’è via di uscita. Parte da qui Palazzina LAF, esordio alla regia di Michele Riondino presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma nella sezione Grand Public.

Una scena del film
Una scena del film

LA STORIA – «I fatti di Palazzina LAF avvengono nel 1997. Quell’anno ero in procinto di lasciare Taranto e intraprendere il mio percorso. Ho cominciato a conoscere i fatti attraverso racconti fatti da una parte non del tutto partecipe del grande tradimento compiuto dall’azienda. Queste cose non sono mai di dominio pubblico. Per conoscerle è necessario avere determinati punti di vista. Negli anni mi sono chiesto come raccontare la complessità della vertenza tarantina. Ho creduto, e credo tutt’oggi, che sia necessario guardare alla genesi dei problemi. E i fatti della Palazzina fanno parte di questa genesi. Mi sono così imbattuto in un libro, un libro indipendente, piccolo, di poche copie. L’autore è Claudio Virtù (Palazzina LAF: mobbing, la violenza del padrone)».

Di nuovo Elio Germano e Michele Riondino quindici anni dopo Il passato è una terra straniera di Daniele Vicari
Di nuovo Elio Germano e Michele Riondino quindici anni dopo Il passato è una terra straniera di Daniele Vicari

IL FILM – «È un film politico e ideologico, di parte, ma che racconta fatti veri e incredibili. Le testimonianze che ho raccolto all’interno e all’esterno dell’ILVA di Taranto hanno dell’incredibile. L’unica invenzione di Palazzina LAF è legata al protagonista, il mio Caterino Lamanna, è l’unico elemento di fantasia, inventato e decontestualizzato. Abbiamo raccolto così tanto materiale che necessariamente andavano fatte delle scelte. È stato complesso ma anche interessante svuotare di retorica la storia, ed è stato molto stimolante per me riuscire a inserire all’interno di una storia che racconta fatti accaduti tra il ’97 e il ’98, elementi che potessero portarci ai giorni d’oggi. È stato interessante disseminare piccoli elementi durante tutto il film che potessero portarci poi a cos’è oggi Taranto. E quindi la pecora che muore in riferimento ai seicento capi di bestiame che ha subito la stessa masseria in cui Caterino vive e dove abbiamo girato il film, la Masseria Fornaro, o il fatto che il giudice fosse una donna quando in realtà il Procuratore Sebastio si è occupato dei fatti della Palazzina LAF. Il personaggio di Anna Ferruzzo è un omaggio al giudice Tudisco che ha sequestrato gli impianti nel 2012. Ecco, il film è pieno zeppo di questi piccoli segnali che io mi sono divertito a inserire ».

Palazzina LAF: Michele Riondino, l'ILVA di Taranto e una drammatica storia vera
Palazzina LAF: Michele Riondino, l’ILVA di Taranto e una drammatica storia vera

FANTOZZI – «I film a cui mi sono ispirato? La classe operaia va in paradiso, Pane e Cioccolata, I Compagni, ma su tutti direi Fantozzi. Sono i riferimenti che ho utilizzato per disegnare i personaggi, per proporre agli attori un’idea di maschera che avevo in mente. E dico su tutti Fantozzi perché è venuto fuori sempre negli scambi creativi nel descrivere l’esperienza alla Palazzina LAF e quel tipo di dinamiche che non accadevano all’interno: Un Fantozzi che non faceva più ridere. Il paradosso di ridere di certe gag era una chiave troppo interessante per lasciarsela scappare. Sarebbe stato più semplice farlo in chiave drammatica, e invece questo input mi ha permesso di usare delle maschere molto chiare».

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