NEW YORK – Non è mai facile portare sul grande schermo un film tratto da un libro. Diventa quasi impossibile se il libro in questione, Motherless Brooklyn, scritto da Jonathan Lethem nel 1999, è ricco di generi, toni, registri. Amalgamando storie e personaggi che si incrociano nei fumosi Anni Cinquanta, quando la verticalità di New York City stava, poco a poco, sviluppandosi anche in orizzontale, quasi fosse una mano. Con la costruzione di ponti, viadotti, metropolitane che collegano i cinque borough. Manhattan, il Bronx, il Queens, Staten Island e Brooklyn.
Così, Lethem, nato e cresciuto proprio al di là del famoso ponte, nel suo libro si è addentrato in quel periodo storico, grazie al protagonista – nonché narratore – Lionel Essrog, affetto dalla sindrome di Tourette. Esattamente vent’anni dopo, Edward Norton riprende il libro di Lethem (infatti era dalla pubblicazione del romanzo che aveva intenzione di portarlo al cinema) e lo traduce per immagini. Norton, che oltre dirige e sceneggiare, interpreta il protagonista, insieme ai suoi tick, alle sue contrazioni e ai suoi spasmi, è alle prese con un delicato caso: ucciso il suo mentore e amico, Frank Minna (Bruce Willis), è intenzionato a scendere nella melma della città per scoprire cosa si nasconda dietro l’omicidio.
Ed è qui che Edward Norton rende Motherless Brooklyn (che abbiamo visto al New York Film Festiva, prima del passaggio alla Festa del Cinema di Roma) il suo personale omaggio al cinema e alla letteratura noir, pur scegliendo una scrittura contemporanea, svincolandosi dalle regole e facendo vagare lo spettatore insieme a Lionel e al suo cappello di feltro. Mentre la colonna sonora alterna Flea dei Red Hot Chili Peppers e Thom Yorke dei Radiohead (!), insieme allo strumentale suonato dal jazz diWynton Marsalis accompagnato da Joe Farnsworth, Russell Hall, Isaiah J. Thompson e Jerry Weldo. Del resto, Norton, gioca con il classico e il moderno, nella sua dichiarazione d’amore ad un’epoca decisiva come quella dei Cinquanta. In cui, tra jazz club, Borsalino calati sugli occhi e bulli e pupe, la New York di una volta pian piano diventava la metropoli mondiale che è oggi.
La malfamata Brooklyn degli Anni Quaranta si stava scrollando di dosso le scorie della criminalità e il suo sudiciume, iniziando a diventare il quartiere cool che conosciamo. Il prezzo pagato, ovviamente, è stato alto (in tutti i sensi), allora Lethem prima e Norton dopo, hanno provato a tessere una tela hitchcockiana (e i richiami visivi ad Hitchcock non mancano di certo), in cui i generi vanno mischiandosi: c’è il giallo, c’è il film in costume, c’è un gradevole humour e c’è l’ombra di un thriller tesissimo, in cui i personaggi che incontriamo – pur sembrando inizialmente scollegati – vanno a rincontrarsi verso quell’inaspettata soluzione finale. Che, come nei migliori gialli, era proprio lì davanti agli occhi.
Qui potete vedere il trailer di Motherless Brooklyn
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