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Edward Norton: «Motherless Brooklyn? Il mio noir al ritmo di jazz contro la corruzione»

New York, Jonathan Lethem e il potere: il regista ha presentato il suo film alla Festa del Cinema

Edward Norton e Gugu Mbatha-Raw durante la conferenza stampa

ROMA – Mentre Motherless Brooklyn – I segreti di una città veniva proiettato come film di apertura della 14esima edizione della Festa del Cinema, Edward Norton e Gugu Mbatha-Raw erano in viaggio verso Roma da un volo proveniente da New York. La stessa città in cui è ambientato l’adattamento del romanzo di Jonathan Lethem che segna il ritorno dietro la macchina da presa di Norton – qui anche attore e sceneggiatore – a quasi vent’anni da Tentazione d’amore. La storia è quella di Lionel Essrog, solitario detective privato afflitto dalla sindrome di Tourette, deciso a risolvere l’omicidio del suo mentore ed amico, Frank Minna (Bruce Willis). Un mistero che lo porta dai jazz club di Harlem a Brooklyn fino alle stanze (corrotte) del potere newyorchese. Un noir elegante – nelle nostre sale dal 7 novembre grazie a Warner Bros. – che omaggia il cinema di genere collegandosi all’attualità con una storia di potere e corruzione come ha sottolineato lo stesso regista.

Bruce Willis e Edward Norton sul set di Motherless Brooklyn

L’ADATTAMENTO «Perché ho scelto di girare questo film? Beh, sono un attore avido e il personaggio di Lionel era così interessante da interpretare… In più vivo a New York da trent’anni. Ci sono tante cose che amo di questa città ma, ammettiamolo, molte altre sono disfunzionali. Volevo fondere il romanzo e quel personaggio con una storia più profonda che raccontasse anche altro. Il libro di Jonathan (Lethem, ndr) è fantastico ma sostanzialmente è la storia incentrata su una persona e la trama era la possibilità di raccontarlo. Io ho puntato a mantenere il nucleo emotivo ma l’ho voluto espandere».

Edward Norton e Willem Dafoe sul set di Motherless Brooklyn

GUGU & LAURA «Laura, il personaggio interpretato da Gugu (Mbatha-Raw, ndr) lo trasforma. Molte spesso nel noir le donne sono parte della corruzione e spingono l’eroe verso posizioni ciniche. L’investigatore creato da Jonathan Lethem, però, non è affatto convenzionale e così Laura ha un ruolo attivo nella storia che permette al protagonista di crescere ed ottenere una sua moralità. Quello che è più interessante di un personaggio con un disturbo è far emergere la sua umanità totale. Lui si definisce con la sua malattia, ma solo quando incontra un’altra persona si rende conto che anche lei ha i suoi problemi e li affronta. Capisce che non deve avere scuse per essere passivo. Come dicevo, spesso il noir fa emergere un certo cinismo e ho pensato che non ce lo possiamo permettere in questo periodo storico».

Edward Norton e Gugu Mbatha-Raw in una scena del film

LA SINDROME DI TOURETTE «Molto spesso mi dicono che ho interpretato spesso personaggi con disturbi di vario genere. Ma non è vero ed inoltre ogni personaggio è unico. Questa è la prima volta che interpreto qualcuno che ha un vero disturbo. E quando si recita la parte di una persona con una sindrome lo devi rispettare, vedi studiarla e magari incontrare anche persone che soffrono di quella patologia. La sindrome di Tourette si esprime in modi individuali. La combinazione dei fattori è sempre diversa e mi ha permesso di creare il mix che volevo per Lionel».

Una scena del film

LA COLONNA SONORA «La musica nel film è tutto quello che amo. Un frullatore di suoni e generi. Ma anche un’operazione rischiosa che unisce il mio amore per Thom York e la possibilità di lavorare con personaggi interessati a collaborare con chi è di un altro mondo, accogliendo la fusione di stili diversi. Non ho le parole per esprimere l’ammirazione per Daniel Pemberton che ritengo uno dei migliori compositori contemporanei. Ha alterato e compresso i brani, intrecciando tutto quello che avevo in mente in sole quattro settimane».

NETFLIX VS CINEMA «Trovo irritante tutta la polemica che si è creata attorno a quella che era una conversazione privata, quasi una battuta fatta ad un amico. Steven Spielberg è uno dei miei mentori, un amico e con lui non ne avevamo neanche mai parlato. Credo che il modo in cui Netflix abbia gestito Roma sia stato molto positivo e non credo affatto rovini il cinema. Prima dicevano che la tv avrebbe ucciso il cinema, ora il nemico è Netflix. Ma alla fine si tratta sempre della stessa storia, è solo il panorama che cambia. E questo è solo un giornalismo che crea polemiche inesistenti».

Una scena del film

IL JAZZ «La verità è che volevamo raccontare una storia ambientata nella New York degli Anni Cinquanta e il jazz era la musica del tempo. Quella dei grandi nomi del jazz bop, di un’improvvisazione che assomiglia proprio alla sindrome di Tourette. Nel romanzo c’è un passaggio molto bello che racconta cosa fa la musica per Lionel. Per renderlo più cinematografico ho girato una scena in cui il suo disturbo ha un momento che si tramuta in piacere grazie al jazz. La musica ci libera tutti».

L’ATTUALITÀ «Nell’era moderna della democrazia liberale tutti noi abbiamo investito nell’idea che il popolo abbia il potere. Ma anche nell’idea che ci sia sempre una minaccia in senso contrario, che ci siano forze che ci strappano questo potere è senza tempo e non riguarda solo l’America. L’innamoramento per personaggi oscuri lo vediamo anche in Europa e America latina, ad esempio.
È come un’ombra che ci ricorda che dobbiamo stare sempre svegli».

Qui potete vedere il trailer di Motherless Brooklyn – I segreti di una città:

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