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The Irishman | Martin Scorsese, Robert De Niro e quell’epico racconto cinematografico

Tra tormenti, pallottole e tradimenti: abbiamo visto (e amato) il film in anteprima al NYFF

The Irishman: Joe Pesci, Al Pacino e Robert De Niro
The Irishman: Joe Pesci, Al Pacino e Robert De Niro

NEW YORK – Se ve lo state chiedendo, sì, durante le tre ore e mezza piene, ogni tanto viene da guardare l’orologio. Ma non per noia, attenzione, bensì perché vi sembrerà impossibile che Martin Scorsese sia riuscito a rinchiudere cinquant’anni di storia americana in un’opera tanto mastodontica quanto divertente. Avete capito bene: The Irishman, dietro la sua spessa coltre da romanzo epico e cinematografico (ma andrà su Netflix il 27 novembre, dopo il passaggio in alcune sale selezionate in USA), forse è il film più spassoso del regista del Queens.

The Irishman: una scena del film
The Irishman: Robert De Niro e Jo Pesci

E lo è genuinamente, pure se i suoi protagonisti – a cominciare dal suo fulcro assoluto, nonché narratore Frankie “The Irish” Sheeran – non sono proprio dei bravi ragazzi. Sarà la forza del cinema di Scorsese, in grado di attualizzarsi ed evolversi film dopo film. Sarà che la sceneggiatura di Steven Zaillian – basata sul libro di Charles Brandt, L’Irlandese. Ho Ucciso Jimmy Hoffa – è un manuale di scrittura che abbraccia tutti i generi, fino alla black comedy, che The Irishman, minuto dopo minuto, alternando più piani temporali, diventa un’epopea umana (e umanizzata) che sviscera tutti i temi cari a Scorsese. La famiglia, la fede, il peccato, la vendetta e il tradimento.

Una scena di The Irishman

Nelle quattro ore sfiorate di The Irishman (l’unico autore moderno insieme a Quentin Tarantino a potersi permettere una durata filmica tanto considerevole) c’è tutta la poetica del regista. E sarà anche che fa effetto vedere insieme nella stessa scena Robert De Niro, Al Pacino e un enorme Joe Pesci – invecchiati e ringiovaniti in post-produzione –, ad abbracciarsi e a litigare, a ridere e a guardarsi negli occhi, parlando un italiano maccheronico e irresistibile. Mentre Frank (De Niro) e l’amico Russell Bufalino (Pesci) ricordano insieme la Sicilia ai tempi della Guerra.

The Irishman di Martin Scorsese

La storia, chiaramente vera, racconta – quasi a mo’ di fiaba oscura – la storia dell’Irlandese, da spietato veterano ad autista, fino a sicario senza scrupoli per conto della Famiglia Bufalino. Assodato poi dal leader sindacale Jimmy Hoffa (Pacino), storicamente perseguitato, incolpato di essere corrotto, prima da JFK poi da Edward e Bobby Kennedy. A narrare la storia, strapiena di personaggi (ne citiamo due: Angelo “the Gentle Don” Bruno, interpretato da Harvey Keitel, e Felix “Skinny Razor” DiTullio, con la faccia sorniona di Bobby Cannavale), mentre i Five Saints intonano In the Still of the Night (ma la colonna sonora supervisionata da Robbie Robertson è di per sé grandiosa), c’è lo stesso Frankie, dimenticato in una casa di cura fuori Philadelphia, ormai vecchio e seduto su una sedia a rotelle.

The Irishman: una scena del film

Infatti, dietro l’epica criminale teatralizzata da Martin Scorsese attraverso sinuosi piani sequenze, silenzi e azione, il senso di The Irishman – che abbiamo avuto modo di vedere in anteprima al New York Film Festival, prima del suo passaggio alla Festa del Cinema di Roma – va a finire nella confessione finale di Frankie. Guardando per la prima volta in faccia il tempo ormai passato, Frankie è un gangster di un’altra epoca e di un’altra America, che porterà nella sua tomba (scelta da lui personalmente…) ingombranti verità e dolorose bugie. Insieme ad un revolver e a quel rimpianto lancinante: non essere stato un buon padre. Tormento, pallottole e misericordia. O più semplicemente, The Irishman di Martin Scorsese.

Qui il trailer di The Irishman:

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