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Mommy | Xavier Dolan, quella colonna sonora e del perché rivedere un cult…

Furioso, kitsch, sfacciatamente pop: Mommy? Un cult assoluto da riscoprire in streaming

Antoine Olivier Pilon, protagonista assoluto di Mommy.

MILANO – Furioso, kitsch, sfacciatamente pop. Mommy è un melodramma “emo-famigliare” smisurato, che l’enfant prodige Xavier Dolan sparò in faccia come aria compressa alla giuria del Festival di Cannes del 2014, presieduta da Jane Campion, ottenendo pochi giorni dopo il Premio della Giuria e – pare – sfiorando anche di un soffio la Palma d’oro. Un’edizione, quella di dieci anni fa, che presentava in concorso molti dei film più importanti di quell’anno: vinse il turco Il regno d’inverno di Nuri Bilge Ceylan, ma si ricordano soprattutto Sils Maria di Olivier Assayas, Maps to the Stars di David Cronenberg, Foxcatcher di Bennett Miller (poi premiato per la miglior regia) e Leviathan di Andrey Zvyagintsev (miglior sceneggiatura).

24 maggio 2014: Xavier Dolan e il cast di Mommy a Cannes. Foto Shutterstock

Canadese, imprevedibile, folle e anche sempre capace di andare dove vuole, Dolan, reduce dalla Mostra di Venezia dell’anno prima dove aveva presentato il suo quarto lungometraggio, Tom a la ferme, diventa così l’autore del film sorpresa che sconquassa gli stati d’animo, entusiasma il pubblico e spacca la critica. A molti, Xavier non è affatto simpatico, va detto: un venticinquenne che si vanta di non aver avuto una formazione registica accademica e di aver imparato a fare il regista guardando Titanic e Mamma, ho perso l’aereo. In realtà, è piuttosto difficile credere che Dolan non conosca autori come Rainer Werner Fassbinder e John Cassavetes, che sembrano autori molto vicini alla poetica e all’estetica di Mommy.

Cannes 2014: Dolan con Antoine-Olivier Pilon.

E non c’è dubbio che questa incoscienza e questa irruenza giovanile sia fin troppo manifesta, a tratti eccessivamente urlata. Ciononostante, è quasi impossibile non farsi coinvolgere dalla seduzione cinematografica che Dolan mette in pratica dal primo secondo del film, che trovate in streaming solo a noleggio sia su Prime Video che AppleTV+. Dal gioco relativo al formato delle immagini alla potenza dei dialoghi, dalla straordinaria caratterizzazione dell’adolescente Steve (Antoine-Olivier Pilon), della madre Diane (la straordinaria Anne Dorval) e della vicina di casa Kyla (Suzanne Clément) all’ambientazione popolare del quartiere di Longueil, Dolan opta per un’idea di cinema che afferra lo spettatore per la gola e lo travolge con l’emozione pura, trasmettendo per due ore e un quarto la sensazione di una libertà creativa e di un rifiuto delle regole che ha pochi eguali tra i cineasti di oggi.

Anne Dorval e Dolan sul set di Mommy.

Mommy risulta così ancora oggi, un decennio dopo, il suo film migliore, di gran lunga, quello in cui abbandona la patina stilistica dei precedenti (Les amours imaginaires, Laurence Anyways) e in cui non è ancora programmaticamente straziante (È solo la fine del mondo). Qui tutto sembra dettato da un’esigenza di esprimersi, da una necessità di sfogo interiore che trova nella magia catartica del cinema la forma artistica più adatta per essere organizzata e sublimata. E che dire della impressionante sequenza di hit anni Novanta che accompagnano la visione? Celine Dion, Oasis, Counting Crows, Dido, Eiffel 65, per arrivare a Born to die di Lana Del Rey: Xavier pesca dalla sua playlist le canzoni più efficaci per abbattere ogni difesa e violentarci il cuore. Rivedetelo.

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