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La Petite | Fabrice Luchini, Guillaume Nicloux e l’inizio di una nuova vita

Mara Taquin e un’opera delicata sui cambiamenti, il lutto e la maternità. In sala dal 18 gennaio

Fabrice Luchini e Mara Taquin al centro della scena di La Petite di Guillaume Nicloux, al cinema dal 18 gennaio
Fabrice Luchini e Mara Taquin al centro della scena di La Petite di Guillaume Nicloux.

MILANO – No, non è nuovo ad affrontare tematiche sociali con quel sorrisetto irresistibile il buon Fabrice Luchini, uno dei nostri attori francesi preferiti della sua generazione qui ad Hot Corn. E così, dopo Un uomo felice sul tema della transizione sessuale (ve ne abbiamo parlato qui in un’altra puntata della nostra rubrica French Touch), lo ritroviamo in sala con La petite di Guillaume Nicloux sullo scottante tema della maternità surrogata, al cinema dal 18 gennaio con Movies Inspired. Mattatore assoluto della pellicola, Luchini interpreta Joseph, un anziano restauratore di mobili, al quale viene notificata la recente dipartita del figlio e del compagno in un incidente aereo.

Fabrice Luchini in un momento di La Petite
Fabrice Luchini in un momento di La Petite

La coppia, tuttavia, aspettava un bambino tramite una madre surrogata, che vive in Belgio e, mentre i consuoceri sono assorbiti unicamente dalla causa legale alla compagnia aerea, Joseph vorrebbe invece definire (e capire) il futuro del nascituro. Potrà esserne il nonno legittimo? Non resta che scoprirlo facendo ricerche legali e ritrovando la giovane ragazza fiamminga, Rita (interpretata dall’attrice belga Mara Taquin), con la piccola in grembo. Più che un film sulla maternità surrogata, La petite risulta così essere una pellicola sull’elaborazione di un lutto e – nel caso specifico – dell’elaborazione forse più difficile per antonomasia: quella di un figlio.

Una scena del film
Una scena del film

Per Joseph occuparsi della vita che verrà è forse l’unico modo per riappropriarsi di qualcosa che ha perso nel rapporto con il figlio e che mai potrà ristabilirsi se non in una sua evoluzione altra. La vita che viene diventa l’opportunità per colmare la vita che non è stata ed è su questo che Nicloux punta il fulcro della sua narrazione. Il risultato? Una pellicola agrodolce che non si sporca mai veramente le mani e che predilige restare vaga anche su tematiche problematiche (scopriamo giusto che in Belgio la maternità surrogata non è reato purché gratuita: ecco che il pagamento dell’utero avviene in nero). La petite brucia un po’ l’opportunità di narrare qualcosa del nostro presente perché non riesce ad essere sufficientemente accattivante o incisivo.

Mara Taquin in una scena de La Petite
Mara Taquin in una scena di La Petite

Eppure c’è molto altro: Luchini ci sa sempre conquistare con quel suo sorrisetto goffamente ebete che ce lo fa amare, soprattutto nelle situazioni imbarazzanti in cui si ritrova, anche se stavolta non basta a risollevare un film sicuramente propositivo nelle intenzioni, ma decisamente poco impattante nel risultato finale. Orgoglio al quale riteniamo doveroso rendere omaggio Ludovico Einaudi che firma la colonna sonora di questo film complessivamente accomodante, ma che sa troppo di occasione sprecata.

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