MILANO – «En avant comme avant». Andare avanti come in passato: questo lo slogan della campagna elettorale di Jean Leroy (Fabrice Luchini), sindaco conservatore della piccola cittadina francese di Montreuil-sur- Mer, in procinto di ricandidarsi per il terzo mandato. C’è solo un problema: la sua esistenza viene scossa dall’annuncio della moglie Edith (Catherine Frot) che gli confessa di essersi sentita fin dall’infanzia un uomo e che ha iniziato il tanto agognato percorso di transizione per cambiare sesso. Parte da qui Un uomo felice, la nuova commedia protagonista della nostra rubrica French Touch (trovate qui le puntate precedenti) che arriva ora al cinema con due incomparabili mattatori del cinema francese (e non solo) come Luchini e Frot, protagonisti per la prima volta insieme in scena.
Diretto da Tristan Séguéla e scritto da Guy Laurent e Isabelle Lazard, Un uomo felice (su CHILI, Prime Video e Apple TV+) si inserisce nella tradizione ormai ben collaudata e riuscita delle commedie francesi in grado di far sorridere su temi sociali non scontati (e anche rischiosi) della nostra contemporaneità. Da Quasi amici in poi è diventato un marchio di fabbrica del cinema d’Oltralpe, basti pensare alla serie Non sposate le mie figlie! oppure a Benvenuti a casa mia, opere capaci di far ridere e far riflettere, senza mai il timore di mettere le mani su tematiche complesse e (purtroppo) molto divisive. Una commedia può essere politica? Sì, assolutamente. In questo caso il potere comico della pellicola è affidato all’istrionismo di Luchini, sempre più capace di interpretare con le sue espressioni tutta la complessità dei mutamenti d’umore dei suoi personaggi. Il miglior attore francese della sua generazione? Sì, ma non solo francese, probabilmente.
Dopo averlo già visto sindaco in quel gioiellino di Alice e il sindaco, qui Luchini oscilla tra il perplesso, lo spaventato, lo sconvolto, il cinico e l’ambiguo: quasi non capiamo se la sua apertura sia frutto di un personale convincimento e non di un bisogno elettorale. Un po’ oscurata, per quanto credibile comme toujours, la performance di Catherine Frot, donna insoddisfatta nel corpo in cui si ritrova ingabbiata ed estremamente buffa con i suoi baffi finti. Si ride e si (sor)ride, ma ovviamente il fuoco è portare all’attenzione del pubblico tematiche per nulla sdoganate (soprattutto in Italia). A questo proposito, recuperate il divertente (più o meno) video di interviste proposto sui social della distribuzione Teodora a Porta Portese a Roma: è un autentico spaccato del (preoccupante) livello di consapevolezza del nostro Paese sui temi caldi del film.
Dove forse pecca Un uomo felice è nel non restituire adeguato spazio al tumulto interiore di Edith/Eddie, della quale apprendiamo la decisione senza conoscerne né retroscena, né conseguenze se non con riferimento alle reazioni del marito. Ridiamo tanto di questo sindaco ottuso, chiuso nelle sue convinzioni, senza mai esserne complici, ma la nostra attenzione rimane sempre forse fin troppo focalizzata su di lui. L’unica transizione di cui siamo al corrente è quella di Jean, tradizionalista che alla fine scoprirà la bellezza dell’apertura. Un film che rimane però molto importante in un momento complesso e che speriamo potrà fare breccia in tutti quelli che – come qualche personaggio – ritengono che voler cambiare il proprio sesso sia materia da esorcisti, che l’omosessualità sia un difetto da sfruttare in campagna elettorale e che l’attenzione alle tematiche di genere sia solo una moda del momento. E allora ben venga una pellicola come Un uomo felice, in grado di parlare con ironia e leggerezza al cuore…
- INTERVISTE | Tristan Séguéla: «Il mio set con Luchini e Frot…»
- VIDEO | Qui il trailer di Un uomo felice:
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