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John Landis: «Io, i Blues Brothers, lo streaming e quel rifiuto a James Bond»

007, Beverly Hills Cop, la CGI e il cinema di oggi: faccia a faccia con il regista americano

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John Landis con il Pardo d'onore Manor 2021 al Locarno Film Festival

LOCARNO – Lo conosciamo tutti per Blues Brothers, Un lupo mannaro americano a Londra, Il principe cerca moglie e Una poltrona per due: John Landis è un mito, nessuna discussione. Ma sapevate che, tra le altre cose, gli venne offerta la regia di Beverly Hills Cop e di un film di James Bond, e che rifiutò entrambe? O che il regista non è esattamente un fan dello streaming? Lo abbiamo scoperto anche noi durante una conferenza stampa con i giornalisti al Locarno Film Festival, dove ha ricevuto il Pardo d’onore Manor. Dalla pandemia all’uso della CGI, dai film di James Bond ai film cult, ecco cosa ci ha raccontato John Landis sul cinema. E alla fine, l’abbiamo incontrato sul red carpet del Festival…

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John Landis sul red carpet del Locarno Film Festival con Marco Solari, sua moglie Deborah Nadoolman e Giona A. Nazzaro.

LO STREAMING – «Non voglio credere che l’idea di andare al cinema sia in pericolo. Lo streaming gira attorno alle iscrizioni. Il modo in cui fanno soldi, Netflix e tutte le altre piattaforme, è in base a quanti abbonamenti ottengono. Il che significa che non è più un film individuale. Durante la pandemia le case di produzione erano così spaventate dai cinema chiusi che hanno iniziato a rilasciare i film su Netflix o Amazon Prime. E ora la causa di Scarlett Johannson a Disney +? Ha ragione. Perché l’unico modo in cui puoi fare soldi, da attore o regista, è uscire nei cinema. Nel momento in cui metti il film in televisione, hai svalutato il film del 90%. E odio questa cosa, perché come regista, spendi molto tempo e sacrifici facendo un film. Vi immaginate David Lean? “Oh David, oggi guardano Lawrence d’Arabia sui loro computer, è uno schermo piccolo così…”, sarebbe sconvolto!».

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John Landis riceve il Pardo d’onore Manor 2021 sul palco di Locarno.

JAMES BOND – «Quando avevo 25 anni lavoravo per Cubby Broccoli (Albert R. Broccoli, ndr) e Harry Saltzman, ero uno degli autori di un film che si chiama La spia che mi amava. Quindi si era formata una relazione con Broccoli e anni dopo, mi sembra dopo Blues Brothers, Cubby mi ha chiamato e mi ha offerto il primo Bond di Timothy Dalton (007 – Zona pericolo, ndr). Ho letto la sceneggiatura. Era terribile. Avevano già scelto gli attori e tutto. I film di Bond sono un business famigliare. Ora sono fatti da Barbara, la figlia, e il fratellastro. Ho incontrato anche Tim Dalton, che mi piaceva come attore, ma la storia era brutta quindi ho rifiutato. Ed ero molto dispiaciuto perché adoravo Cubby e sapevo che non mi sarebbe più ricapitata l’occasione di fare un film di Bond. E la stessa cosa è accaduta con Eddie Murphy e Beverly Hills Cop».

La Bluesmobile ispirata al cult di John Landis invade la Piazza Grande di Locarno

FILM CULT – «È un argomento molto interessante perché non so più cosa significhi dire “un film cult”. C’è stato un tempo in cui i film cult erano quelli che avevano un pubblico leale e molto ridotto, che amava quel film. Esempio? Rocky Horror Picture Show. Inizialmente non è stato un successo ma poi hanno iniziato a proiettarlo nelle art houses e le stesse persone andavano a vederlo tutte le settimane. Oggi intendono invece i cult come film che hanno incassato tanto e sono stati delle hit. Casablanca non è un cult, perché già allora è stato un grande successo ed è ancora oggi brillante. Ma anche Il mago di Oz, che penso sia geniale. Quelli sono ottimi film, non sono cult. Penso che un cult sia un film che all’uscita è stato un flop e viene poi trovato dal pubblico successivamente».

John Landis e Michael Jackson sul set del video di Thriller.

CINEMA & CGI – «La CGI è una cosa nuova e ogni volta che c’è qualcosa di nuovo lo si sfrutta, tutti lo usano e diventa migliore. Mi ricordo la prima volta che mi sono stupito degli effetti speciali, era con il primo film del Signore degli Anelli dove si vedono le enormi scene di battaglie. E mi sono detto “Questo sì che è impressionante, wow!”. E sapevo che era animato ma comunque funzionava per me. Il mio problema con la CGI è che, come nei film sui supereroi, così tante città sono state distrutte. La cosa più importante in uno di questi film, che sia horror o fantasy, è il senso di meraviglia. Tanti vecchi film, oggi li guardiamo e sembrano stupidi ma allora ci stupivano. Ora vedere un’intera città distrutta è noioso. Lo abbiamo già visto. Joe Dante, un mio grande amico, ha detto “Anche se ora puoi distruggere una città, non significa che devi per forza farlo”. Ma comunque, CGI e trucco possono coesistere e credo che faranno grandi cose insieme».

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Qui l’intervista a John Landis sul red carpet del Locarno Film Festival:

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