in

Io Sono Tuo Padre | Omar Sy, il sacrificio del Senegal e il passato della Francia…

Il Senegal e la guerra, l’esercito francese e quel richiamo all’attualità multiculturale: perché vederlo?

Io Sono Tuo Padre
Omar Sy in una scena di Io Sono Tuo Padre

ROMA – L’anno scorso a Cannes era stato scelto per aprire Un Certain Regard e così arriva ora al cinema Tirailleurs, in italiano diventato Io sono tuo padre, l’ultimo film di Mathieu Vadepied con protagonista assoluto Omar Sy, qui in veste anche di produttore (e non è un caso). Una storia di guerra decisamente insolita che contrappone all’orrore della guerra il legame inossidabile tra un padre e un figlio. Siamo nel Senegal del 1917, quando l’esercito francese costringe i giovani dei villaggi ad arruolarsi per compensare lo sforzo numerico che la Grande Guerra sta chiedendo al fronte. Bakary Diallo (Omar Sy) tenta di far fuggire il figlio Thierno (Alassane Diong, nipote di Sy nella vita reale) ma, non riuscendo nel suo intento, quando il ragazzo viene rapito dai francesi, decide di arruolarsi come volontario per proteggerlo e riportarlo a casa.

Io Sono Tuo Padre
Omar Sy nel ruolo di Bakary Diallo in Io Sono Tuo Padre.

Vadepied – che della pellicola è anche sceneggiatore assieme a Olivier Demangel – affronta così il tema del colonialismo (il Senegal è diventato autonomo solo nel 1958) riportando lo spettatore a quando la Francia usava nei suoi territori migliaia di vite per i propri fini. I giovani africani, quasi tutti provenienti da villaggi rurali, erano infatti inesperti e quanto di più lontano dall’uso delle armi e, sradicati dalla propria terra, dai propri costumi e dalle famiglie, furono catapultati tra gli orrori del fronte a combattere la guerra di qualcun altro con la promessa della cittadinanza francese. «Questo film è il progetto di una vita», ha spiegato il regista, «perché credo che senza riconoscere il nostro il nostro passato, non possiamo andare avanti e creare una società basata sul rispetto. Abbiamo cercato di raccontare una storia di esseri umani, con tutte le loro emozioni e i problemi. Lo scopo? Riuscire a trasformare la visione che abbiamo della nostra società».

Io Sono Tuo Padre
Alassane Diong in una scena del film.

Insomma, oggi il film sembra anche un modo per fare i conti con il passato in un momento difficile per la Francia dopo l’uccisione di Nahel Merzouk, ricordando il debito di sangue pagato dai Paesi che allora erano sotto il potere di Parigi. Centrale nello sviluppo è il rapporto tra Thierno e il padre, un grande Sy (anche per la scelta di esporsi su un soggetto così attuale, vedi la situazione in Niger) che impone la sua presenza restituendo l’immagine di una figura paterna imponente e ingombrante. Thierno, dapprima spaventato, troverà nella vita militare e nel cameratismo dei commilitoni un mezzo di emancipazione, affascinato dalla retorica della guerra. «Il film», ha spiegato Omar Sy, «racconta la vita privata degli uomini sullo sfondo della guerra. Una guerra raccontata dal punto di vista umano. Credo che sia l’unico modo per raccontarla, non c’è altro modo per trasmetterne il significato». Un dramma efficace (e attenzione alla colonna sonora di Alexandre Desplat) che ci costringe a riflettere sulla storia passata, su quella presente e, inevitabilmente, su quella futura…

  • PREVIEW | Omar Sy e il ritorno di Lupin
  • VIDEO | Qui il trailer di Io Sono Tuo Padre:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lascia un Commento

Pierfrancesco Favino in una scena di Comandante di Edoardo De Angelis

Comandante | Pierfrancesco Favino, Edoardo De Angelis e la storia di Salvatore Todaro

Michael Collins

Michael Collins | Liam Neeson, un eroe discusso e quella storia vera dietro il film