in

I Am A Noise | Se un documentario prova a raccontare il mito (eterno) di Joan Baez

La vita, la musica, la politica, il rapporto con Bob Dylan e le nevrosi. Viaggio dentro un mito

60 anni di carriera per Joan Baez, degnamente celebrati da I Am A Noise
Joan Baez e una vita incredibile: I Am A Noise

FIRENZE – Un documentario? No, molto di più, un viaggio in cui Joan Baez si confessa per quasi due ore, alimentando nello spettatore sorpresa, perplessità, delusione, infine tenerezza e gratitudine. Per una vita nevrotica, trascinata, più che vissuta, da un concerto a una marcia per i diritti civili. Già, la politica e il pacifismo, sembrano infiammarla, ma la verità – che lei stessa ci racconta in modo disarmante – è che il simbolo che diventò negli anni Sessanta non corrispondeva affatto alla tristezza della sua vita reale. Quelle lotte? Solo un modo per colmare un vuoto sempre più profondo. Joan si definisce da adolescente inadeguata, famosa a vent’anni ma pazza, innamoratissima di Bob Dylan, da lei scoperto e da lui abbandonata una volta diventato più famoso di lei, ansiosa, vittima di attacchi di panico, vittima insieme alle due sorelle di abusi da parte del padre.

La locandina di Joan Baez: I Am a Noise, di Miri Navasky, Maeve O'Boyle e Karen O'Connor
Un dettaglio della locandina di Joan Baez: I Am a Noise.

Il quadro iniziale di una bellissima famiglia si rivela così l’inizio di una storia terribile, in cui le sorelle Baez – l’altra è Mimi, che morirà nel 2001 – vivono con un lato oscuro che le accomuna e che resta incomprensibile per tantissimi anni. Fino allo svelamento della tragedia. Ma, e questo ma, è molto importante, I Am A Noise – il bellissimo documentario sulla sua vita presentato al Festival dei Popoli di Firenze e ancora in attesa di distribuzione – non è un racconto politico, artistico o creativo, è invece una storia di perdono, di riconciliazione, grazie alla quale Joan Baez ha potuto vivere gli ultimi dieci anni della sua vita molto meglio di prima, più serena. Il documentario, in buona parte da lei stessa narrato, è ipnotico proprio perché da subito si percepisce una delicata intimità con cui Joan vuole che si entri nella sua vita. Registrazioni, lettere, poesie più che canzoni sono parte essenziale di questo viaggio nell’anima, non dell’America, ma di Joan Baez.

Joan Baez in una delle foto di repertorio presenti nel documentario
Joan Baez in una delle foto di repertorio presenti nel documentario

Bellissima oggi a 82 anni come allora a 20, quando con la chitarra e la sua voce incantava giovanissima il suo pubblico con canzoni come Don’t think twice is alright o Farewell Angelina, mentre il Vietnam era in fiamme e Woodstock sembrava l’inizio di un nuovo mondo. La sua nevrosi, dovuta all’incubo degli abusi paterni, ha segnato la sua vita, gli sbalzi di umore, l’amore non corrisposto e il desiderio mai appagato di dare un senso allo stare nel mondo, descrivono una vita che in parte può essere proprio dello spettatore, che per definizione è alla ricerca di senso. Un testamento? Forse, perché l’impressione è con I Am A Noise che la cantante speri (anche) di lasciare un’idea onesta della sua vita. Per quanto ci riguarda, ci è riuscita perfettamente…

  • ROCK CORN | Quando la musica incontra il cinema
  • VIDEO | Qui il trailer di I Am A Noise:

 

 

Lascia un Commento

Uccellacci e Uccellini | Marx, il corvo e quell’incontro tra Pier Paolo Pasolini e Totò

Caterina Carone, Christian De Sica e Teresa Saponangelo in un momento della nostra intervista a proposito di I Limoni d'Inverno, al cinema dal 30 novembre

VIDEO | Caterina Carone, Christian De Sica, Teresa Saponangelo e I Limoni d’Inverno