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Un sogno lungo un giorno, quello stupefacente disastro di Francis Ford Coppola

Las Vegas, Tom Waits, i colori, la musica: un flop colossale? Sì. Un cult assoluto? Anche

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Francis Ford Coppola con Teri Garr e Nastassja Kinski sul set di Un sogno lungo un giorno.

MILANO – Viviamo in tempi in cui la televisione è affollata di personaggi che vengono trattati da rockstar perché maneggiano abilmente pentole e mestoli. La verità? Oggi un buon soffritto smuove più fans di un buon film o un buon disco. Eppure – paradosso – qualcosa accomuna il modo in cui i grandi talenti stanno dietro i fornelli e dietro la cinepresa: c’è un modo di fare cinema che ha molto in comune con l’alta cucina perché condivide l’obiettivo di coinvolgere ed inebriare i sensi attraverso una ricetta complessa, fatta di elementi e tempi differenti, mescolati dall’arte di chi li sa unire in base ad una personale visione d’insieme. Un cinema in cui le componenti più razionali e meno emotive del rapporto con il pubblico diventano secondarie. Un esempio? La trama.

Un sogno lungo un giorno
Raul Julia, Teri Garr e Las Vegas.

Ormai ritiratosi tra vigne e cibo, ma in realtà pronto a stupire con il suo nuovo film, Megalopolis, Francis Ford Coppola rimane senza dubbio uno dei grandi chef del cinema del Novecento e – una volta in più – lo dimostrò nel 1982 con Un sogno lungo un giorno (al momento non disponibile però su nessuna piattaforma) colossale disastro commerciale che portò al fallimento della sua casa di produzione, la Zoetrope, e che rivisto oggi è in realtà un meraviglioso, poetico regalo a chi pensa che il cinema non sia solo un linguaggio per il cervello, ma sia soprattutto un raffinato alimento per gli occhi e le orecchie.

Un sogno lungo un giorno
Ancora Teri Garr, qui con Fredric Forrest.

Un film che aggredisce visivamente lo spettatore, un film incendiato da violenti colori pastello, il blu, il rosso, il verde, il giallo, il viola, lampi che a turno dominano le scene in uno stile fumettistico vicino ai videoclip musicali anni Ottanta, non a caso alcune scene ricordano il video Billy Jean di Michael Jackson, girato lo stesso anno. Fumettistico è anche lo stile del montaggio in cui immagini scontornate sbordano e si accavallano, quella precedente in quella successiva, finendo così a battere il ritmo ma anche l’intreccio della storia. Una storia secondaria, di un amore perso e ritrovato tra dolori e tradimenti nel giorno del 4 luglio a Las Vegas. Appiglio per cucinare una ricetta per la vista, ma anche per l’udito grazie alla colonna sonora di Tom Waits, sempre presente, parte integrante del racconto, a spiegare e sviluppare la storia, come il coro nelle tragedie greche.

Swing morbido suonato da piano, chitarra, fiati, contrabbasso e spazzole sulla batteria, cantato a due voci da un Waits riconoscibile ma con ancora qualche timbro pulito nella voce e dalla voce perfetta di Crystal Gayle. Una colonna sonora quella di Un sogno lungo un giorno per cui viene naturale accendersi una sigaretta via l’altra, smollare la cravatta davanti al whiskey e mettersi su la faccia di chi ne ha viste troppe. Nel cast, ecco Frederic Forrest nel ruolo di Hank e Teri Garr nel ruolo di Frannie, ma impossibile non citare Henry Dean Stanton alias Moe, miglior amico Hank: con il suo volto affilato e inquieto è una delle maschere più potenti di tutto il cinema alternativo americano.

E poi c’è Laila…

E poi c’è Laila, la ragazza del circo. Bellissima, svanisce in un attimo se non viene ripagata con la gentilezza e l’attenzione che si deve all’amore. Una meravigliosa Nastassja Kinski poco più che ventenne, di una bellezza onirica e carnale. A questo punto direte: ma cosa c’è di rock in Un sogno lungo un giorno? Tanto: Stanton prima di tutto, la musica e il suo ruolo nella trama, una Las Vegas/giocattolo ma soprattutto l’attitudine di Coppola, il coraggio di rischiare e fare uno splendido disastro. 100% rock’ n’ roll attitude.

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