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HOT VIDEO: Madonna, David Fincher e l’ispirazione underground di Vogue

Il voguing, la vecchia Hollywood, le citazioni artistiche e l’influenza della ball culture

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In Italia non è ancora arrivata, ma lo scorso 3 giugno negli Stati Uniti ha debuttato il primo episodio di Pose, serie tv creata per FX dalla coppia d’oro del piccolo schermo, Ryan Murpgy e Brad Falchuk (vedi Glee e American Horror Story), insieme a Steven Canals. Di cosa si tratta? Otto episodi ambientati nella New York del 1987, quella divisa tra i sofisticati salotti artistico-letterali e la vibrante scena underground. La stessa dalla quale prese vita la ball culture che vede nel voguing il suo massimo e più famoso rappresentante. Uno stile di danza nato negli anni ’70 nei locali gay di alcune città statunitensi tra le comunità latino e afroamericane e divenuto un fenomeno di costume sul finire degli anni ’80.

Una rivendicazione, attraverso vere e proprie gare, della propria immagine ed identità, ispirata alle pose plastiche delle copertine della bibbia della moda: Vogue. A renderlo celebre al di fuori di quei locali newyorchesi un documentario – Paris is Burning di Jennie Livingston – e un videoclip datato 1990. Lo stesso anno di I’m Breathless, quinto album in studio di Madonna e colonna sonora di Dick Tracy, noir diretto e interpretato da Warren Beatty ispirato all’omonimo fumetto. Primo singolo estratto, neanche a dirlo, Vogue. Un brano registrato in California, ma ispirato al mondo del vogueing al quale la pop star venne introdotta dal coreografo Jose Gutierez Xtravaganza dell’Harlem “House Ball” Community.

Alla regia un ventottenne David Fincher che una manciata di anni dopo avrebbe esordito sul grande schermo con il terzo capitolo di Alien. Una carriera iniziata come assistente agli effetti visivi per la Industrial Light & Magic di George Lucas e proseguita attraverso spot pubblicitari e video musicali fino a diventare uno dei più importanti cineasti contemporanei. Tutto merito di titoli come Fight Club, Zodiac o The Social Network senza dimenticare il contributo dato alla serialità grazie House of Cards e Mindhunter. Terza collaborazione tra Fincher e Miss Ciccone dopo Express Yourself, ispirato a Metropolis di Fritz Lang, e l’autobiografico Oh, Father, Vogue si aggiudicò ben nove nomination ai Video Music Awards del 1990.

Filmato in un bianco e nero d’ispirazione anni Venti e Trenta, il video omaggia le atmosfere della vecchia Hollywood anche grazie alla scelta di inserire riproduzioni di opere d’arte di Tamara de Lempicka e scenografie dallo stile Art Deco. Inoltre, alcune delle scene – da quella in cui Madonna, di spalle, indossa il corsetto al suo primo piano di profilo – sono riproduzioni in movimento degli scatti del fotografo di moda Horst P. Horst. Un video citazionista nel quale le coreografie di Karole Armitage esaltano il voguing e in cui Madonna, complice la menzione a star del passato come Marilyn Monroe e Rita Haywort, gioca con atteggiamenti e pose da diva.

Inoltre, nel video la cantante indossa il famoso reggiseno a cono disegnato da Jean Paul Gaultier, lo stilista francese artefice dei costumi del Blond Ambition Tour, partito a meno di un mese dalla pubblicazione del singolo. E a rivederlo, a quasi trent’anni dalla sua messa in onda, Vogue mantiene intatto il suo raffinato spirito irriverente e il suo messaggio di inclusione. Anticipatore, ieri come oggi. «It makes no difference if you’re black or white, if you’re a boy or a girl. If the music’s pumping it will give you new life».

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