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HOT VIDEO: M.I.A. e la crisi migratoria raccontata in Borders

La cantane inglese è regista e interprete di un video metaforico e potente

Freshly Popped

«Ci rubano il lavoro». «Se ne stessero a casa loro». «Hanno tutti il cellulare». «È affogato un altro barcone? Poco male sarà stato pieni di ladri e stupratori». A prescindere dai colori politici, questa é solo una piccola carrellata dei commenti ignoranti, inumani e osceni che si possono leggere sui social. Persone magari insospettabili che, spesso complice uno smartphone, danno libero sfogo ad una rabbia alimentata da un “politica” superficiale e scellerata. Gli stessi per i quali l’unica fonte di informazione è legata ai post (fake) di Facebook e che augurano la morte, rigorosamente tramite social, a chi non la pensa come loro. La fortuna di vivere in democrazia. Quella che non hanno i bambini, le donne e gli uomini cresciuti, se non addirittura nati, nei campi profughi, morti affogati in mezzo al mare, torturati, violentati e umiliati da regimi dittatoriali o guerre dalle quali fuggono.

Parole e immagini ormai così comuni da lasciar(li) indifferenti mentre ne leggiamo distrattamente scrollando l’home page di un quotidiano on line, tra ricette e news calcistiche. E poi c’è chi, invece, tra semplici cittadini e artisti, a quelle immagini, morti e tragedie non riesce ad essere impassibile, non riesce a minimizzare o semplificare. È il caso di M.I.A., la rapper e cantautrice britannica da sempre etichettata come “scomoda” per i suoi testi politicamente schierati o le dichiarazioni senza filtri. Forse perché anche lei, nata a Londra ma cresciuta nello Sri Lanka, è stata un rifugiata da bambina. Scappata con la famiglia, di origini tamil, nella capitale britannica quando aveva dieci anni, non ha mia fatto mistero del suo supporto alle Tigri Tamil, gruppo militante dichiarato del 2001 organizzazione terroristica ma unici oppositori del Governo di Colimbus in una guerra civile
durata quasi vent’anni.

E a Bala, lo zio che aiutò lei e la sua famiglia a sfuggire da quel conflitto, è dedicato il video di Borders. La canzone del 2016 contenuta in AIM, quinto disco dell’artista pubblicato per la Interscope Records che ha scatenato non poche polemiche per il suo contenuto. Diretto dalla stessa M.I.A., il video è, ancora oggi, drammaticamente attuale. Girato in India, Borders mostra attraverso metafore visive dal forte impatto la dolorosa realtà della crisi migratoria e umanitaria. Le numerose comparse presenti non sono attori ma giovanissimi abitanti dei campi profughi di quella zona geografica o persone “scritturate” per strada. Un brano electro-hip hop che ci chiama in causa tutti e ha avuto come diretta conseguenza per il suo schieramento violente reazioni da parte di gruppi neonazisti.

Ma non solo. Dopo la disputa legale con la NFL per aver mostrato il dito medio durante la sua performance al fianco di Madonna e Nicki Minaj al Sper Bowl del 2012 – perché in America puoi mettere in una gabbia dei bambini solo perché figli di immigrati ma guai a fare il middle finger in diretta tv – M.I.A. ha anche rischiato una denuncia dal Paris Saint-Germain. Perché? In una delle scene del video si vede l’artista con addosso una maglia della squadra. Nulla di strano se non fosse che lo sponsor Fly Emirates è stato trasformato in Fly Pirates. Una scelta poco gradita alla società che si è limitata a diramate un comunicato stampa piccato. Una polemica che ha quasi rischiato di oscurare il messaggio di Borders nel quale piramidi umane di migranti formano gli stessi barconi che li trasportano, stipati per giorni in mare, verso un futuro che sperano migliore di ciò che si sono lasciati alle spalle. «Your future. What’s up with that?».

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