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Da Piccole Donne a Barbie, tra donne e futuro: l’importanza di chiamarsi Greta Gerwig

Dal Mumblecore agli Oscar, tra Sacramento e Hollywood: analisi di un’autrice decisamente unica

Greta Gerwig
Ryan Gosling alla prima di Barbie con la maglietta con la scritta Greta Gerwig.
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ROMA – Tra i tanti film dell’anno, uno in particolare sta incuriosendo appassionati e cinefili (nonché noi, ovviamente), una pellicola che sulla carta dovrebbe essere un blockbuster, ma che forse non lo è. Parliamo – ovviamente – di Barbie, titolo ispirato alla bambola più famosa del mondo da quasi un miliardo e mezzo di dollari al box-office e terzo film da regista di Greta Gerwig, attrice, sceneggiatrice e inserita tra le persone più influenti del cinema contemporaneo da Time che, qualche anno fa, le dedicò anche una copertina, titolando: How women are redirecting Hollywood.. and America. Ma chi è veramente Greta Gerwig e perché tutti parlano di lei? Anche se il suo esordio alla regia è legato all’uscita di Lady Bird nel 2017 – opera semi autobiografica con Saoirse Ronan, cinque nomination all’Oscar – la carriera della Gerwig in realtà è iniziata molto, ma molto prima, all’inizio degli anni Duemila quando, da giovanissima, aderì al Mumblecore, ovvero il movimento americano di cinema indipendente che produceva film con budget ridotti, sceneggiature (molto) improvvisate e attori dilettanti.

Barbie
Barbie e Ken ovvero Margot Robbie e Ryan Gosling in Barbie.

Nata a Sacramento, classe 1983, la Gerwig ad un certo punto decise infatti di attraversare l’America e unirsi al movimento indie dell’East Coast sperimentando scrittura, recitazione e, non ultima, la regia. Il vero esordio dietro la macchina da presa, infatti, non risale al 2017 bensì a dieci anni prima con Nights and Weekends (2007) diretto in coppia con Joe Swanberg, personalità di spicco del cinema indie di quegli anni. I personaggi? Rispecchiano le storie di una generazione, quella dei millennials, immersi in una società capitalista e consumista, inconsapevolmente prossimi al baratro lavorativo della crisi economica che arriverà. Nel 2010, dopo un’apparizione anche in The House of the Devil di TI West (ancora sconosciuto), Greta approderà al mainstream grazie a Lo stravagante mondo di Greenberg (film decisamente sottovalutato) dove dividerà la scena con Ben Stiller e – soprattutto – verrà diretta da Noah Baumbach, futuro partner nel lavoro e nella vita.

Greenberg
Greta Gerwig con Ben Stiller in Lo stravagante mondo di Greenberg.

Poi continuerà la carriera da attrice – con film come Ragazze allo sbando (2011), Amici, amanti e.. (2011) e To Rome with Love (2012) di Woody Allen – ma ormai le cose sono cambiate: solo nella scrittura trova la vera ispirazione nonché la chiave di lettura per dar vita a personaggi femminili realistici, empatici e sempre in movimento. Personaggi come Frances in Frances Ha (2012) diretto da Baumbach e scritto a quattro mani con lui, oppure la Brooke di Mistress America (2015), donne che rappresentano un importante punto di svolta non solo nel suo cinema ma anche, su larga scala, nello storytelling dei personaggi femminili. Non manca mai la componente del viaggio, metaforico e intellettuale, alla scoperta di sé; i suoi personaggi sono goffi e talvolta frivoli, sperimentano fallimenti e insicurezze, tentando di trovare la propria strada lontano da casa – sia questa un luogo fisico o spirituale – ma soprattutto lontano dai cliché dell’happy ending romantico. Le problematiche dei suoi personaggi, infatti, ruotano sì attorno alle relazioni amorose, ma solo superficialmente, perché i loro drammi più profondi sono legati ai conflitti familiari, alle aspirazioni lavorative e alle aspettative sociali.

Frances Ha
In una scena di Frances Ha. Sì, l’altro è Adam Driver.

Esagerato? No. Emblematica in questo senso la frase della protagonista in Frances Ha: «Sono così imbarazzata, non sono ancora una persona vera». Quando nel 2017 esce Lady Bird – con due candidature agli Oscar a sceneggiatura e regia solo per lei – è chiaro quanto il suo cinema miri a prendere una direzione diversa rispetto a ciò che si è visto fin lì: Lady Bird non è solo un coming of age su una ragazza che deve trovare la sua strada tra intrecci amorosi e speranze per il futuro, bensì anche e soprattutto una storia d’amore tra un’adolescente e sua madre, come avrebbe poi ammesso la stessa regista. La centralità conferita ai personaggi femminili però non limita l’analisi di quelli maschili che godono di grande spessore e sensibilità. In Lady Bird il personaggio interpretato da Timothée Chalamet è il prototipo del bello e dannato, ma lo è senza risultare tossico; i suoi comportamenti e le sue parole non fanno di lui il principe azzurro, ma lo rendono umano e fragile.

Greta Gerwig
Timothée Chalamet e Saoirse Ronan in Piccole donne.

Anche Laurie (sempre Chalamet) in Piccole donne – diretto dalla Gerwig nel 2019, cinque nomination e un Oscar – è ricco di sfumature e fragilità inaspettate che non lo mettono in contrapposizione con Jo (ancora Saoirse Ronan), eroina per eccellenza della storia, bensì arricchiscono lo storytelling. Cosa aspettarsi dunque da Barbie? Di sicuro non la storia sulla nascita del giocattolo più famoso del mondo. La nascita di un mito, la prima bambola con le sembianze di una donna adulta, l’icona della perfezione, il modello rincorso dai bambini di tutto il mondo, offre infiniti spunti di narrazione specie a una regista come Greta Gerwig che sa come dare una chiave di lettura nuova e fresca alle storie più prevedibili. Se in Piccole donne è stata capace di dare profondità a un personaggio come quello di Amy (Florence Pugh, bravissima) rendendolo moderno e accattivante dopo che generazioni di lettori lo avevano lasciato ai margini, Barbie avrà per protagonista Margot Robbie che, oltre ad essere la scelta perfetta per la somiglianza con la mitica bionda in punta di piedi, lo è anche per il percorso che questa ha intrapreso.

Barbie
Margot Robbie in un’altra scena di Barbie.

Un po’ come la Gerwig, Robbie ha tracciato un percorso parallelo a quello della recitazione fondando, nel 2014, una casa di produzione, la Lucky Chap Entertainment – insieme all’attuale marito Tom Ackerley – con cui ha realizzato progetti innovativi, in cui ricopre spesso il ruolo principale. Tra gli altri TonyaBirds of Prey, ma soprattutto, Una donna promettente, che due anni fa ha rivoluzionato il revenge movie, facendo vincere un Oscar per la sceneggiatura a Emerald Fennell, che lo ha scritto e diretto. In veste di produttrice, la Robbie sta investendo in progetti ambiziosi e dal taglio moderno, con una spiccata predilezione per le tematiche femminili non stereotipate. Non solo: ancora una volta in Barbie ad affiancare Greta Gerwig nella scrittura ci sarà il suo compagno e padre dei suoi due figli, Noah Baumbach, binomio uomo donna per raccontare una storia all’apparenza unicamente femminile (o no?). Riusciranno i due registi dall’anima indie a rovesciare i pregiudizi verso la bambola e quel mondo in rosa? Non resta che aspettare…

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