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Dal Bronx all’Oscar: Viggo Mortensen, Mahershala Ali e la storia vera di Green Book

Il film di Peter Farrelly ha vinto l’Oscar come miglior film. Ma chi erano davvero Don e Tony?

Green Book, una scena del film.
Viggo Mortensen e Mahershala Ali in una scena di Green Book.

Nel 1936 un impiegato delle poste di Harlem, Victor H. Green, diede alle stampe una guida, The Negro Motorist Green-Book, nella quale aveva mappato tutti gli itinerari percorribili, le stazioni di benzina, i diner e gli hotel che avrebbero prestato servizio agli afroamericani nel profondo sud razzista degli Stati Uniti. Una pubblicazione, riveduta e aggiornata di anno in anno, proseguita fino al 1966. Da quel libro prende il nome Green Book, film diretto da Peter Farrelly che, accantonati i toni di commedie cult come Scemo & più scemo, porta sul grande schermo la storia dell’amicizia tra il pianista afroamericano Don Shirley e il buttafuori di origine italiana (poi attore per Coppola, Scorsese e I Soprano, ma questa è un’altra storia) Frank Anthony Vallelonga.

Green Book, le copertine di due edizioni.
Le copertine di due edizione del The Negro Motorist Green-Book.

New York, 1962. Vallelonga (Viggo Mortensen), conosciuto da tutti come Tony Lip grazie alle sue convincenti doti oratorie, è il buttafuori del Copacabana. Quando il night club newyorchese sulla Sessantesima Strada chiude per rinnovare i locali, Tony, marito e padre di famiglia, deve inventarsi alla svelta qualcosa per sbarcare il lunario. Scopre che un pianista sta cercando una persona che lo accompagni durante il suo prossimo tour. Dal Bronx arriva fino a Downtown per un colloquio nell’appartamento, posto esattamente sopra il Carnegie Hall, di Don Shirley (Mahershala Ali), raffinato prodigio del piano.

Green Book, una scena del film.
Viggo Mortensen e Mahershali Ali in una scena di Green Book.

All’inizio non è convinto sia il lavoro giusto per lui. Lontano da casa per mesi, sempre in macchina e con un ruolo più da tuttofare che di semplice autista. E poi, diciamolo, Tony è razzista nonostante anche lui, da italoamericano, dovrebbe saperne qualcosa di discriminazioni. Ma la paga è buona e non può certo continuare a vivere di espedienti più o meno legali per pagare l’affitto. Così i due si mettono in marcia per un tour che li porterà dal Midwest fino in Alabama passando per l’Indiana. Sul sedile anteriore della Cadillac verde acqua sulla quale viaggiano, tra pacchetti di sigarette e resti di hamburger, una copia di The Negro Motorist Green-Book.

Green Book, una foto del vero Tony Lip.
Tony Lip e Tom Jones al Copacabana di New York.

Solo un anno prima era iniziato il viaggio in autobus sulle tratte interstatali del sud del Paese dei Freedom Riders, gruppo di attivisti per i diritti civili deciso a far valere la sentenza della Corte Suprema che aveva riconosciuto anticostituzionale la segregazione sui mezzi pubblici. Perché nonostante quel verdetto storico, in alcuni stati vigevano ancora le cosiddette leggi Jim Crow e per un uomo o una donna di colore trovarsi su quelle strade costituiva un pericolo. «Non sono abbastanza nero e non sono abbastanza bianco. Cosa sono?» si domanda il Don Shirley di Mahershala Ali nel corso del film.

Green Book, una scena del film.
Viggo Mortensen e Mahershali Ali in una scena del film.

Perché? Musicista sopraffino, elegante, acculturato, Shirley era solito esibirsi per una platea di bianchi benestanti, gli stessi che, dopo averlo applaudito, non gli permettevano di sedersi a tavola con lui o di usare il bagno. Un alieno agli occhi della sua comunità con la quale condivideva, però, il medesimo trattamento su quelle strade in cui per i neri vigeva il coprifuoco. E nonostante la guida a portata di mano, Tony e Don scopriranno cosa significhi essere una minoranza in un’America razzista che, ieri come ai giorni nostri, discrimina, deride, picchia e uccide in base al colore della pelle o all’orientamento sessuale.

Green Book, una foto del vero Don Shirley.
Una foto di Don Shirley interpretato da Mahershala Ali.

Quel viaggio nato (controvoglia) per lavoro si trasformerà, tappa dopo tappa, in un’amicizia sincera durata fino alla morte dei due, avvenuta a pochi mesi di distanza l’una dall’altra nel 2013. Una storia raccontata con le loro stesse parole grazie al figlio di Tony, Nick Vallelonga – sceneggiatore del film insieme a Farrelly e Brian Hayes Currie – che negli Anni Ottanta iniziò a registrare su dei nastri i racconti della coppia di amici, consapevole che quello accaduto durante i chilometri percorsi insieme meritasse di essere raccontato.

Green Book, una scena del film.
Viggo Mortensen e Mahershala Ali all’interno della Cadillac che portò Tony Lip e Don Shirley in tour.

Premiato con tre Golden Globes, sulla carta, Green Book era uno dei titoli favoriti agli Oscar con cinque nomination di cui tre vittorie come miglior attore non protagonista, migliore sceneggiatura originale e miglior film. Non male se si pensa alla bufera scoppiata contro Viggo Mortensen – candidato come miglior attore -, protagonista di un fraintendimento a sfondo razzista, e al vecchio tweet del 2015 in cui Nick Vallelonga supportava la tesi di Trump secondo cui centinaia di musulmani avrebbero festeggiato sul suolo americano l’attacco alle Twin Towers. Senza contare poi l’intervista a Peter Farrelly sul Newsweek del ’98 tornata alla ribalta nelle scorse settimane, in cui il regista raccontava di aver fatto uno scherzo a Cameron Diaz ai tempi di Tutti pazzi per Mary mostrandole le sue parti basse. In tempi di #MeeToo e politically correct la vittoria agli Oscar di Green Book rischiava di arrestarsi…

Qui potete vedere il trailer di Green Book:

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