ROMA – Alla morte, il 12 dicembre del 1999, lo scrittore Joseph Heller non riuscì ad ottenere dalla figlia la ricetta del pot roast dell’ex moglie di cui era ghiotto. Nemmeno offrendo diecimila dollari in contanti. Fu un piccolo atto sovversivo da parte di una donna che soffrì terribilmente il divorzio dei genitori e che, nonostante la maturità, si schierò dalla parte della madre solo in quell’unica circostanza. Una piccola curiosità, certo, ma l’aneddoto dice molto riguardo un personaggio poliedrico come Heller e delle reazioni che sapeva scatenare con i suoi atteggiamenti sopra le righe. Aviatore per l’esercito americano durante la Seconda Guerra Mondiale, Heller ha portato la sua esperienza al fronte in un romanzo cult, Catch-22, in Italia Comma 22.
Un’opera antimilitarista che ha ispirato Mike Nichols prima – autore dell’adattamento cinematografico del 1970 con Alan Arkin e Art Garfunkel (guardate questa scena) – e George Clooney adesso, che ha deciso di costruire una miniserie in sei puntate – di cui è protagonista – disponibile in Italia su Sky Atlantic. La regia di Clooney? Prima di tutto: molto fedele al libro. Dimenticate il coraggio, i vessilli che sventolano con orgoglio, l’ardore delle battaglie. È una questione di verità, o meglio, di realismo estremo. Heller i bombardieri B-25 Mitchell li aveva conosciuti in qualità di puntatore.
Stava combattendo per la sua patria in difesa della libertà, certo, ma era solo un ragazzo di Coney Island e aveva paura di morire. Di ritorno, sano e salvo e con una caricatura che fece per lui a via Margutta un certo Federico Fellini, Joseph impiegò anni prima di scrivere il romanzo che gli avrebbe dato il successo. Quel sentimento di terrore misto a irrefrenabile voglia di vivere si incarnò quindi in un antieroe unico: il capitano John Yossarian. Come altri del suo reparto, Yossarian rischiava la vita a ogni missione. L’unico modo per essere esentato dalla condanna era dichiararsi pazzo e fare appello al cosiddetto Comma 22. «Chi è pazzo può chiedere di essere esentato dalle missioni di volo, ma chi chiede di essere esentato dalle missioni di volo non è pazzo». Un paradosso che racchiude e amplifica l’assurdità di ogni guerra.
Nel 1953 l’agente letterario Candida Donadio riuscì a piazzare il primo manoscritto dell’opera, Catch-18, su New York Writing. Da semplice copywriter pubblicitario, Heller si ritrovò al fianco di Dylan Thomas, Heinrich Böll e Jack Kerouac SU un numero particolarmente fortunato della rivista. Quella storia catturò l’interesse degli editori Simon & Schuster che gli chiesero di portare a termine il romanzo, pubblicato nell’ottobre del 1961. Ambientato sul fronte italiano, in una base militare sull’isola di Pianosa in Toscana, Catch-22 pullula di personaggi memorabili. A partire dal capitano Yossarian, che nella miniserie è interpretato da Christopher Abbott, meditabondo protagonista in cerca di una soluzione a quel colossale pasticcio.
Il comandante Scheisskopf, ruolo affidato allo stesso Clooney e che nel film di Nichols era interpretato da Martin Balsam, è invece un militare ossessionato dalla vittoria e da una moglie che lo vorrebbe più premuroso. Per finire, ma la lista è fin troppo sintetica, ecco anche il maggiore de Coverley: un istrionico Hugh Laurie nei panni di un cervellotico soldato che non rinuncia ai piaceri della vita nemmeno al fronte. Lo vediamo proprio mentre gusta una costoletta servitagli su un vassoio d’argento dall’ufficiale di mensa Milo Minderbinder (Daniel David Stewart).
Cultore del cibo cinese, passione che condivise con Mel Brooks e Mario Puzo, donnaiolo indefesso, amante della vita in ogni sua sfumatura, fallito sceneggiatore a Hollywood, Heller – scomparso esattamente vent’anni fa, nel dicembre del 1999 – continua ancora oggi ad affascinare il pubblico con un umorismo anarcoide e feroce. Forse l’unico sentimento possibile in un’epoca in cui tutti abbiamo smesso di considerare la guerra come una parata di eroi. E Yossarian non può che essere lui.
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