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Un evasione da prima pagina: ma chi erano i veri protagonisti di Escape at Dannemora?

Due fuggitivi, una complice: la storia che ha ispirato la miniserie di Showtime diretta da Ben Stiller

Benicio Del Toro è Richard Matt in Escape At Dannemora. Foto di Christopher Saunders.

ROMA – Un Post-it giallo con la faccia sorridente di un uomo dagli occhi a mandorla e la scritta “Have a nice day”. Di sicuro avevano senso dell’umorismo Richard Matt e David Sweat, che nel giugno 2015 realizzarono una spettacolare evasione dal carcere di Dannemora, nello stato di New York. Oltre al danno, la beffa, con quel messaggio sprezzante incollato sul canale di metallo attraverso cui erano scappati. Qualunque regista con un po’ di intuito sa che un fatto di cronaca di questo tipo contiene già tutti gli ingredienti perfetti per affascinare il pubblico: prendete due bad guys ribelli, una donna disperata e depressa che si invaghisce di loro e una prigione (apparentemente) inespugnabile in cui tempo e spazio paiono sospesi. Il resto verrà da sè.

Benicio Del Toro e Paul Dano sono Richard Matt e David Sweat.

A far tesoro di questa incredibile storia vera, questa volta è stato Ben Stiller che – lontano da commedie e notti al museo – ha diretto per Showtime Escape at Dannemora, una miniserie in otto parti vista su Sky Atlantic. Il cast? Di prima fascia: Benicio Del Toro interpreta l’enigmatico Richard Matt, Paul Dano è David Sweat, faccia d’angelo e cuore di tenebra. E poi c’è Patricia Arquette – occhiali e capelli unti – nel ruolo chiave di Joyce Mitchell, la sarta del penitenziario che aiutò la coppia a evadere. Ma chi erano i veri protagonisti di Escape at Dannemora?

I veri David Sweat e Richard Matt.

Richard Matt stava scontando la pena per un duplice omicidio e aveva già tentato più volte di evadere. David Sweat, invece, era in carcere per aver ucciso un poliziotto nel luglio del 2002. Impiegati in sartoria, erano certi di una cosa: non avrebbero chiuso la loro vita nel Clinton Correctional Facility. La costruzione era imponente, ma anche la fortezza più sicura doveva avere un punto debole. Avevano bisogno solo di una cosa: un complice all’altezza della situazione.

Patricia Arquette, ovvero Joyce Mitchell.

Non ci misero molto a trovarla: la scialba Joyce Mitchell, tanto fragile e desiderosa di essere amata da diventare la partner in crime ideale per il folle piano dei due. Matt non ci mise molto a conquistarla e a farsi consegnare poi cacciaviti e seghetti, da lei nascosti nella carne dei pasti. Giorno dopo giorno. A nulla però sarebbe servita quella dedizione senza un duro lavoro quotidiano, un piano preciso e studiato, non a caso per anni i giornali e le TV avrebbero parlato di fuga à la Shawshank Redemption. E così fu.

Ben Stiller sul set con Benicio Del Toro.

Settimana dopo settimana Matt e Sweat aprirono con cura un varco nel retro delle rispettive celle, situate nel blocco A, al quarto piano dell’edificio. Con la stessa abnegazione modellarono poi dei manichini con le loro magliette per ingannare le guardie. Percorrendo il passaggio tra il muro e la passerella, incustodita, scesero al pianterreno, lanciandosi nel condotto del vapore, proprio quello dove poi sarebbe stato ritrovato il Post-It. Strisciarono per qualche centinaio di metri oltre le mura della prigione, portando con sé gli attrezzi in una custodia per chitarra. Era la notte del 6 giugno 2015 e la missione impossibile era conclusa.

David Sweat al momento dell’arresto.

Cosa successe dopo? Per venti giorni le forze dell’ordine batterono le zone attorno al penitenziario. Il primo a cadere fu Matt, ucciso dai cecchini il 26 giugno, non lontano dal confine canadese. 48 ore dopo toccò a Sweat, catturato a poche miglia di distanza dal luogo della morte dell’amico. Mille agenti furono impiegati per la cattura dei fuggitivi, che – alla fine – dopo un lavoro di anni, poterono hanno godere solo di poche ore di libertà. Una lotta impari, un fallimento annunciato, un rituale selvaggio seguito passo dopo passo dai media.

La vera Joyce Mitchell, ancora oggi in prigione.

In una caccia all’uomo lo squilibrio delle forze in campo è parte integrante del quadro. Ed è anche questo a rendere una storia appassionante. Finiti i titoli di coda però, rimangono le vite delle persone coinvolte e riprese in Escape at Dannemora: Sweat, dopo aver anche tentato uno sciopero della fame, continua la sua vita nella prigione di Attica, mentre la Mitchell, dopo aver cercato di spiegare di essere stata manipolata, non è riuscita a ottenere la condizionale ed è ancora in cella dopo essere quasi diventata una star: tre anni fa il Today Show l’ha intervistata in prigione e proprio quell’intervista, che potete vedere qui sotto, è diventata la fonte d’ispirazione principale per Patricia Arquette. E realtà e finzione non sono mai state tanto vicine…

Qui potete invece vedere il trailer della miniserie:

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