MILANO – Direttamente dal concorso di Cannes dell’anno scorso, festival d’elezione di tutta l’opera di Arnaud Desplechin, arriva adesso nella caldissima estate italiana per Movies Inspired il suo più recente dramma, Fratello e sorella, a cui dedichiamo la nostra rubrica French Touch. La storia è quella dei fratelli Louis (Melvil Poupaud) e Alice Vuillard (Marion Cotillard) di Roubaix, la famiglia di cui spesso racconta il cinema del regista: lei è attrice teatrale di successo, lui poeta, scrittore e professore. I due non hanno alcun rapporto da oltre vent’anni, a causa di un odio antico, ma un incidente subito dai genitori farà nuovamente incrociare i loro destini. C’è un terzo fratello, Fidèle (Benjamin Siksou) di cui Desplechin si disinteressa, perché il fulcro della sua narrazione deve essere l’odio tra questi due fratelli che un tempo si sono amati.
Questo finché lei è stata la sua musa e lui era solo un fallimento agli occhi della famiglia. I primi successi di Louis pare siano determinanti nella frattura poi definitivamente esacerbata dal (presunto?) disinteresse di Alice alla morte del nipote, il figlio di Louis. Ma siamo sicuri siano queste le ragioni di un odio tanto innaturale tra fratelli? In Fratello e sorella in realtà le certezze son ben poche, posto che, a detta dello stesso regista, quando Cotillard gli chiese se Alice detestasse o meno il fratello, lui stesso ammise di non saperlo («Doveva darsi lei una risposta, o dovevamo darcela entrambi…»). Sarà dunque giustificato lo spettatore incredulo che malvolentieri accetterà l’evasività di Desplechin per cui non si tratta di spiegare l’odio ma: «Di andare avanti per tornare in vita, aprirsi, partire. Non c’è da cercare l’origine dell’odio, ci si perde».
La vera pecca di Fratello e sorella è forse il perdersi un po’ troppo nei meandri di un racconto che decide di non spiegare in maniera un po’ troppo assolutista. A quel punto poco importano le buone intenzioni di Desplechin di trasporre sullo schermo la sua sconfinata cultura che da sempre lo rende regista estremamente intellettuale ma troppo criptico per la ridotta intelligibilità delle sue pellicole, alla quale l’ultimo sforzo cinematografico non si sottrae per nulla. Nonostante si faccia molta fatica a simpatizzare per i due protagonisti – entrambi molto sofferenti ma il cui dolore sembra tramutarsi unicamente in egoismo e desiderio di annichilimento – le loro performance artistiche sono degne di menzione. Cotillard la si vede meno del suo comprimario maschile, ma poco importa, per Desplechin infatti: «Il viso di Marion è come una mappa dell’infanzia, dei suoi errori, dello stupore o della tristezza che non so spiegare».
Del resto è proprio vero che lo sguardo perso di Marion ha da sempre qualcosa di magico e ineffabile. Accanto a lei un Poupaud sempre più corpulento nella sua recitazione dopo le più recenti e concilianti interpretazioni in Un bel mattino e I giovani amanti – aspettando quel Coup de Chance cinquantesimo film di Woody Allen che scopriremo fuori concorso a Venezia 80 – qui resa in un pugno di nervi pronto ad esplodere. Tornando a Fratello e sorella in sé, è solo attraverso le parole di Desplechin che lo spettatore riesce ad approcciarsi al lungo tedio offerto dal ritratto familiare posto in scena: «Per me, la base dello spettacolo è che la vita ha la meglio sulla morte, la giovinezza sulla vecchiaia, che riesce a capirne gli schemi, che riesce a ripararli. La funzione del cinema è quella di spazzare via lo scetticismo».
Prosegue poi Desplechin, ricordandoci che per quanto possa essere difficile, bisogna sempre andare avanti e fare i conti con la propria vita: «Sì, noi siamo vivi, imperfetti e meravigliosi. È evidente che il mondo si dirige verso una catastrofe, che non smettiamo di affermare che non andiamo d’accordo, eppure bisogna proseguire verso la vita». E anche se Fratello e sorella può essere ritenuto una delle opere meno riuscite del sempre raffinato Desplechin, su una cosa si può concordare pienamente con l’autore: «L’odio è sempre una perdita di tempo», una conclusione a cui dovrebbero raggiungere tanti fratello e sorella, ma quelli della finzione scenica di Desplechin in particolare.
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Qui sotto potete vedere il trailer del film:
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