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Francesco Lagi: «Meno di due, i miei personaggi e la vita come un viaggio malinconico»

Faccia a faccia con il regista che, dopo Il pataffio, è tornato a teatro con una nuova pièce

Francesco Lagi
Francesco Lagi? Sì, è quello con la barba. Attorno a lui: Francesco Colella, Anna Bellato e Leonardo Maddalena.

FIRENZE – Dopo Il pataffio, che noi di Hot Corn avevamo amato molto (e ve lo raccontammo qui), Francesco Lagi ha portato in scena con la sua compagnia TeatroDiLina (sì, tutto attaccato), lo spettacolo Meno di due, una pièce tra cervello e cuore di due linee rette parallele, che non si incrociano, con Francesco Colella (che proprio Lagi aveva citato nell’intervista al nostro Hot Corner qui), Anna Bellato e Leonardo Maddalena. Così ne abbiamo aprofittato per fare il punto con il regista che, da Quasi natale a Il pataffio, da Banane a Meno di due, tra cinema al teatro, ha sempre delineato personaggi attaccati alla vita, figure che cercano di non mollare, anche se poi si perdono in una dimensione malinconica, di incomunicabilità.

Francesco Lagi tra Colella, Bellato e Maddalena: i tre protagonisti di Meno di due.

I MIEI PERSONAGGI – «I miei personaggi? Cerco di raccontare e di indagare quei momenti di disperazione improvvisa, di smarrimento, che ci colgono e ci sorprendono durante lo scorrere ovvio e naturale della nostra vita. Come il sorprendersi innamorati, lo scoprirsi una coppia oppure anche lo stupirsi di fronte a un lutto. Insomma, l’affrontare una situazione nuova di cui non siamo stati avvertiti. Questi momenti sono l’assurdo, l’imprevisto, l’ironia della vita, e questo sentimento ha bisogno di una certa attenzione per essere vissuto e quindi raccontato, messo in scena…».

Francesco Lagi
Leonardo Maddalena, Francesco Colella e Anna Bellato in un frammento di Meno di due.

LA VITA – «La vita mi sembra un posto malinconico. Il tempo che passa, le relazioni, le amicizie, gli affetti, le giornate al mare, tutto può diventare malinconico, che è in fondo una tristezza ironica, una percezione della vita che bussa, che non è tragica ma può diventarlo. Vorrei catturare attimi di sospensione, di attesa, di attenzione verso le piccole cose. L’aspirazione è quella di descrivere frammenti di tempo in cui si è più attenti a quello che sta succedendo. Sospensione e insieme consapevolezza…».

Tre di tre in Meno di due. A cosa è uguale?

GLI ATTORI – «Il rapporto con gli attori è sempre centrale in ogni messa in scena, nemmeno a dirlo. Il lavoro del regista sta nel districarsi tra gli infiniti modi in cui può essere interpretata una scena. Fondamentale è capire gli attori a livello professionale e umano, esaltandone poi i punti di forza. Perché quando l’attore sta bene, capisce la scena e è felice di interpretarla, il regista ne trae beneficio. A teatro poi l’attore è padrone assoluto, il regista gli prepara il contesto per dare il meglio…».

La locandina di Meno di due.

L’ARMONIA – «Lo scopo? Quello di parlare di noi, di far evaporare qualcosa che abbiamo bisogno di far uscire come gruppo, come compagnia. Preferisco vivere e narrare un mondo armonioso e dolce, in cui i personaggi si confrontano non lanciandosi sassi ma con pacatezza e ragionamento. La musica ha un potere straordinario, è un elemento espressivo potentissimo che crea empatia tra i personaggi e il pubblico. Ci sono differenze tra la musica per il cinema e quella per il teatro ma alla fine cerco sempre di donare umanità ai miei personaggi e di offrire agli spettatori un racconto ben fatto…».

  • INTERVISTE | Bugo: «Io, il cinema e quell’inizio con Lagi…» 
  • VIDEO | Quella volta che Lagi ci raccontò Il pataffio:

 

 

 

 

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