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Bugo: «Io, appassionato di fantascienza, tra Guerre Stellari e Christopher Nolan…»

Morricone e Sorrentino, Nolan e Lucas, ma anche Missione di pace, il film in cui recitò: Bugo si racconta

Cristian Bugatti in arte Bugo. Foto di di Federico Sorrentino.

MILANO – No, niente cinema? E invece sì, perché Cristian Bugatti in arte Bugo non è solo musicista e cantautore, ma anche un esperto di cinema. «Fantascienza, soprattutto», puntualizza lui, «da sempre è quello il mio genere». Così dopo Sanremo e la sua E invece sì, abbiamo costretto Bugo a parlare di cinema, con una deroga sonora ammessa per le colonne sonore visto che una l’ha anche firmata, nel 2011: «Sì, quella di Missione di pace, film con Silvio Orlando e Alba Rohrwacher diretto da Francesco Lagi, che è anche il regista del video di E invece sì. Fu una bella esperienza…». Così, dopo Colapesce & Dimartino e Fulminacci – trovate le puntate in fondo a questo articolo – ecco il cinema secondo Bugo, tra passioni, folgorazioni e una faccia da attore, come dimostra anche nel video di Quando impazzirò, praticamente un cortometraggio di otto minuti diretto da Eros Galbiati (qui). «Eh, ma recitare è un’altra cosa…».

Bugo
«Nolan o Lucas? Mmm…». Bugo riflette. Foto di Federico Sorrentino.

Andiamo con ordine e partiamo dal tuo cult. Qual è il tuo film del cuore? 
«Questa è facile. Uno dei miei cult – lo ripeto spesso – rimane senza dubbio Interstellar di Christopher Nolan. Credo di averlo visto almeno tre volte, probabilmente anche di più. Perché? Mi piace molto il modo in cui Nolan rende reali i suoi personaggi e porta la fantascienza ad avere un volto umano. Mi ha folgorato la prima volta che l’ho visto e da allora ci torno sopra spesso, è un film che negli anni continua a darmi molto. Mi ha fatto riflettere anche sull’idea stessa di tempo e di come un legame affettivo possa davvero superare tempo e spazio. Un grandissimo film che continua ad accompagnarmi».

Christopher Nolan sul set di Interstellar. Era il 2014.

Il primo ricordo che hai di un cinema.
«Da bambino, quando mi portavano al cinema a vedere i film della Disney, classici come Robin Hood, Gli aristogatti o Il libro della giungla, che ho amato molto e che credo siano anche invecchiati benissimo. Il mio primo grande ricordo al cinema però è legato a Guerre Stellari: avevo sei anni e non so nemmeno quante volte l’ho visto. Divenne quasi una malattia che in realtà poi non mi ha più abbandonato. Ho seguito tutta la saga, fino a Rogue One. Ho letto anche dei libri su George Lucas, sulla storia del film, su come l’aveva pensata e creata partendo da classici come l’Eneide e l’Odissea. E poi le difficoltà che ebbe per trovare i soldi per produrre Guerre Stellari. Non ci credeva nessuno».

«Chi? Lui?». George Lucas e Carrie Fisher sul set di Guerre Stellari.

L’ultima cosa che hai visto e ti ha appassionato?
«Sono entrato nel mondo di Netflix, che prima conoscevo poco perché ho sempre preferito ascoltare musica piuttosto che guardare serie o cose del genere. Da appassionato di fantascienza ho scoperto Marte, che però non sta su Netflix, una serie che ha una particolarità interessante: c’è una parte di finzione che è controbilanciata da elementi di documentario. Fonde reali interviste con la storia finta di un gruppo di astronauti che atterrano su Marte. Più scienza che fanta, quindi, non è Star Trek, ma è costruito veramente bene. Lo consiglio».

Una scena di Marte.

Che ricordo hai di Missione di pace, per cui hai scritto la colonna sonora?
«Ricordo che Francesco Lagi, il regista, mi chiamò nei primi mesi del 2010 per firmare le musiche del film. Ci vedemmo in un bar a Roma e, dopo una chiacchierata, capii che il suo progetto era ambizioso, voleva farmi scrivere tutte le musiche del film. Poi però ha anche voluto facessi una parte e così sono finito dentro il cast, nel ruolo di un soldato che, ovviamente, suonava la chitarra e cantava anche durante il film. Fu molto bello, ricordo anche che andammo alla Mostra di Venezia e il film venne accolto bene, sala gremita, dieci minuti di applausi…».

«Ma che accordo era?». Bugo in una scena di Missione di pace.

E a proposito di colonne sonore: la tua preferita?
«Qui dico Ennio Morricone per Per un pugno di dollari di Sergio Leone. Quelle note mi sono sempre rimaste in testa: il modo di usare la chitarra acustica, di utilizzare il fischio oppure la voce umana non possono che colpire chi scrive musica e fa questo mestiere. Poi amo da sempre Clint Eastwood, un mito assoluto che ho sempre seguito anche nei film successivi, da tutta la serie sull’ispettore Callaghan a Gran Torino. Tarantino? Ne riconosco il talento e l’unicità, ma non lo amo particolarmente, lo confesso».

Il regista con cui vorresti collaborare?
«Paolo Sorrentino. Mi è piaciuto molto The Young Pope e lui è un regista che mi piacerebbe conoscere, con cui riuscire a fare qualcosa assieme. Anzi, lancio un appello proprio tramite Hot Corn: se c’è un ruolo, io sono pronto…».

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