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Colapesce e Dimartino: «I nostri film preferiti, tra Werner Herzog, E.T. e John Carpenter»

Musica leggerissima? Non solo, perché i due cantanti sono dei cinefili incalliti. Ecco i loro consigli

Tu Bergman e io Carpenter? la cineteca di Colapesce e Dimartino.

MILANO – «Il problema di questo effimero successo? Che non riusciamo più a vedere i film!», ridono Colapesce e Dimartino, ironizzando sull’inarrestabile successo di Musica leggerissima che, dopo il passaggio a Sanremo, ha sfondato il muro delle 10 milioni di views su YouTube. Ma questa volta noi di Hot Corn abbiamo voluto cambiare completamente punto di vista e non parlare di musica, ma di cinema, facendoci raccontare i film preferiti della coppia dell’anno, da sempre attenta all’estetica dei loro video, come dimostrato anche nel divertente mediometraggio I Mortali Live Movie in cui, tra una canzone e l’altra, recitavano pure in maniera piuttosto divertente. «E allora finalmente parliamo di cinema, la nostra passione. Da dove cominciamo?». 

«Herzog o E.T.?». Colapesce e Dimartino riflettono sui loro film preferiti.

Cominciamo dal primo film che vi ha folgorato. 
Colapesce – «E.T. di Steven Spielberg. Avrò avuto nove anni e ricordo precisamente che fu il primo film che mi turbò. Fu una visione che mi destabilizzò, non so perché, ma in qualche modo mi scosse. Questa è una cosa che ancora oggi continuo a cercare in un film. Sia a me che ad Antonio piacciono soprattutto i film che hanno un elemento disturbante, visioni che non ti rassicurano».
Dimartino – «Io invece dico La strada di Federico Fellini. Avevo dieci anni, stavo guardando Rete 4, c’era la rassegna de I Bellissimi e a un certo punto apparve sullo schermo questo gigante in bianco e nero che mi mise paura (Anthony Quinn, nda). Mi sembrava molto reale, troppo. Poi ho capito perché: i luoghi in cui si muoveva mi ricordavano molto una zona del mio paese e quindi finzione e realtà si stavano mescolando…».

«Dimartino sto venendo a prenderti!». Anthony Quinn ne La strada.

La vostra colonna sonora preferita.
Colapesce – «Questa è facile, la so. Ho un profondo legame affettivo per la colonna sonora di 1997: Fuga da New York di John Carpenter. Al secondo posto metto un altro titolo di Carpenter, La cosa, che in parte aveva scritto ancora lo stesso Carpenter, in parte Ennio Morricone».
Dimartino – «Ce l’ho anch’io: Paris, Texas di Wim Wenders, colonna sonora firmata da Ry Cooder. Amo molto il cinema di Wenders, ho anche conosciuto il suo aiuto regista a Palermo, quando Wenders venne a girare Palermo Shooting, non il suo film più riuscito, ma comunque interessante. Di Wenders amo anche il documentario su Pina Bausch e poi Il cielo sopra Berlino, uno di quei film che ho visto tantissime volte, a ripetizione».

«Colapesce, facciamo un duetto?». John Carpenter. E le sue mani.

Ne I Mortali vi abbiamo anche visto recitare. Vi piace fare gli attori?
Colapesce – «Ma no, non siamo capaci, anche perché ne I Mortali e nei vari video che abbiamo girato in realtà non facciamo gli attori, ma interpretiamo semplicemente noi stessi. Se fate attenzione non usciamo mai dai nostri personaggi: scegliamo prima un argomento di cui parlare e poi allestiamo un canovaccio di massima…».
Dimartino – «A me e a Lorenzo piacciono gli attori che in realtà non sono attori, tipo Nanni Moretti o Woody Allen, figure che in realtà non fanno altro che interpretare loro stesse. Comunque ci piace più scrivere che recitare, la recitazione non è il nostro mestiere».

Sul set: Colapesce e Dimartino ne I Mortali Live Movie.

Doveste scegliere un film ambientato nella vostra Sicilia?
Colapesce – «L’avventura di Michelangelo Antonioni».
Dimartino – «Placido Rizzotto di Pasquale Scimeca, perché racconta bene la Sicilia, ha una visione inusuale, reale. Anzi, no, posso cambiare? Dico Lo zio di Brooklyn di Ciprì e Maresco».
Colapesce – «Poi ci sono anche i ricordi di cinema siciliano, le visioni familiari con mio nonno a guardare i film di Ciccio e Franco, immagini sparse che poi sono finite anche in una mia canzone, Gli hippie siciliani (Franco Franchi e Ciccio Ingrassia)».

Dimartino consiglia: Fanny e Alexander di Ingmar Bergman.

Torniamo al cinema che amate: qual è il film che rivedreste all’infinito?
Colapesce – «Io ne ho molti, non uno solo, ma se proprio devo fare un titolo allora dico Diamante bianco di Werner Herzog: l’ho visto due volte e mi sono commosso perché ha una leggerezza e delle parti poetiche davvero potenti. Non è tra i titoli più conosciuti di Herzog. Potrei dire anche Fitzcarraldo e tra i primi ci metto anche Vita da bohème di Aki Kaurismaki, un film che ha anche influenzato la nostra estetica».
Dimartino – «Fanny e Alexander di Ingmar Bergman. Perché? Perché è una di quelle pellicole che ogni volta che vedo ci trovo qualcosa di diverso, che non avevo notato prima. Di Bergman dico anche Il posto delle fragole e Persona, ma amo molto anche I racconti del cuscino e Il ventre dell’architetto di Peter Greenaway. E aggiungo Il raggio verde di Eric Rohmer».

Colapesce consiglia: N-Capace di Eleonora Danco.

Ultima domanda: un film da riscoprire?
Colapesce – «Tutto Vittorio De Seta. Qualche anno fa io ho anche fatto la sonorizzazione dei suoi cortometraggi degli anni Cinquanta in un progetto che si chiamava Isola di Fuoco. È stato incredibile. Quei documentari, penso a Lu Tempu Di Li Pisci Spata o Pasqua in Sicilia sono meravigliosi. E poi dico N-Capace di Eleonora Danco, che qualche anno fa vinse anche il Torino Film Festival».
Dimartino – «Io invece qui dico Le quattro volte di di Michelangelo Frammartino. E poi anche i film di Costanza Quatriglio, che mi piace molto, e Lazzaro felice di Alice Rohrwacher».

  • Qui le altre puntate di Io & il Cinema
  • Qui il mediometraggio I Mortali Live Movie:

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