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Pietro Castellitto: «Il mio Enea, quella telefonata a Sergio e la seconda volta da regista»

Tre anni dopo I Predatori a Orizzonti, il regista presenta il suo film in concorso alla Mostra

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Pietro Castellitto durante il photocall alla Mostra. Foto di Giorgio Zucchiatti.

VENEZIA – A tre anni dalla rivelazione de I Predatori – opera prima selezionata e premiata ad Orizzonti – Pietro Castellitto torna alla Mostra ma questa volta lo fa (addirittura) in concorso con Enea, storia di un ragazzo e del mito che porta nel nome, in lotta per sentirsi vivo in un’epoca morta e decadente. Gironzola assieme a Valentino, con cui – oltre allo spaccio e le feste – condivide la giovinezza. amici da sempre, vittime e artefici di un mondo corrotto, mossi da una vitalità incorruttibile. Durante la conferenza stampa qui al Lido, Castellitto ha raccontato il ritorno dietro la macchina da presa e la prima in concorso…

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La banda al completo: Pietro Castellitto e il cast di Enea.

LA GENESI – «Fondamentalmente Enea è un film che parla del desiderio di sentirsi vivi. Il bisogno che muove Enea è quello di sentire dentro di sé il movimento della vita. È un film su questo e – in fondo – tutti i personaggi, a loro modo, provano a sentirsi vivi. Da questo si genera un conflitto. Se i luoghi che frequenta Enea possono essere a loro modo elitari, quel desiderio, quella vitalità incorruttibile, quel desiderio di sentirsi vivi per me non è elitario ma trasversale, a tutti i giovani di qualsiasi epoca, città e quartiere. Riguardo al conflitto borghese l’idea era un po’ quella di svincolarsi dal cliché per cui la famiglia borghese apatica genera figli nichilisti. Enea per me è un eroe romantico e la sua famiglia non è per niente apatica. È piena di umanità. La scena del Natale credo che in tal senso lo testimoni…».

Pietro Castellitto
Pietro Castellitto in posa durante il photocall di Enea.

IL DISAGIO – «Il disagio che vive Enea? Quello di provare a essere all’altezza delle sue ambizioni, e si trova a vivere in un contesto, un’epoca, dove la paralisi prolifera. Perché poi, il paradosso tragico dell’esistenza è che uno la vita la sente meglio quando sta in guerra. Enea e Valentino per sentirsi vivi si inventeranno la loro guerra. Cercano di creare un mondo dove si possano sentire vivi dove i baci possano tornare ad esistere e per fare questo sono disposti a tutto. Tra loro c’è un mistero che li lega, un forte legame che sconfina nell’amore. Per me Enea è un gangster movie senza gangster. Il punto di vista che mi ha appassionato è il raccontare le conseguenze del sottobosco criminale nella vita di tutti i giorni ed è come se sottotraccia si muovesse – appunto – un gangster movie che però non appare mai…»

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Sergio Castellitto al photocall della Mostra.

IO & SERGIO – «Ho provato in tutti i modi a non fare un film con mio padre, per quanto sapevo che il personaggio di Celeste si muove su una frequenza emotiva-ironica che nessuno come lui avrebbe potuto intercettare. Forse Adam Driver (ride, nda, in riferimento al caso Ferrari e Favino). Però quello del regista è un mestiere anche psicologico. Girando comprendi meglio le persone nei contesti formali, le vedi fuori dall’intimità e vedi come si relazionano con il mondo mettendo da parte il loro vissuto che conosci. Sì, è stato anche un modo per comprenderci meglio. Una sera, quando mi sono convinto che fosse lui l’attore giusto, lo chiamai timidamente – io mi addormento molto tardi, lui si addormenta molto presto – era l’una, per me è prestissimo: “Ma tu saresti libero in caso a settembre?”. “E lui mi rispose: ‘Fan**lo, sto a dormì!, e riattaccò, era un si!”…»

  • OPINIONI | I Predatori, l’imperdibile opera prima di Pietro Castellitto
  • PREVIEW | Enea, la seconda sfida di Castellitto-regista

Qui sotto potete vedere il trailer del film: 

 

 

 

 

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