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Vanina Lappa: «Io, Nessun Posto al Mondo e il valore della libertà»

Un pastore che parla la lingua degli animali, la libertà, i collari del mondo. Prossimamente al cinema

Nessun posto al mondo, opera seconda di Vanina Lappa, dal 7 maggio in tour nei cinema italiani con La Sarraz Pictures

ROMA – Antonio è un pastore dallo spirito libero che parla la lingua degli animali. Quando scende a valle, lungo gli antichi sentieri della transumanza, i compaesani lo rimproverano: i suoi cani sono senza collare, ma lui il collare ai suoi cani non lo metterà, pagandone amare conseguenze. Nonostante l’inasprirsi dei conflitti Antonio non smetterà di lottare per cercare il suo posto nel mondo, trovando nella natura, malgrado tutto, una promessa di libertà. Nessun posto al mondo di Vanina Lappa è come la sua montagna sacra dalla quale viene bandito. Attraverso una moderna tragedia-western il protagonista ci farà scoprire un entroterra remoto e ancorato, in modi ineluttabili, a misteriosi e arcaici rituali. Vincitore dell’Audience Award al Festival dei Popoli 2023, il film, è in tour per l’Italia grazie a La Sarraz Pictures a partire dal 7 Maggio a Roma con la proiezione al Cinema Farnese. In quell’occasione abbiamo avuto modo di incontrarla per parlare del film, dei suoi temi, di progetti futuri e ispirazioni.

Nessun Posto al Mondo, un film di Vanina Lappa, distribuito da La Sarraz Pictures
Nessun Posto al Mondo, opera seconda di Vanina Lappa, distribuito da La Sarraz Pictures

NESSUN POSTO AL MONDO E I COLLARI- «Prima di Nessun posto al mondo avevo fatto un film in Cilento, sempre nello stesso paese, si chiama Sopra il fiume, che parla un po’ delle dinamiche di paese di un villaggio, cosa per me ovviamente di cui ero a digiuno perché vengo da una grande città e mentre giravo questo film ho conosciuto Antonio, il pastore protagonista del film. Lì m’è venuta voglia di approfondire la questione. Ho capito che mi avrebbe permesso di conoscere la montagna, un luogo altro rispetto al villaggio e alle dinamiche del villaggio. Nel caso di quella particolare scena (che del film è il momento chiave nda), l’incredibile non è tanto legato alle interazioni, o a ciò che dice lui. Sappiamo che Antonio tratta così gli animali. È ciò che dice il bambino: Questo cane è abbandonato? Perché non ha il collare? Perché noi siamo sempre abituati a vedere gli animali in un rapporto di domesticazione e di dominio, non siamo più abituati a vederli allo stato brado, che in verità dovrebbe essere poi la cosa più naturale del mondo»

Il protagonista di Nessun posto al mondo: Il pastore Antonio
Il protagonista di Nessun posto al mondo: Il pastore Antonio

LA LIBERTÀ – «La sequenza del collare per me è proprio la questione centrale di Nessun posto al mondo e che permea un po’ tutto il film. Alla fine è il fondo della narrazione. Molti, parlando del film, mi dicono che è un film sulla transumanza, ma no, è un film sulla libertà, o meglio, la transumanza è quasi pretestuosa per parlare di altro. Antonio per me rappresenta un uomo che vuole essere libero ma che non riesce ad esserlo nel momento in cui si deve confrontare con i suoi simili. Gli uomini, d’altronde, cercano sempre di avere un rapporto di controllo, di dominazione, di addomesticazione verso tutto ciò che sfugge dalle regole, dal controllo. Perché in fondo tutto ciò che non è controllabile fa paura, si cerca sempre di trovargli un collare. Come film sulla libertà, per me Nessun posto al mondo ha valore universale. Io, donna, che vengo da tutt’altra parte, mi sono potuta riconoscere in un sessantenne che parla in dialetto cilentano e vive nell’entroterra».

Un momento del film
Un momento di Nessun posto al mondo

LE ISPIRAZIONI, IL FUTURO – «Riguardo, le mie ispirazioni, come formazione vengo dalla pittura, non dal cinema perché non volevo fare scuole di cinema. La ragione è che non volevo essere imbrigliata da dei modelli. Certo, ci sono dei registi che mi piacciono tantissimo, ma quando faccio un film cerco di non pensare mai ad altre opere. Voglio che il linguaggio venga fuori dal mio rapporto con il luogo. Se ci sono omaggi ad altri film vorrei venissero fuori senza volerlo, così che possano aver – non dico contaminato – ma che in qualche modo posso aver sentito più miei come linguaggio. Di mio, parto molto dalle arti visive, dalla musica, cerco di avere un linguaggio molto personale. Per il resto: non c’è due senza tre, quindi si, mi piacerebbe farne almeno un terzo! Però sinceramente sono progetti come Nessun posto al mondo sono talmente difficili che non mi sbilancio neanche più di tanto, sono cose che si vedono in itinere, ecco, però sento, credo, di avere ancora qualcosa da dire su quel posto e mi auguro di riuscire a farlo…».

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