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Cosa dirà la gente | Iram Haq, l’emancipazione femminile e la storia vera dietro il film

La regista racconta l’esperienza vissuta da adolescente quando fu rapita dai genitori per essere portata in Pakistan

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ROMA – «Cosa dirà la gente?» Una domanda che si perde in epoche lontane e che continua a condizionare le nostre azioni, poco importa quale sia la nostra provenienza geografica o la classe sociale a cui apparteniamo. Cosa dirà la gente è anche il titolo del film diretto da Iram Haq nel 2017 (lo trovate su CHILI). La storia è quella di Nisha (Maria Mozhdah), sedicenne dalla doppia vita crescita a Oslo. Tra le mura di casa è la figlia modello per i suoi genitori pachistani ma quando è a scuola o con gli amici vive la vita come i suoi coetanei, tra smartphone e partite di pallacanestro. Due mondi che viaggiano distanti ma che entrano in collisione quando la ragazza è sorpresa in casa dal padre con il suo fidanzato.

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Maria Mozhdah è Nisha in Cosa dirà la gente

Un evento che porta i suoi genitori e il fratello a prendere una decisione drastica: Nisha, contro la sua volontà viene portata in Pakistan per vivere sotto l’ala protettrice della zia. Così la ragazza, cresciuta nel cuore dell’Europa, si ritrova costretta a confrontarsi e seguire i dettami di una cultura che non sente sua. Una scelta dettata dalla paura per i suoi genitori dell’opinione altrui. «Il detto “Cosa dirà la gente” è un’espressione molto nota ai pachistani e agli indiani. In hindi e in urdu è un’espressione usata frequentemente nelle famiglie e negli ambienti in cui la tradizione e l’onore rappresentano valori importanti. Ed è proprio questa ossessione per l’opinione della gente l’elemento di cui voglio liberarmi, sradicandola una volta per sempre» ha sottolineato la regista.

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Iram Haq sul set del film

Quella del film è una storia che si rispecchia nelle pagine di cronaca di tutto il mondo. E spesso l’esito di queste restrizioni e rapimenti culmina in tragedia andando ad allungare la lista di nomi di giovani donne uccise perché non rispettavano le convinzioni (errate e prevaricatrici) di padri, fratelli, fidanzati o mariti. «Cosa dirà la gente è la cosa più personale alla quale io abbia mai lavorato. A quattordici anni sono stata rapita dai miei genitori e costretta a vivere per un anno e mezzo in Pakistan. Ho aspettato di sentirmi pronta come regista e come persona per raccontare questa vicenda in modo equilibrato. Il che significava cercare di raccontarla evitando di mostrare la protagonista solo come una vittima e i genitori solo come oppressori», ha raccontato la regista, «Volevo raccontare una storia d’amore impossibile tra due genitori e la loro figlia; una storia che non potrà mai avere un happy ending fino a quando permarrà un’enorme distanza tra due culture».

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Una scena di Cosa dirà la gente

Una regista donna che si rivolge ad altre donne raccontano una storia vissuta in prima persona che l’accomuna a quella di tante altre Nisha sparse per il mondo. «Spero che il film aiuti a comprendere più a fondo il dilemma nel quale si trovano genitori e figli, specialmente quando provengono da mondi tanto distanti come Nisha e suo padre. Non intendo provocare nessuno, sentivo solo un forte bisogno di raccontare una storia vera», ha proseguito la Haq, «È una forma di libertà dire alle ragazze che vivono sotto uno stretto controllo sociale che, anche se è difficile, non dovrebbero mai lasciarsi intimidire dai bisogni e dai desideri degli altri».

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