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Da Confession a Contratiempo, tra Spagna e Italia | Le molte vite di quel thriller perfetto

Dopo l’originale e il nostro Il testimone invisibile, arriva anche il coreano Confession. Ma perché?

I due protagonisti di Confession, quarto remake di Contratiempo.
Freshly Popped

MILANO – Apparentemente è in concorso in sezione Orizzonti Coreani al Florence Korea Film Festival, eppure Confession di Yoon Jong-seok non è nuovo al pubblico, nonostante il film coreano sia del 2022. Eppure, già dopo i primi minuti, ci si accorge di conoscere bene il lungometraggio. Perché? Perché altro non è che – l’ennesimo, il quarto – remake del capolavoro del regista spagnolo Oriol Paulo, Contratiempo, noto anche come The Invisible Guest, portato anche in Italia da Stefano Mordini ne Il testimone invisibile con Riccardo Scamarcio e Miriam Leone nei panni di Adrián e Laura, i protagonisti della pellicola originale interpretati, in questa nuova versione coreana, da So Ji-Sub e dalla popstar Nana. Basta così? No, perché con altri due remake indiani, Contratiempo è di fatto uno dei thriller più rifatti degli ultimi anni, soprattutto se si pensa che è uscito nelle sale spagnole il 6 gennaio 2017.

Contratiempo
L’inizio: Contratiempo di Oriol Paulo. Notare la macchina.

Ma come mai Contratiempo è così ammirato, quali sono gli aspetti che ne fanno un thriller perfetto? Facciamo ordine: il film di Paulo – con un cast noto al pubblico spagnolo con nomi come Mario Casas, Ana Wagener e Bárbara Lennie – ha avuto da subito successo in Spagna. Realizzato con un budget di 4 milioni di euro, ha incassato al botteghino circa 30 milioni di dollari in tutto il mondo. Il motivo del successo? Dovuto a tre variabili: la sceneggiatura, la regia innovativa e un’ottima distribuzione – il film è stato prodotto da Adrián Guerra e Núria Valls della Nostromo Pictures, in collaborazione con Atresmedia Cine. Forte di alcune recensioni positive e di un ottimo passaparola, Contratiempo è diventato un cult, nominato per diversi premi tra cui il Goya per il Miglior Film.

Miriam Leone e Riccardo Scamarcio in Il testimone invisibile. Notare la macchina.

I suoi personaggi sono misteriosi ma ben descritti e caratterizzati, al contempo però svelano le proprie identità in modo graduale, mentre la regia si serve di veri e propri colpi di scena per farne cadere le maschere. Yoon Jong-seok in Confession riparte dall’originale di Paulo e cerca di mantenere la tensione e la suspense come cifra stilistica – tanto da rimandarre a Fincher o Nolan – e che si serve della fotografia (ripresa allo stesso modo e con me stesse tinge anche nei remake) per colorare le scene di tutta la cupezza e il fascino del dark che serve a un thriller. Il film gioca su un tema quasi pirandelliano, parlando di maschere, in senso stretto: mascherarsi è il modo per svelare, per squarciare il sipario dietro cui è celata la verità e la messa in scena teatrale non solo è credibile, ma è travolgente, immersiva.

Confession
So Ji-Sub e Nana in Confession. Notare la macchina.

I due piani temporali del film sono diretti in modo ritmato, con un andamento che tiene il pubblico con il fiato sospeso fino al finale, inaspettato, sbalorditivo. E allora, (ri)vedendo ora Confession, viene naturale pensare che il successo del format di Contratiempo forse sta, alla fine, nella più semplice delle qualità: è un film che sorprende e lascia a bocca aperta. E, si sa, nel panorama dell’ultimo decennio essere geniali e non scontati è ormai una chimera…

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