ROMA – Nella Roma del Secondo Dopoguerra, Delia (Paola Cortellesi) riveste esclusivamente i ruoli di moglie e madre, mentre il marito Ivano (Valerio Mastandrea) è il capofamiglia. Il fidanzamento della primogenita, Marcella (Romana Maggiora Vergano), con Giulio (Francesco Centorame), un ragazzo proveniente dal ceto borghese, crea fermento in famiglia. Quando Delia riceve una misteriosa lettera, la donna è determinata a rovesciare i ruoli prestabiliti e riesce finalmente a immaginare un futuro migliore. Parte da qui C’è ancora domani, fortunato esordio alla regia di Paola Cortellesi vincitore del Film dell’anno ai Nastri d’Argento 2024, che dopo la trionfale cavalcata al botteghino conclusasi con un incasso totale di 36 milioni e mezzo di euro in quasi sei mesi di programmazione, è finalmente disponibile in streaming su Netflix e NOWtv.

La pellicola, frutto degli sforzi produttivi congiunti di Wildside e Vision Distribution (che ne ha anche curato l’approdo in sala lo scorso 26 ottobre), rientra in quel particolare caso in cui il cinema riesce a superare i limitanti confini dello schermo per andare oltre con le proprie immagini e i messaggi in essi contenuti, sino a scuotere le coscienze nel profondo per diventare oggetto di dibattito e discussione. C’è ancora domani, con il suo quadro familiare violento e problematico, collocato nel passato ma tristemente attuale, è andato a intrecciarsi con i tanti casi di cronaca legati alla violenza di genere. Su tutti il femminicidio di Giulia Cecchettin dello scorso 11 novembre, che non è stato l’unico (purtroppo), ma è quello che ha fatto più rumore per l’efferatezza e la barbarie.

E infatti, nelle settimane successive alla sua distribuzione, C’è ancora domani è entrato nelle scuole di tutta Italia dove diversi istituti hanno condotto campagne di sensibilizzazione sul tema dei femminicidi incentivando i propri studenti ad andare a vedere il film. Nel dicembre 2023, un anonimo imprenditore lodigiano ha scelto di acquistare 400 biglietti per donarli agli studenti della sua città in modo da incentivarli alla visione. In Campania il governatore Vincenzo De Luca ha promosso un progetto di sensibilizzazione al tema negli istituti scolastici dal titolo Essere Umani che ha previsto seicento proiezioni del film in trenta sale cinematografiche regionali per studenti di medie e superiori, oltre al coinvolgimento di psicologi, sociologi e pedagoghi. È perfino arrivato in Parlamento C’è ancora domani, al Senato della Repubblica, su iniziativa del Presidente Ignazio La Russa.

Qualcosa che in un modo o nell’altro ne ha amplificato oltremisura la valenza filmica. Un caso isolato alla nostra penisola direte voi? E invece no, perché C’è ancora domani continua a fare il tutto esaurito oltralpe. In Francia in particolare, dove l’esordio alla regia della Cortellesi è arrivato in sala lo scorso 13 marzo grazie a Universal Pictures, raccogliendo largo consenso di critica-e-pubblico. E a breve sarà la volta della Germania (4 aprile) e poi Spagna, Irlanda e Regno Unito (26 aprile) grazie a Vue International sotto il titolo anglofono di There’s Still Tomorrow dove siamo sicuri che verrà accolto benevolmente. Quindi no, non è un caso il successo di C’è ancora domani, né una coincidenza frutto di fortuna, tempismo e clamore mediatico. L’opera prima della Cortellesi è semplicemente un buon film.

Su questo si è discusso e scritto tanto (forse troppo) nell’arena critica. E d’altra parte la scelta del bianco-e-nero come volto cromatico, misto al contesto storico-narrativo del Secondo Dopoguerra, non poteva che attivare suggestioni neorealiste per C’è ancora domani su diretta ammissione della stessa Cortellesi che ha voluto omaggiare la tradizione del cinema italiano, ma c’è di più. C’è la memoria, il ricordo personale: «Molte delle storie da cui ho tratto ispirazione sono di mia nonna. È anche il motivo per cui ho immaginato C’è ancora domani in bianco e nero. Quando ti tornano in mente le immagini del passato, a Roma non sono mai a colori». Una scelta che in qualche modo va ad avvicinare la pellicola più a un Roma di Alfonso Cuarón che non a un Roma Città Aperta di Roberto Rossellini.

E quindi la memoria, con il passato che guarda al presente, nel ritmo di un racconto semplice nello sviluppo narrativo, lineare nel progresso, ma complesso nei sapori scenici. Un’opera, C’è ancora domani, marcatamente drammatica negli eventi raffigurati, eppure percorsa da una sottile linea di umorismo lasciata scorrere sottotraccia dalla Cortellesi fino ad emergere con intelligenza, al momento opportuno, ora attenuando una violenza altrimenti impossibile da mostrare tra balli e abbracci, ora aggiungendo una dolce nota di colore quando tutto appare acre e buio. Lo stesso può dirsi per la componente valoriale in seno al racconto. Complessa e intensa nel suo essere un atto di denuncia verso i costumi patriarcali di violenza di genere, eppure declinata con didascalica semplicità nel suo essere un racconto ponderato su di una piccola vittoria sulla strada dell’emancipazione femminile.

Questo fino al climax. Perché è nel terzo atto che C’è ancora domani cambia marcia, rimescola le carte, fino a costruire un finale che ne innalza la portata filmica. Una più che prevedibile e canonica fuga d’amore verso un domani diverso, fatto di comprensione e felicità (e forse anche un po’ di egoismo) diventa, in realtà, un orgoglioso atto giuridico comunitario di rivendicazione dei propri diritti. Quelli di Delia e con lei di tante altre donne del proprio tempo, che da spettatrice della propria vita all’ombra di Ivano, ne diventa la protagonista, anche solo per un giorno, o forse di un semplice (ma decisivo) momento. Ed ecco quindi il vero domani. L’emancipazione, il riconoscimento della propria identità, il diritto al voto e all’istruzione.

Il diritto a scegliere, a non essere incapsulate in ruoli preconfezionati, a non essere solo ciò che gli altri, gli uomini, vorrebbero ma essere semplicemente ciò che si vuole essere – ieri come oggi – tra desideri e doveri, sogni e aspirazioni. Tra una memorabile colonna sonora moderna estraniante e di alleggerimento, e una regia di personalità che non si limita a raccontare ma a prendere posizione, C’è ancora domani è l’inizio promettente di un insospettabile secondo tempo da regista per Paola Cortellesi, di cui ci aspettiamo di vedere tanto altro ancora.
- HOT CORN RADIO | La colonna sonora di C’è ancora domani
- HOT CORN TV | Romana Maggiora Vergano racconta il film all’Hot Corner
- VIDEO | Qui per una clip del film:
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