ROMA – No, ancora nessuno la conosceva, ma era il lontano 2007 quando Céline Sciamma esordì alla regia con Naissance des pieuvres, ritratto di formazione e di prime confuse scoperte sessuali di tre adolescenti della periferia parigina. Presentato nella sezione Un Certain Regard di Cannes, il film ottenne tre candidature ai César. Sette anni e un altro film dopo – Tomboy, la regista ritornò sul red carpet del festival, questa volta con Diamante nero (Bande de filles in originale), titolo d’apertura della Quinzaine des Réalisateurs nel 2014 – che ora trovate in streaming su Prime Video in flat o a noleggio su AppleTV+ – nonché ideale proseguimento di un tematico filo rosso che attraversa il suo cinema.

La storia è quella di Marieme (Karidja Touré, vista poi in Karmapolice nel 2023), adolescente soffocata da un fratello padrone e costretta a fare da madre alle sorelle più piccole in un quartiere alveare della banlieu. Vorrebbe solo essere «una ragazza normale», come dice ad un certo punto del film ad una sua insegnante. Fotocopia sbiadita, riflesso altrui. Ma l’incontro con tre coetanee molto più sfacciate di lei che le cambiano il nome in Vic – «come vittoria» – sprigionerà nella ragazza la forza per affrancarsi dal pesante contesto familiare e dare inizio a un percorso di crescita.

E se il film si apre con una partita di football femminile – omaggio alla serie americana Friday Night Lights – la Sciamma ci mostra poi il mutare della fisicità della protagonista, la scoperta di femminilità e sessualità, il coraggio di ribellarsi a una figura maschile soffocante e assumere gli atteggiamenti aggressivi della bande de filles con la quale trascorre le giornate. Una natura episodica nella quale la regista costruisce le varie tappe di una trasformazione perfettamente inserita nella sua grammatica, tanto da poter considerare Diamante nero ideale proseguimento di Tomboy.

Un coming of age, dunque, ma (anche) un racconto sulla fluidità di genere che accompagna la protagonista nella seconda parte della pellicola. Perché quello di Vic è un viaggio alla ricerca dell’affermazione di sé, di una ragazza che aspirava a diventare «normale» e, attraverso esperienze, delusioni ed errori, finisce per capire ciò che non vuole (più) essere. Illuminata dalla fotografia bluastra di Crystel Fournier, Marieme/Vic brilla davanti l’obiettivo della regista che l’osserva cambiare pelle in un film anticipatore di tematiche socio-culturali attualissime. Riscopritelo.
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