ROMA – Anora, una giovane prostituta di Brooklyn, ha la possibilità di vivere una storia da Cenerentola quando incontra e sposa impulsivamente il figlio di un oligarca. Una volta che la notizia raggiunge la Russia, la sua favola viene minacciata quando i genitori partono per New York per ottenere l’annullamento del matrimonio. Parte da qui Anora, il nuovo film di Sean Baker presentato in concorso a Cannes 77 con protagonisti Mikey Madison, Yuriy Borisov e Mark Eydelshteyn. Un’anomalia nel cinema di Baker, da sempre localizzato in bolle isolate, nascoste, ai margini di luoghi onirici. Come Tangerine e le prostitute di Hollywood, o The Florida Project e quel motel a due passi da Disney World. Stavolta è New York l’arena scenica, ma è sempre delle lotte quotidiane di personaggi dalla precaria esistenza che Baker racconta.
L’IDEA, PRETTY WOMAN – «Dopo che abbiamo compreso il significato della trama che ha dato forma alla sceneggiatura, quando siamo arrivati al punto in cui abbiamo capito che Anora avrebbe parlato di una giovane prostituta, quello che faccio normalmente con tutti i miei film è incontrare e scegliere i miei consulenti. In questo caso Andrea Werhun dal cui romanzo biografico abbiamo tratto il soggetto (Modern Whore). E abbiamo iniziato a esplorare il personaggio, Anora, e cosa rappresenterebbe raccontare di una giovane prostituta a New York. Mikey ha avuto molto a che fare con lo sviluppo del personaggio. Ho scritto la sceneggiatura per lei. Quando abbiamo sviluppato l’idea, per la prima volta, abbiamo avuto un incontro con Mikey e le abbiamo chiesto se fosse interessata. Lei ha detto di sì e io ho detto ok, scriverò la sceneggiatura per te, pensando a te e tornerò da te tra tre mesi. Ci è voluto un anno! Ma siamo rimasti in contatto per tutto il tempo. Quindi sì, è proprio così che è iniziato il viaggio di Anora. Riguardo, invece, le similitudini con Pretty Woman, è una cosa abbastanza interessante. Ammetto che è stato solo con il senno di poi, guardando indietro, ero a metà della lavorazione che qualcuno ha sottolineato che ha delle somiglianze con quel film. Sono cresciuto negli anni Ottanta e penso che probabilmente il film ha avuto un qualche effetto su di me, come un’influenza subconscia. Non lo so, non ne sono sicuro ma l’aspetto importante qui è l’utilizzo di alcuni cliché di commedie romantiche, mi serviva radicarli in una realtà vera. Non credo che Hollywood avrebbe affrontato così un film come Anora».
IL POTERE, LA RISATA – «Penso di essermi approcciato a questo film in termini di temi, non di questioni esatte. Volevo che Anora esplorasse temi diversi e uno di questi è il potere e i livelli del potere e delle dinamiche di potere e poi si, lei ha il suo potere, è consapevole del suo potere e ha il controllo anche quando il mondo intorno a lei le sta crollando addosso. Quindi, in realtà si trattava solo di esplorazione di forza e potere. Per quanto riguarda l’anima della commedia, sai, penso sempre che l’umorismo sia necessario nelle storie umane perché fa parte delle nostre vite. Tutti usiamo l’umorismo per farcela, per sopravvivere, e proprio non sopporto quando vedo un film privo di umorismo o racconto una storia priva di umorismo, semplicemente perché non è reale. Immagino che la sfida di Anora sia stata il bilanciare una storia che alla fine è tragica, ma quanto infondi umorismo e tutto diverso. Diventa un vero atto di bilanciamento lungo il percorso, il cui merito è tutto dei miei meravigliosi attori che hanno davvero saputo trovare quell’equilibrio. Anora è in post-produzione, comunque, ma, ancora una volta, sento che senza umorismo non sarebbe un film reale».
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