ROMA – Un romanzo d’avventura o la storia di una vita? Entrambe, forse. Perché alla base di La promessa dell’alba, film diretto da Éric Barbier nel 2017 (in streaming su Prime Video) c’è il racconto di Romain Gary, rivisto da Pierre Niney, un divo in Francia, meno da noi. Gary, al secolo Romain Kacew, nel romanzo omonimo pubblicato nel 1960 e diventato subito un cult racconta la storia della sua vita: legato alla madre (rivista da Charlotte Gainsbourg), di origine ebrea, trascorre l’infanzia nell’Europa dell’Est, l’adolescenza in Francia e l’età adulta durante gli anni della guerra e l’antisemitismo. Lo scrittore stesso commenta e analizza le sue vicende in un susseguirsi di eventi ed epoche mentre i ricordi, ricostruiti nella memoria, si fondono tra reale e immaginario.
Le coordinate vanno così dagli anni Venti in Polonia, che sono costretti a lasciare in fretta e furia dopo l’ascesa al potere di Hitler, e il Messico degli anni Cinquanta. In mezzo, Nizza e Parigi, il deserto africano e la città di Londra distrutta dai bombardamenti. Vent’anni per riassumere i fatti di una vita avventurosa e misteriosa, tanto quanto è enigmatico il suo protagonista. Scrittore di successo, ma anche ambasciatore e cineasta, Romain Gary, morto suicida nel 1980, proprio come l’ex moglie Jean Seberg – sì, la Seberg riportata sullo schermo da Kristen Stewart qui – un anno prima, nella sua vita ha saputo reinventarsi più e più volte, spinto da una forte determinazione e costantemente spronato dalla madre.
Come disse Barbier, regista di La promessa dell’alba: «La loro vita è un susseguirsi di occasioni afferrate o mancate, di incontri, di azzardi finiti bene e di azzardi finiti malamente. È una sovrabbondanza di situazioni. La materia prima del romanzo batte l’immaginazione e ci mette davanti ad una molteplicità vertiginosa di scene». Il coraggio di un ragazzo e il sogno di afferrare tutto ciò che questo mondo ha da offrirgli rendono la sua vita degna di un romanzo picaresco. E su tutto, proprio il rapporto con la madre, Mina, totalizzante e quasi possessivo, è una delle travi portanti della sua vita.
Una profonda devozione lo lega alla donna, così come nel film – minuto dopo minuto – si avverte l’intenso amore che lei ha verso il figlio, grazie al quale l’impulso a eccellere nella vita non si è mai fatto mancare. E infatti, nonostante la guerra e le sue mille avventure, continuerà sempre a scrivere, anche per soddisfare le ambizioni della madre. Tutto ciò che fa, sempre dando il meglio di sé, è per compiacere i desideri materni: dall’arruolamento nell’esercito fino agli studi di giurisprudenza e alla carriera da romanziere.
Come tutte le madri, d’altronde, è convinta che Romain sia perfetto in tutto e sia destinato a un grande futuro, pieno di gloria e riconoscimenti, e continua a spingerlo in quella direzione. Da una parte un’ossessione quasi morbosa per il successo del figlio, dall’altra tutto ciò che l’amore materno può dare. Difficile giudicare Mina. Ma, proprio per i due poli contrastanti della sua vita, Gary non riuscirà mai a trovare un vero equilibrio, e lo avverte, affidandoci i suoi sentimenti quando ammette: «Con l’amore materno, la vita fa all’alba una promessa che non potrà mai mantenere».
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- VIDEO | Qui per il trailer del film
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