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Tra Bruce Lee e Holly & Benji: il calcio demenziale di Shaolin Soccer

Tra Dragon Ball e rovesciate assurde: perché è il momento di (ri)valutare il film di Stephen Chow

ROMA – Dopo anni, è arrivato il momento di dirlo: Shaolin Soccer – Lo trovate su CHILI – è meglio di quanto ricordiate. Molto meglio. Qualcuno, nel tempo, dopo il clamore dell’arrivo nelle sale, lo ha dimenticato, etichettandolo come un prodotto farsesco e demenziale, con un approccio da blockbuster d’oriente, alle prese con un calcio freak e scherzoso. Una provocazione? No, perché il film diretto, scritto e interpretato dal cinese Stephen Chow, nasce (ovviamente) per intrattenere e far ridere, ma ha anche una mission profonda: citare ed esportare certe tradizioni, in un inizio millennio – qualcuno ricorderà – proiettato verso un futuro mai del tutto compiuto.

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Gioco pericoloso? Fallo? Stephen Chow in Shaolin Soccer

Shaolin Soccer uscì ad Hong Kong nel 2001, per poi arrivare in diversi Paesi del mondo, Italia compresa, nell’aprile del 2003. Il successo in patria, all’epoca, fu enorme, così come l’attenzione riservata da noi. Del resto si parlava (in qualche modo) di calcio, e ad aiutare il milione e mezzo finale al botteghino, ci fu la scelta (discutibile) di far partecipare al doppiaggio diversi calciatori del periodo: da Marco Delvecchio ad Angelo Peruzzi, passando per Tommasi, Candela e Mihajilovic. In più, una serie di improbabili dialetti italiani sulla bocca dei protagonisti asiatici cercarono di rendere Shaolin Soccer più fruibile. La storia, molto semplice, vedeva protagonisti Fong (Ng Man-Tat), ex calciatore caduto in disgrazia, e Sing (Chow), studente di Shalin Kung-Fu. Insieme, proveranno a rialzarsi – Fog, contro chi gli ha voltato le spalle, e Sing facendo conoscere l’arte del kung-fu –, fondendo la Real Shaolin, assurda squadra che unisce il calcio alle arti marziali.

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Il portiere Danny Chan Kwok-kwan. A metà strada tra Bruce Lee e Matrix…

Un po’ Holly & Benji, un po’ Dragon Ball, un po’ Bruce Lee (la divisa gialla e nera del portiere Saracinesca è un palese omaggio), Shaolin Soccer è un gioiello di messa in scena tecnica (alle coreografie c’è Siu-Tung Ching, che ha lavorato in Hero e La Foresta dei Pugnali Volanti), dove le sequenze sembrano uscite da un cartoon o da un videogames, con un utilizzo degli effetti visivi che però non scavalca mai la sceneggiatura. E andrebbe rivisto anche per come si approccia al calcio. Uno sport allacciato ad una cultura millenaria, entrambe strade percorribili solo con umiltà, senso d’amicizia, sacrificio. Così Chow, che qualche anno dopo venne acclamato con Kung Fusion (altro orientale da riscoprire), provò l’ambizioso sentiero di aprire e fondere due culture, a suon di divertimento, calci volanti e gol impossibili. Se volete rilassarvi tra una partita e l’altra, Shaolin Soccer è il film che fa per voi.

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