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Come trovate un posto nel mondo? Ce lo spiega AlbHey Longo e il suo fumetto Sfera

Chiara, Damiano e la consapevolezza delle aspettative: l’autore torinese racconta la sua graphic novel

Un dettaglio della cover di Sfera edito da BAO Publishing.

ROMA – La cosa più rara del mondo è una possibilità. Anzi, la possibilità. Quella famosa seconda chance che riesce a farti cambiare strada, intraprendendo un viaggio unico alla scoperta delle proprie capacità. Essenzialmente, Sfera il nuovo graphic novel di AlbHey Longo, edito da BAO Publishing in un volume dall’estetica volutamente minimal, parla proprio di questo. Del ricercato e (spesso) non trovato posto nel mondo in cui stare, nel vero senso della parola: giocare, sbagliare, amare, cadere, sbattere, camminare, guardare. Un po’ come l’arte, protagonista della storia raccontata dall’autore torinese che, nonostante abbia appena ventisei anni, è al suo secondo (notevole) lavoro dopo La Quarta Variazione, sempre per la BAO. Con la vicenda di Sfera che ha per protagonisti Chiara e Damiano, due ragazzi – due millennials – che incontrandosi per caso riusciranno a mettere in moto una capacità di esistere che pensavano non possedere.

AlbHey Longo visto da AlbHey Longo direttamente sul suo profilo Instagram.

«La storia di questi due ragazzi nasce dalla voglia di realizzare un racconto che mischiasse elementi paranormali ed elementi realistici», ha raccontato AlbHey ad Hot Corn, «Questo è stato l’elemento di partenza. Poi è nata Chiara e in seguito Damiano, personaggi che ho cercato di “conoscere” il più possibile per far sì che la storia crescesse nel modo più naturale possibile». In Sfera, Damiano è un giovane aspirante giornalista cinematografico che, durante il Torino Film Festival conosce Chiara, anch’essa giornalista, che però segue solo quei «film che nemmeno la mamma del regista aspetta di vedere». Spontaneo e sincero, il rapporto tra i ragazzi si fa complice quando Damiano confessa a Chiara la sua dote da bislacco supereroe. Ovvero, creare delle strambe sfere nere. La confessione darà alla ragazza un’idea: e se queste sfere venissero utilizzate come composizioni artistiche?

Naturalmente, nella sceneggiatura e nelle tavole di Longo c’è un’evoluzione che li porta ad una crescita (ma come ogni crescita che si rispetti, non mancano di certo le difficoltà) e ad un’affermazione come artisti influenti e ricercati. Così, chiediamo ad AlbHey, quale sia la sensazione che si prova a vedere pubblicata la propria opera, dopo tanto lavoro. «Di norma non mi esalto più di tanto, ma con Sfera mi sono ricreduto: il formato, la copertina e gli interni sono esattamente come avrei voluto! Del resto Sfera, ha avuto un lungo periodo di creazione alle spalle. Spero che questa cosa si trasmetta anche agli ipotetici futuri lettori». Tra alternanza di colori pieni e puliti (dall’ocra al verde, fino al blu e al giallo), Sfera traccia un racconto in cui ci si può subito immedesimare, e non solo se si è nati nei Duemila.

Damiano e Chiara e gli appuntamenti al Salone del Libro di Torino.

«Conoscere i personaggi vuol dire creare protagonisti credibili», afferma il fumettista, «capaci di trasmettere qualcosa anche con un piccolo gesto. Quando i personaggi sono ben delineati vanno avanti quasi da soli e la storia può prendere vie non programmate». E, in una vera e propria nuova epoca d’oro per i fumetti, non potevamo non chiedere all’autore quali siano i suoi punti di riferimento «Da anni cerco di leggere costantemente tutto. Ora sono in quella fase di lettura dove cerco ispirazioni per concretizzare alcune idee future. Sul comodino si alternano manga come Wet Moon di Kaneko e Vigilante di Furuhashi e Betten Court a storie di stampo americano come la Doom Patrol di Gerard Way. Ma ci sono anche volumi italiani come Stella di Mare di Giulio Macaione o fumetti più particolari come Andy di Typex». A cominciare dal lavoro/passione di Damiano e Chiara, fino alle citazione, Sfera è pieno di rimandi cinematografici.

«È bello si senta il cinema! Spesso mentre lavoro ho di sottofondo serie tv o film che mi mantengono concentrato, quindi l’ispirazione arriva e neanche te ne rendi conto», ci conferma Longo. «Però lavorando su Sfera ricordo di aver guardato tutti i film di Martin McDonagh e di essermene innamorato… Damiano e Chiara? Nel mondo reale trovano agganci ai The Kills, ma se dovessi pensare a due attori non saprei, ormai sarebbe fuori età ma sparo James McAvoy e Chloë Sevigny. Per il regista mi piacerebbe qualcuno che sappia unire l’eleganza di Tom Ford e quel tocco sguaiato proprio di McDonagh».

Alla fine di Sfera, senza svelare nulla, esce fuori una metafora sull’essere padroni assoluti del proprio (smisurato) destino, mantenendo un equilibrio tra speranza, routine, sogni. E allora, a proposito di aspettative, AlbHey Long chiude così la chiacchierata: «Avere costantemente un occhio su un migliaio di vite al secondo ci porta a viaggiare con la testa, spostare i nostri sogni verso altri obbiettivi, trovando la via giusta o, a volte, perdendola. Siamo diventati tutti irrequieti, ci rigiriamo lamentandoci in un letto che troviamo scomodo ma su cui alla fine ci addormentiamo tutte le notti. Però io non so se la soluzione è smetterla di lamentarsi e goderci quel letto o cambiarlo una volta per tutte…».

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