NEW YORK – Probabilmente è una questione di pura chimica quella che lega un regista ad un attore. Tim Burton e Johnny Deppo, Martin Scorsese e Robert De Niro, David Lynch e Laura Dern, Sofia Coppola e Kirsten Dunst, solo per fare qualche esempio. Così, quella chimica, è arrivata fino alla platea del BMCC Tribeca Performing Arts Center, dove David O. Russell e Jennifer Lawrence hanno raccontato il loro sodalizzio e le loro contaminazioni, in occasione del Tribeca Film Festival, durante le Directors Series. Infatti, negli ultimi dieci anni Russell è tra i registi più cercati, in parte anche grazie Jennifer Lawrence che, fin dalla Tiffany de Il Lato Positivo (ruolo che l’ha letteramente lanciata), riesce a declinare ed interpretare le protagoniste femminili del regista newyorkese.
E, appunto, dietro la macchina da presa di Russell, la Lawrence ha ottenuto il suo primo Oscar nel 2013 per Il lato positivo – Silver Linings Playbook. La coppia ha poi continuato a collaborare in American Hustle e Joy (altre due nomination agli Oscar per Jennifer). Dopo il loro primo incontro all’American Film Institute, Russell ha detto di essere rimasto colpito dal tipo di energia e dalla cruda autenticità che la Lawrence ha portato sul suo set, fin da quando aveva 21 anni. Un sentimento reciproco, come ha dichiarato la Lawrence, giurando di voler lavorare con David finché «morte non li separi». Curiosa l’espressione utilizzata dall’attrice, che sul set de Il Lato Positivo ha detto di essersi sentita come un “recipiente“.
«[David] Ero così giovane e inesperta. Mi hai plasmata e tutto ciò che ho imparato ha preso vita in tutta la mia carriera, sono venuta da te a mente aperta e mi sono lasciata sorprendere» ha raccontato l’attrice. Una risata ha accolto la dichiarazione della Lawrence, come del resto ha fatto lo stesso Russell, certo di non averla vista proprio in quel modo. «La direi così: si è presentata ed era un talento naturale senza nevrosi né autocoscienza. Aveva quell’energia che non vedevo nei film da un po’. È allo stesso tempo giovane, saggia, vecchia, sciolta, ma con un focus molto potente» ha detto il regista, conquistato dal magnetismo dell’interprete.
Un’attrice diventata grande, che all’epoca di Silver Linings Playbook veniva considerata un talento emergente per la maggior parte del pubblico mainstream. Già in American Hustle, però, la prospettiva era cambia, grazie alla partecipazione della Lawrence a franchise di successo come Hunger Games. Così, interpretare la casalinga del New Jersey (e geniale manipolatrice) Rosalyn Rosenfeld è diventato uno spasso per Jennifer, felice di «fare la pazza, di avere i capelli super cotonati e le unghie lunghe». Per Joy, storia di una madre single diventata imprenditrice, O. Russell è stato colpito dalla possibilità di vedere la Lawrence attraverso varie fasi della vita, in una singola performance. E adesso? Dopo tre film e una pausa durata quasi cinque anni, Russell sta scrivendo una nuova sceneggiatura. La protagonista? Indovinate un po’…
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