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La strana coppia | Guillermo del Toro, Alec Baldwin e quel duetto a New York

L’attore e il regista, al Tribeca, hanno raccontato al pubblico la loro idea di cinema e spettacolo

Guillermo Del Toro
Guillermo del Toro e Alec Baldwin durante i Tribeca Talks - Directors Series. Foto di Theo Wargo/Getty Images via Tribeca Film Festival Stills.

NEW YORK – A Manhattan accadono cose incredibili. Come ritrovarsi, per una sera, insieme a Guillermo del Toro e alle sue idee che sono «assolutamente fuori dall’ordinario». Così come è fuori dall’ordinario la chiacchierata che il regista messicano ha tenuto con il pubblico del Tribeca Film Festival, insieme ad Alec Baldwin. Il tema della talks? Il reciproco amore per il cinema e ciò che ha ispirato i rivoluzionari film da premio Oscar. «La maggior parte delle volte faccio film perché la premessa è stupefacente. Quando sei sul set e hai assorbito cento anni di cinema, devi fermarti e dire ‘Ok, è quello che succederebbe normalmente in quel film. Cosa posso fare per renderlo diverso?’ E ti fermi. Devi fermarti», ha detto il regista.

Il photocall prima della talks, direttamente dal profilo instagram del Tribeca

Del Toro, in linea con l’aria goliardica dell’evento, ha dato anche un consiglio ai giovani registi. Che, però, lascerebbe turbata la maggior parte degli Studios. «Come regista, è tuo dovere sforare il tempo e il budget. Se hai abbastanza tempo e soldi, stai sbagliando qualcosa» ha spiegato. E in genere il budget per i suoi film è stato il più delle volte insufficiente. «Mi ricordo che durante la produzione del primo capitolo di Hellboy, i produttori mi hanno detto, ‘Devi tagliare sette milioni’. Ho risposto,’Ok, aggiungerò una scena d’azione’ e siamo riusciti a stare dentro il budget» ha confessato a Baldwin. Proprio l’attore ha condiviso un aneddoto di quando si trovava sul set di un film low budget. Durante le riprese si era spesso lamentato del fatto che la crew non avesse il video playback (monitor che fornisce un riferimento all’attore di ciò che ha appena girato).

L’abbraccio tra Alec Baldwin e Del Toro

Gli fu detto che i costi erano andati tutto per il suo cachet. «Ok, pagatemi meno, così almeno possiamo fare un buon film!» ha detto, sottolineando, quanto sia cambiato oggi il suo atteggiamento nei confroni del set. Dall’altra parte, Del Toro ha accettato, sacrificando il suo compenso, La forma dell’acqua, Leone d’Oro a Venezia e quattro Oscar conquistati, e ha recentemente dichiarato a uno studio che il suo salario è una contingenza che può gestire come preferisce. Da appassionato collezionista d’arte sa quanto un quadro possa costare. E valere. «Perché non pagare un giorno extra? Perché non pagare un altro set? Alla fine le soddisfazioni più grandi, a livello umano e professionali, arrivano quando agisci in questo modo», ha aggiunto.

guillermo del toro
Richard Jenkins, Guillermo del Toro e Sally Hawkins sul set di La forma dell’acqua

Cosa vuol dire essere un regista? Anche in questo caso la risposta di Del Toro è stata spiazzante. «Dirigere è una negoziazione di ostaggi con la realtà, è come orchestrare un incidente» ha detto. Un lavoro così certosino che lo spinge, ogni volta, a scrivere da otto a dieci pagine di biografia su ciascun personaggio. In due casi, poi, è riuscito a pianificare ogni singola sequenza: per Il labirinto del fauno e Pacific Rim. Il segreto per la buona riuscita di un film? «Non avere fretta». Un regista deve creare le giuste condizioni affinché il cast e la troupe brillino. Anche quando per ottenere la ripresa giusta ha solo una quantità limitata di tempo.

La conversazione era nel programma Directors Series

I prossimi lavori di Del Toro, Scary stories to tell in the dark e l’adattamento di Pinocchio per Netflix, confermano che il regista si trova a suo agio con mostri e creature magiche. «Incarnano l’essere umano in modo perfetto. Abbiamo il diritto di essere policromi: alle 10 sono uno stronzo e a mezzogiorno sono un santo», ha detto. «In questo momento viviamo in un mondo narcisistico. I media ci dicono di essere perfetti in tanti modi. Devi avere capelli perfetti, denti perfetti. Non far vedere che stai sudando. No, no, no, no, no. Lasciami sudare, figlio di p*ana. Non ho denti perfetti. Non ho i capelli perfetti. Non me ne frega un c*zo, voglio solo essere un buon umano. Insomma: i mostri permettono l’imperfezione».

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