MILANO – È da tempo che le belle rom-com di una volta, le commedie romantiche che hanno raggiunto il loro apice negli anni Novanta, non passano per le sale dei cinema. Da una decina d’anni a questa parte, la commedia si è rintanata sulle piattaforme streaming, salvo qualche saltuario caso che è riuscito a finire sul grande schermo. Forse ha ragione George Clooney quando, parlando al New York Times, dice: «Non abbiamo apprezzato il raccolto eccezionale di commedie romantiche che avevamo allora». E allora ci ha pensato Ol Parker a rendere loro giustizia e a omaggiarle. Ticket to Paradise arriva nelle sale italiane – non poteva fare altrimenti – carico di star power, a partire dai suoi protagonisti: George Clooney e Julia Roberts.

Era dai tempi di Ocean’s Twelve che i due non si ritrovano a condividere le scene, soprattutto quando entrambi sono stati lontani dalla commedia per diversi anni. Ma la cosa non si nota, e nel film si calano nei dialoghi scattanti e nei gesti della commedia con naturalezza. Ol Parker, già regista di Imagine Me & You e Mamma Mia! Ci risiamo, torna alla commedia vecchia scuola per creare un film che, davvero, avrebbe potuto essere realizzato anche venti o trent’anni fa. Insieme ai due divi di Hollywood, anche Kaitlyn Denver, Billie Lourd, Maxime Bouttier e Lucas Bravo.
Julia e George sono Georgia e David, una coppia felicemente divorziata dopo il matrimonio quando ancora troppo giovani. L’unica cosa che li accomuna ancora, a quanto sembra, è la figlia Lily (Kaitlyn Denver), che si è appena laureata con il massimo dei voti alla scuola di legge e come regalo ha ottenuto un viaggio a Bali con la sua migliore amica. Georgia e David sognano già per lei un futuro brillante negli Stati Uniti, ma i tropici sembrano avere altri piani: Lily si innamora di un pescatore di alghe e decide di rimanere lì per sposarlo. La commedia ci mette davvero poco per imbastire la sua trama: nonostante riescano a malapena a sopportarsi, i due sofisticati genitori devono unire le forze per impedire che avvenga.
Ticket to Paradise non è certo la novità che rivoluzionerà il genere, e la cosa più bella è che nemmeno vuole esserlo. Per una volta i cliché non sono lì per sopperire a una mancanza nella sceneggiatura, ma perché senza di questi il film non funzionerebbe come invece succede. Ol Parker parla di un’ispirazione alla commedia vecchia scuola nei dialoghi e nella costruzione della sua storia, anche se in realtà il film sembra esserci dentro in tutto e per tutto. È prevedibile? Sì. È sdolcinato? Anche. Si capisce dopo un quarto d’ora di film come andrà a finire? Assolutamente. È questo che rendeva le care vecchie commedie romantiche così amate, ed è questo che rende il film una visione che cattura dall’inizio alla fine senza troppe pretese.

Il film di Ol Parker si potrebbe davvero assimilare a grandi classici come Il diario di Bridget Jones, Love Actually e Notting Hill, per ricordare un’altra grande impresa della Roberts. Il lusso, i magnifici paesaggi dei tropici, una vita spensierata in mezzo alla natura e i cocktail a bordo piscina sono solo l’ambientazione moderna di una storia vista e rivista, che però non stanca mai. È inevitabile che Ticket to Paradise punti buona parte della sua autorialità sui nomi che può vantarsi di mettere sullo schermo, ma anche questo faceva parte del gioco, in fondo. Attori e regista, comprese due delle star più redditizie di Hollywood, si mettono a disposizione nel tentativo di far risorgere ciò che resta della magia di un certo tipo di cinema. Nemmeno a dirlo, ci sono davvero riusciti.
Qui il trailer di Ticket to Paradise:
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